Informate su stereotipi e violenza di genere, ma alle prese con relazioni spesso fondate su possesso e controllo. Come stanno le ragazze in Italia, online e offline, secondo l'ultimo rapporto di Save the Children e Ipsos 

Ragazze
nell'onlife

In Italia la maggior parte delle adolescenti è informata sulla violenza di genere ma gli stereotipi sono più forti, e dinamiche di possesso e controllo sono ancora ritenute normali all'interno delle relazioni affettive. A dirlo è l'indagine Le ragazze stanno bene? realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos e dedicata proprio alla violenza di genere nelle relazioni d'intimità fra adolescenti in Italia. 

La dimensione al centro della ricerca è la cosiddetta "onlife", neologismo (introdotto dal filosofo Luciano Floridi) che descrive quell'intreccio fra realtà online e offline ormai connaturato al nostro modo di socializzare, comunicare e relazionarci. A differenza di quanto accade nelle generazioni più adulte, che ancora percepiscono i due mondi come separati, per chi è adolescente oggi questo intreccio è indissolubile.

La ricerca si concentra sui comportamenti di controllo attuati all'interno delle relazioni, e sull'incidenza e la resistenza degli stereotipi di genere nell'adolescenza negli ambienti digitali. 

A essere intervistato direttamente attraverso un sondaggio è stato un campione di 800 adolescenti fra i 14 e i 18 anni.

Alcuni dei dati emersi dalle risposte sono allarmanti: il 30% considera una forma di amore la gelosia, il 21% condivide password di social e dispositivi con il o la partner, e il 17% pensa che sia normale che in una relazione "possa scappare uno schiaffo ogni tanto".  

E se la gelosia come fondamento di una relazione affettiva è più diffusa fra i maschi (38%), soprattutto fra quelli che sono stati in coppia, rispetto al tema del controllo non emergono differenze di genere marcate, con una tendenza generale ad accettare e praticare forme di controllo sia online che offline. Richieste come quella di non accettare contatti sui social e di controllare i dispositivi o i profili social sono normali rispettivamente per il 40% e il 35% delle persone che hanno preso parte all'indagine, che si affiancano alla più classica di non vestirsi "in un certo modo" (33%).

Rispetto ai rapporti sessuali, i ragazzi e le ragazze italiane dimostrano di aver ben chiara (almeno in teoria) la necessità di chiedere sempre il consenso, anche quando si è in una relazione stabile – è così per il 90% di chi ha partecipato al sondaggio; tuttavia, nella pratica il 48% ritiene che sia difficile sottrarsi a un rapporto sessuale quando si è in una relazione, se è il o la partner a chiederlo. 

Un altro campanello d'allarme viene dai dati sulle opinioni di ragazze e ragazzi sulla violenza sessuale: ancora il 43% di chi ha preso parte all'indagine pensa che una ragazza possa sempre sottrarsi a un rapporto sessuale, se davvero non intende averne uno, e il 29% crede che la violenza sessuale possa essere provocata dal modo di vestire delle ragazze. Un risultato che ci parla di come l'atteggiamento di colpevolizzazione verso chi ha subito una violenza sessuale abbia attecchito anche tra le persone giovani, come dimostrano, del resto, molti episodi di cronaca recente.

In generale, anche secondo le testimonianze di chi insegna nelle scuole raccolte dal report, sembra esserci una sorta di "scollamento": se da un lato chi è adolescente oggi ha a disposizione più informazioni per riconoscere la violenza di genere rispetto al passato, dall'altro le ragazze e i ragazzi, come riporta una docente, "compiono molti gesti quotidiani estremamente violenti soprattutto online. Non si rendono conto di quanto portato della violenza c’è dietro questi comportamenti e che si iscrivono nella violenza di genere, in quanto replica di dinamiche di potere e di controllo che ne sono proprie".

Proseguire e consolidare il lavoro di sensibilizzazione e prevenzione della violenza tra le persone più giovani è quindi ancora un obiettivo importantissimo, conclude il rapporto. Per fare in modo che ragazzi e ragazze non solo abbiano accesso all'informazione necessaria a scardinare pregiudizi e stereotipi legati al genere, ma che possano anche riuscire a mettere in pratica modalità relazionali più sane. 

Intanto, se i cambiamenti iniziano dalle parole, alla vigilia dello scorso San Valentino, Save The Children ha lanciato la campagna social #chiamalaVIOLENZA, un invito a identificare e nominare come forme di violenza e abuso tutti quegli atteggiamenti normalizzati di possesso e controllo che ancora troppo spesso caratterizzano le relazioni.


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