Le elezioni per la costituente saranno il banco di prova per la rivoluzione tunisina e il termometro del cambiamento saranno le donne, che si aspettano il riconoscimento politico che meritano. Le liste 50 e 50 sono un primo passo, ma ci sono ostacoli da superare.
In che senso cammina la rivoluzione
Il protagonismo delle donne nelle rivolte arabe ha sorpreso l’occidente ma non gli arabi: le donne hanno una tradizione di lotta contro il colonialismo, contro l’islamismo (la strumentalizzazione politica dell’islam) e per l’affermazione dei loro diritti in quasi tutti i paesi del Mediterraneo. Il successo delle rivolte arabe dipenderà dalla realizzazione degli obiettivi di uguaglianza di genere sostenuto dalle donne e dalle forze rivoluzionarie. L’irruzione sulla scena politica dei movimenti islamisti, che prima erano fuori legge, rappresentano un forte ostacolo al successo della rivoluzione. Le rivolte/rivoluzioni che hanno portato alla caduta di dittatori, come Ben Ali e Hosni Mubarak, non avevano nessun elemento religioso al loro interno, gli islamisti non avevano capito che cosa stava succedendo e ne sono rimasti sorpresi. Tuttavia, dopo la caduta dei dittatori, hanno cercato di recuperare terreno: con i finanziamenti che ricevono dal Golfo – in particolare dall’Arabia saudita – stanno investendo in attività sociali per sottrarre terreno alle forze democratiche che invece hanno poche risorse a disposizione. La prima verifica si avrà nelle elezioni che si terranno in Tunisia il 23 ottobre e in Egitto entro la fine dell’anno. La situazione più interessante da analizzare sulla questione di genere è senza dubbio quella tunisina, dove il processo di transizione è più avanzato e dove le donne rivendicano l’uguaglianza di genere.
Le donne in Tunisia sono partite avvantaggiate dal fatto che il regime dittatoriale di Ben Ali era un regime laico e aveva mantenuto quei diritti delle donne già introdotti dal presidente Bourghiba nel codice della famiglia. Resta comunque anche nella legislazione tunisina una pesante discriminazione per quanto riguarda l’eredità: quella dell’erede femmina è ancora la metà di quella del maschio. E’ una legge che accomuna tutti i paesi musulmani ma che le donne tunisine – come molte altre donne nel mondo musulmano - vogliono scardinare. E si stanno battendo per farlo scontrandosi però con l’intransigenza degli islamisti che sul codice della famiglia sono disposti a compromessi ma non a concedere l’uguaglianza di genere, dunque la parità anche nell’eredità. Non a caso l’eredità è un vero tabù: accrescerebbe l’indipendenza economica delle donne. Questa sarà sicuramente una delle questioni più dibattute dalla costituente che sarà eletta in ottobre, quindi è molto importante che le donne possano contare su una forte presenza.
Chiederete una quota per le elezioni? Avevo chiesto alla presidente dell’Associazione delle donne democratiche, Sana ben Achour, durante le celebrazioni dell’8 marzo. Lei mi aveva guardata stupita: “noi siamo la metà della popolazione, chiederemo il 50 per cento!” Avevo pensato a una boutade, anche noi siamo il 50 per cento, ma in parlamento siamo poco più del 10. E invece le donne tunisine, presenti con le loro associazioni nel Consiglio per la salvaguardia degli obiettivi della rivoluzione sono riuscite a ottenere, con l’appoggio dei partiti democratici, che le liste elettorali bloccate siano formate al 50 per cento di donne e 50 per cento di maschi, alternati, in modo da garantire una presenza quasi paritaria delle donne. Siccome però alcuni partiti potrebbero eleggere un solo candidato, l’ultima battaglia è stata perché il 50 per cento delle liste avesse una capolista donna, se saranno riuscite nell’intento lo vedremo alla presentazione delle liste. Le elezioni per la costituente prevedono che vengano eletti anche membri della costituente tra i tunisini che vivono all'estero, sono state stabilite delle quote in rapporto alla presenza e all'Italia ne toccano tre. Le liste che si presenteranno per l'Italia saranno formate da tunisine e tunisini residenti in Italia. Dovendone eleggere tre è stabilito che tutte le liste saranno formate da tre candidati, essendo prevista la quota per 50 per cento per maschi e 50 per cento femmine, potranno essere 2 e 1.
Non solo di candidature si tratta ma anche di quale possibilità verrà data alle donne in campagna elettorale dai media, per dare visibilità ai loro contenuti. La stampa tunisina, dopo decenni di dittatura e di censura, fatica a decollare, molti giornalisti, che erano stati al servizio di Ben Ali, sono ancora presenti soprattutto nell’agenzia ufficiale di stampa e con ruoli dirigenti. Ci sono televisioni che ancora lavorano in contatto con Ben Ali per ostacolare la rivoluzione. Per monitorare la stampa prima, durante e dopo le elezioni, si è costituito un osservatorio di cui fanno parte L’Associazione delle donne democratiche, l’Associazione delle donne per la ricerca e lo sviluppo, il Consiglio nazionale per la libertà in Tunisia, il sindacato nazionale dei giornalisti, la Lega tunisina per i diritti dell’uomo. Diverse iniziative sono state fatte per convincere le donne (e gli uomini) a iscriversi alle liste elettorali, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di votare, sull’importanza della costituzione, della democrazia.
Se i giovani hanno giocato un ruolo importante nella rivoluzione, indubbiamente la transizione ha visto le donne molto più impegnate nell’avviare il processo democratico affinché l’uguaglianza di genere sia uno degli elementi fondanti. Così come la separazione tra religione e stato. Se gli islamisti dovessero avere un buon risultato elettorale le prime a pagarne il prezzo sarebbero proprio le donne, sarebbe un passo indietro, il tradimento di una rivoluzione che è stata assolutamente laica.
Una rivoluzione che ha dimostrato attraverso la rivendicazione delle donne la sua modernità e ha sconfitto quelle tendenze presenti anche nel nord del mondo, e anche nella sinistra italiana, secondo la quale la religione musulmana è incompatibile con la democrazia così come la intendiamo noi e che i diritti universali non sono applicabili a quelle società.
Per ulteriori approfondimenti:
www.giulianasgrena.it
www.ilmanifesto.it/islamismo
www.femmesdemocrates.org
www.notreconstitution.org
www.kapitalis.com
www.kalima-tunisie.info/fr