Gesti, commenti e contatti indesiderati dalla connotazione sessuale più o meno esplicita. È quello che l'80 per cento delle donne si trova a sperimentare nelle strade delle città, non senza conseguenze sulla qualità della vita
Le molestie da strada (street harassment) includono tutti quei commenti, gesti e contatti indesiderati, perpetrati dagli estranei in aree pubbliche, dalla connotazione sessuale più o meno esplicita, comunque minacciosi anche quando fisicamente innocui. Si tratta di un fenomeno radicato in logiche di discriminazione, potere e controllo che colpisce più comunemente le donne (80% dei casi), già durante la pubertà (una donna su quattro riferisce episodi subiti all’età di 12 anni) ed è presente in tutti i contesti, nonché registrato con alte percentuali (90% in Australia, 85% in Canada e 58% in Cina).
I fattori culturali veicolano il focus e la percezione della gravità da parte dell’opinione pubblica. Negli Stati Uniti l’attenzione è perlopiù posta sulla violazione delle regole sociali, mentre in Europa sull’etica e sulla morale. Nei paesi a orientamento più individualista (come Canada e Germania) che collettivista (come Filippine e Taiwan) poi, la suscettibilità e la reazione di offesa è maggiore. In altri stati, come Brasile e Messico, prevale una interpretazione romantica. Gli studi sul tema registrano però che a livello generale i destinatari, nel mondo, interpretano quanto subito come violenza pregiudizievole, violazione della dignità individuale e invasione dello spazio personale. Evidentemente, nonostante il dibattito sul tema sia datato, le esigenze di chiarezza a riguardo di cosa sia una molestia di strada sono tuttora attuali. In letteratura accademica ne sono state codificate le caratteristiche ed è stato illustrato come gli approcci sgraditi, anche se formulati a ghisa di complimenti siano sostanzialmente oggettivanti e dispregiativi.
L’incidenza del fenomeno è sicuramente notevole e il rischio di evoluzione in un episodio di stupro molto alto. In un esperimento condotto a New York, una donna nel corso di 10 ore ha registrato 108 episodi di molestie da strada e, tra le conseguenze, le statistiche a livello globale mostrano diffuse modifiche comportamentali, limitazioni nella mobilità e uno stato di costante allerta (nell’80% dei casi). Per evitare possibili molestie stradali, il 45% delle donne rinuncia ad esempio a frequentare da sola luoghi pubblici, il 50% modifica il percorso verso la propria destinazione di viaggio e il 26% ha scelto una relazione a scopo preventivo di eventuali approcci non graditi. Gli effetti sulle vittime sono in effetti dolorosi e riguardano la sfera sia fisica (tensioni muscolari, vertigini, nausea) ed emotiva (paura intensa, vergogna, auto-colpevolizzazione, minata percezione di sicurezza), con una complessiva riduzione della qualità dei vita, spesso anche in termini di mantenimento del posto di lavoro.
Progressivamente gli ordinamenti giuridici stanno intervenendo per arginare il fenomeno e le derive descritte con provvedimenti ad hoc. Dal 2018 in Francia, ad esempio, alle molestie da strada viene comminata una pena pecuniaria fino a 750 o 3000 euro, a seconda della gravità.
Anche l’attivismo pubblico ha un ruolo importante contro gli episodi di street harassment. Molta informazione e mobilitazione è infatti realizzata da blog e canali social con efficacia, dato che l’agire in comunità e il confrontarsi sulle proprie esperienze produce effetti di riconoscimento e supporto e può svolgere una funzione di giustizia informale. A questo scopo, a Torino, un collettivo promosso da tre studentesse sollecita – sui profili Facebook e Instagram Catcalls of Turin – la condivisione dei messaggi di denuncia di approcci offensivi e, per portarli allo scoperto, procede poi a scriverli con gesso colorato, a caratteri cubitali, nei luoghi in cui si sono verificati. Si tratta di una sperimentazione utile e coraggiosa, che configura anche un riuscito strumento di terapia strategica dei disturbi post traumatici da stress, dato che esternalizzare ricordi, immagini e flashback e riappropriarsi di uno spazio fisico tendenzialmente evitato, perché associato a momenti spiacevoli, può accrescere la fiducia nelle proprie risorse e liberare da vissuti altrimenti limitanti.
Riferimenti
Deirdre D., 1994, The Harm That Has No Name: Street Harassment, Embodiment and African American Women
Farmer O., Smock Jordan S., 2017, Experiences of Women Coping With Catcalling Experiences in NYC: A Pilot Study
Fileborn B., 2017, Justice 2.0: Street harassment victims’ use of social media and online activism as sites of informal justices
Meza De Luna M., Garcia Falconi S., 2014, Adolescent Street Harassment in Queretaro
Stop Street Harassment, 2019, Retrived
Whittaker E., Kowalski R. M., 2015, Cyberbulling Via Social Media
Zimbroff J., 2007, Cultural Differences in Perceptions of and Responses to Sexual Harassment