Il report della Commissione Europea “Women in ICT” ("Le donne nelle ICT") mostra come avere una maggiore partecipazione delle donne nel mondo della tecnologia potrebbe migliorare le prospettive dell'economia e dell'industria - e soprattutto, delle donne stesse.

Becoming Ada. Promuovere la cultura delle donne nella tecnologia

di Elisabeth Victoria Lasky

Il 15 ottobre il mondo anglosassone ha festeggia Ada Lovelace. Ada viene riconosciuta come il primo programmatore di computer della storia: nel 1840, si rese conto che il lavoro di Babbage sulla macchina analitica poteva essere usato per fare più calcoli e stabilì una serie di algoritmi che sono ampiamente accettati come il primo tentativo di progettazione del software.

Più di 170 anni dopo, tuttavia, la presenza delle donne nel settore delle ICT (dall’acronimo inglese per information and communication technologies, “tecnologie dell’informazione e della comunicazione”) continua ad essere limitato, quasi aneddotico.

Poche ragazze europee si laureano in discipline tecnologiche, poche donne ci lavorano e anche quando lo fanno, fanno fatica a raggiungere posizioni di management - anche più che in altri settori.

La relazione finale di una iniziativa della DG Connect, Women active in ICT sector (“Le donne attive nel settore ICT”), volta a mappare la partecipazione delle donne nel settore delle ICT in tutta l'Unione Europea, fornisce alcune cifre rivelatrici. Solo il 2,9% delle studentesse ha una laurea in ICT contro il 9,5 % tra gli uomini, e solo lo 0,4 % finirà per lavorare nel settore. La quota di donne impiegate nel settore delle ICT è inoltre significativamente inferiore a quella degli uomini: solo il 30 % di tutti i lavoratori nelle ICT in Europa (circa 7 milioni di persone) sono donne e solo il 19,2 % di loro hanno capi donne rispetto al 45,2 % di lavoratori in altri settori. (Fonte: relazione).

Secondo l'Agenda digitale dell'Unione Europea, le ICT dovrebbero contribuire a fare dell'Unione Europea l'economia più avanzata al mondo entro il 2020. Nelle parole di Neelie Kroes, Commissario europeo per l'Agenda Digitale, la partecipazione delle donne nel settore delle ICT sarà un fattore decisivo per la ripresa economica: “dovremmo fare tutto il possibile per cambiare la situazione, e incoraggiare più donne ad accedere a tali opportunità. Non è solo un bene per la parità di diritti - è essenziale per la nostra competitività" (dal blog di Neelie Kroes, l'8 marzo 2013).

Lo studio rivela che l’assenza di capitale femminile nel mondo delle ICT europee ha un costo elevato: 9 miliardi di euro all’anno.

L'effetto positivo della partecipazione femminile si nota anche a livello di settore: lo studio evidenzia che le organizzazioni con più donne nella dirigenza dichiarano il 35 % in più nel rendimento degli investimenti e un rendimento totale migliore del 34 % per gli azionisti rispetto ad altri settori.

I risultati dello studio europeo sono in linea con quelli di un recente report statunitense. Women in Technology: Evolving, Ready to Save the World (“Le donne nella tecnologia: in continua evoluzione, pronte a salvare il mondo”) pubblicato nel febbraio 2013, ha ricevuto una consistente copertura mediatica perché constata che le imprese di ICT guidate da donne sono “più redditizie, raggiungono il 35 % in più di utile sul capitale investito, e – quando finanziate con inanziate con venture capital– generano entrate del 12 % superiori rispetto ad aziende di tecnologia gestite da uomini”. (Fonte: Businessweek ).

Se le conclusioni dello studio di DG Connect sottolineano il fatto che l'assenza delle donne dalle ICT è dannosa al settore e a livello macro-economico, lo fanno con l'aggiunta di un elemento interessante per il dibattito - un elemento che agisce nell'interesse delle donne.

In effetti, lo studio mette in evidenza che il divario retributivo di genere nelle ICT presenta un comportamento piuttosto singolare: sebbene il divario retributivo non rettificato, "grezzo", tra i sessi nelle ICT è significativamente più grande che in altri settori, il divario rettificato (calcolato rispetto all'età, istruzione, professione e altri elementi) scende a zero. In altre parole: le donne in posizioni più elevate in materia di ICT, anche se rare, hanno accesso a salari uguali a quelli dei loro colleghi maschi. 

“Women active in ICT sector” indica una serie di azioni politiche e raccomandazioni per aumentare l'interesse e il numero di donne nel settore delle ICT. Se molte di queste sono trasversali e possono essere applicate a diversi settori di economia in cui la presenza femminile è ancora limitata, due sono particolarmente rilevanti nel giorno in cui stiamo celebrando le donne nella tecnologia: le campagne per rilanciare l'immagine del settore tra le giovani donne (e i loro genitori) e gli sforzi per aumentare la visibilità dei modelli di riferimento.

Ada Lovelace era figlia di Lord Byron, il famoso poeta inglese e rivoluzionario. Avrebbe potuto seguire le orme letterarie del padre non fosse stato per sua madre, che instillò in lei la passione per la matematica e la logica. Da bambina Ada fu istruita da Mary Somerville, una delle piú eminenti scienziate del tempo. Quando alla fine di questa giornata le azioni di sensibilizzazione mirate (come "Her in Hero") non faranno piú i titoli dei giornali avremo bisogno di un impegno politico e sociale ancora più forte per portare queste storie di successo allo scoperto, per rendere visibili questi modelli di riferimento, infine: per lasciar sviluppare alle donne la passione per le ICT, dando loro i mezzi per perseguire liberamente la loro carriera. Ci sarà molto lavoro da fare, ma ne varrà sicuramente la pena. (si ringrazia per la traduzione  Emanuela Cameli, Staff del Server Donne http://social.women.it/)

 

 

 

 



 


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