Opinioni

L’estate di inGenere è ricca di pensieri su orizzonti femministi indirizzati alle ragazze che stanno vivendo il presente e alle donne che vivranno nel futuro. Li abbiamo chiamati "messaggi in bottiglia". In questo, Alessandra Minello parla di come liberarsi dalle illusioni portate avanti dalla retorica pronatalista mentre intorno i desideri cambiano

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Illusione natalista
Credits Unsplash/Tiko Giorgadze

Negli ultimi anni, presa consapevolezza dell'inverno demografico, stampa e governo hanno cavalcato l'onda delle politiche pronataliste. Abbiamo addirittura, per la prima volta, una Ministra per la natalità. Ma non è solo il governo a sostenere la necessità di politiche pronataliste: lo fanno le associazioni cattoliche, lo ribadisce il Papa. L’establishment conservatore insegue a ruota, bipartisan. E non siamo l’unico Paese a farlo: Trump alla Conservative Political Action Conference del 2023 ha dichiarato: "Voglio un boom di bambini!": il pronatalismo sta cominciando a essere accettato come un valore conservatore fondamentale. 

Eppure, nessuno dovrebbe poter dire ad altri se fare figli, quando farli, né perché. Tanto meno dovrebbe essere lo stato a gestire il corpo delle donne.

Il paradosso è, poi, quando uno stato che non aiuta le famiglie che di figli ne desiderano, pretende che tutti (o meglio le coppie autoctone ed eterosessuali) abbiano figli in quantità. 

Ci sono tre ulteriori punti da considerare.

Il primo è che la retorica pronatalista da sola è inefficace: la narrazione pronatalista può al massimo convincere le famiglie ultraconservatrici ad avere più figli, ma in Italia sono poche e sempre meno.

Il secondo è che, anche se questa retorica fosse accompagnata da importanti politiche pronataliste (e non lo è) non sarebbe efficace. Le politiche, anche quelle appositamente pensate per la natalità, fossero le più efficaci, spostano di poco la fecondità e lo fanno ancora meno nei paesi dove la fecondità è bassa.

Il terzo è che, mai come oggi, la genitorialità ha smesso di essere l’obiettivo principale della vita per molte persone. Il desiderio di avere un figlio, che nelle precedenti generazioni solo in rari casi veniva messo in questione, ora è solo uno dei possibili desideri.

L’Europa sta attraversando da decenni una crisi della natalità. Anche dove sono state attivate delle politiche che direttamente o indirettamente volevano agire sulla fecondità - ad esempio in Germania dove si è lavorato per accrescere la partecipazione femminile al mercato del lavoro, sapendo che questa è legata positivamente all’aumento della fecondità, lo sforzo è riuscito ma di poco, passando da 1,4 figli per donna a 1,6; risultato ben distante dall’obiettivo esplicito o implicito delle politiche pronataliste di arrivare a due figli per donna, la quota che permette di rimpiazzare una generazione con un'altra di pari numero.

Persino il grande investimento italiano sui servizi alla prima infanzia fatto con i fondi Pnrr non ha sortito effetti.

Gli unici paesi in cui la fecondità è cresciuta sono i paesi dell'est Europa, in particolare quelli dell'ex blocco sovietico che però contemporaneamente hanno registrato una crescita molto forte dal punto di vista economico, per alcuni di questi anche grazie all'ingresso in Europa. 

Non è più una sorpresa, invece, il recente e netto calo della fecondità nei paesi nordici. 

Fino agli inizi degli anni 2000 nel nord Europa coesistevano parità ai suoi massimi livelli europei e alta fecondità, ora le cose non vanno più così. La crisi economica non ha toccato direttamente questi paesi, non ci sono carenze né in termini di servizi, né di sostegno alle famiglie.

Alcuni studi mostrano che il cambiamento è culturale più che strutturale: in Finlandia, ad esempio, parte del calo è attribuibile all’aumento di coorte in coorte delle persone 'childfree', quelle che non vedono l’avere un figlio come parte del loro percorso di vita. 

In Italia si inizia a vedere oggi solo qualche indizio in questa direzione, i cambiamenti sociali da noi arrivano solitamente con una generazione di ritardo rispetto ai paesi nordici. Anche qui sempre più giovani vedono la vita senza figli come plausibilmente appagante. Quasi il 30% dei e delle 11-19 enni intervistate da Istat nel recente rapporto su Bambini e ragazzi afferma di non voler avere un figlio, o di essere indecisa.

Rispetto al passato ci attende nel futuro una ridefinizione dei valori, un cambiamento dei desideri, un nuovo focus nella vita che lascia meno spazio alla genitorialità come obiettivo unico. 

In passato avere figli era per tutte, o  quasi, parte del percorso di vita, non c’era lo spazio sociale per interrogarsi sul proprio desiderio di genitorialità. Poi c’è stata (e c’è ancora) la fase in cui il desiderio rimaneva inappagato, perché mancavano le condizioni socio-economiche per realizzarlo. 

Dal futuro possiamo aspettarci una nuova fase, in cui questo desiderio viene messo sempre più in discussione, senza troppa pressione sociale, almeno tra pari età.

I cambiamenti che vengono dai paesi più paritari arrivano con lentezza e ritardo in Italia, ma arrivano. Uno stato che maschera con l’illusione natalista la spinta alla famiglia (tradizionale) è uno stato che non ascolta questo cambiamento. Scampoli di politiche che guardano all'oggi invece che al domani non solo non avranno effetto, ma lasceranno inascoltata una parte della società. 

Le politiche per le famiglie vanno implementate, arricchite, estese, rese permanenti. Ma questo va fatto senza confondere il fine con i mezzi: le motivazioni per cambiare le politiche, per migliorarle, possono e devono essere il benessere delle famiglie e la parità di genere, non la retorica natalista, che altro non è se non un’illusione.

Per approfondire

Impicciatore, R., & Ghigi, R. (2016). L’inverno demografico. Dinamiche familiari e migratorie nell’Italia della crisi. *Quaderni di Sociologia, 72*, 7-29. https://doi.org/10.4000/qds.1566

Dildar, Y. (2022), The Effect of Pronatalist Rhetoric on Women's Fertility Preferences in Turkey. Population and Development Review, 48: 579-612. https://doi.org/10.1111/padr.12466

Sobotka, T., Matysiak, A., & Brzozowska, Z. (2019, May). Working Paper No. 1. Technical Division, Working Paper Series.Population & Development Branch. Vienna Institute of Demography (Austrian Academy of Sciences) / Wittgenstein Centre for Population and Global Human Capital, Vienna, Austria.

[5] Scherer, S., Pavolini, E. & Brini, E. Formal childcare services and fertility: the case of Italy. Genus 79, 29 (2023). https://doi.org/10.1186/s41118-023-00208-7

Golovina, K., Nitsche, N., Berg, V., Miettinen, A., Rotkirch, A., & Jokela, M. (2024). Birth cohort changes in fertility ideals: Evidence from repeated cross-sectional surveys in Finland. *European Sociological Review, 40*(2), 326–341. https://doi.org/10.1093/esr/jcad048