Maipiùclandestine, firma l'appello
inGenere aderisce alla campagna maipiùclandestine #campagna194 lanciata per difendere il diritto all’autodeterminazione e per denunciare un problema tutto italiano: lo svuotamento sostanziale dei diritti riproduttivi.
L'interruzione di gravidanza nel nostro paese non è a rischio in termini di discussione di legge, almeno per ora, ma è un diritto che viene continuamente negato, osteggiato, impedito a causa di un'applicazione inadeguata, per non dire mai compiuta, della legge stessa.
In Italia nelle strutture pubbliche sono obiettori di coscienza il 70% dei medici ginecologi. In Basilicata si arriva al 98% e nel Lazio all’80%. Le legislazioni regionali hanno reso difficile l’aborto farmacologico (pillola RU486), anche se è molto meno invasivo e anche meno caro per il sistema sanitario. La prevenzione, parte integrante della Legge 194, è complicata dall’obiezione: la pillola del giorno dopo è difficile da reperire, speriamo che il recente pronunciamento della Gazzetta Ufficiale sulla sua natura contraccettiva venga rispettata da medici e farmacisti. Eppure la 194 è una legge dello Stato dal 1978.
Le donne scelgono se diventare madri e quando diventare madri, uno stato laico deve garantire che questa scelta avvenga nella tutela della loro salute fisica.
C’è un blog dove seguire la campagna e proporre discussioni e iniziative, tenersi aggiornate su cosa fanno le altre e gli altri e le notizie. Invitiamo tutte e tutti a firmare l’appello a Zingaretti, presidente della Regione Lazio, responsabile quindi, per esempio, della nomina dei direttori sanitari in tutte le strutture pubbliche sanitarie della regione. Qui la petizione