Quando raccolti e utilizzati in modo etico e inclusivo, i dati hanno il potere di dar voce a chi è invisibile, correggere le disuguaglianze e realizzare cambiamenti positivi. Ne parla la cofondatrice di Period Think Tank

Il potere
dei dati

di Valentina Bazzarin

La parola al centro della quarta edizione del Non profit women camp che si è tenuta a marzo 2024 a Torino è stata "reattive", per discutere di tre elementi: donne, non profit, potere. In un sabato grigio e piovoso il nero e ampio ingresso del Museo dell'Automobile di Torino è stato invaso da più di 300 partecipanti, molte delle quali vestite di rosa acceso, il colore scelto anche per i badge e le borsette di tela date in omaggio.

Il programma della giornata è stato ricchissimo, e il tema del potere è stato affrontato da vari punti di vista e da relatrici di diversa provenienza e competenza. 

La prima è stata Paola Pisano, ex ministra per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione nel secondo Governo guidato da Giuseppe Conte: una donna che il potere lo ha esercitato durante il periodo della pandemia, e che ora, in qualità di docente all'Università di Torino, si occupa degli strumenti e dei dati utili a progettare ecosistemi per l'innovazione e per la predizione dei conflitti. 

Successivamente, sul palco si sono alternate relatrici che hanno illustrato i dati relativi al contributo femminile nel terzo settore e alle disparità salariali: hanno parlato di potere economico e di cultura finanziaria, di competenze per la negoziazione, di stili di leadership e attivismo femminista.

Bazzarin Non Profit Women Camp
Valentina Bazzarin sul palco del Non Profit Women Camp (photo credits: Marzia Allietta)

L'intervento che mi è stato chiesto di preparare si è focalizzato sulle qualità che i dati devono possedere per essere uno strumento di conoscenza e monitoraggio nei confronti di chi esercita il potere di decidere, per esempio, come verranno investiti dei fondi pubblici. 

Ho scelto di trattare il tema a partire da un libro pubblicato qualche anno fa: Invisibili di Caroline Criado Perez (Einaudi, 2020). 

Tenendo conto delle diversità, i dati sono in grado di descrivere le dimensioni dell'umanità invisibilizzate dal potere, che vengono trattate come caratteristiche di una minoranza anche quando numericamente si tratta di qualità attribuibili a maggioranze assolute e relative – ad esempio la popolazione di sesso e genere femminile nel mondo, la percentuale di persone che vivono in zone fortemente inquinate in Europa o di cittadine e cittadini che scelgono di non prendere parte all'esercizio del voto pur avendone diritto.

I dati, o meglio, il processo di raccolta dei dati, non è mai neutro: insieme all'interpretazione dei dati, può essere influenzato da pregiudizi (bias), e portare all'invisibilizzazione di determinati gruppi o realtà. 

Ad esempio, nel suo libro Perez sottolinea come, a causa della mancanza di dati che tengano conto delle loro esigenze specifiche, le donne siano spesso ignorate nelle politiche di progettazione urbana o in quelle relative alla sicurezza e alla mobilità.

Ho cercato di argomentare l'importanza della rappresentazione, nei dati, come minimo della dimensione binaria del sesso e del genere: per comprendere la vera diversità umana, è fondamentale averne una rappresentazione accurata nei dati. 

Questo lavoro di ricerca attiva viene portato avanti negli Stati Uniti dalle femministe dei dati del MIT di Boston, e in Italia da diverse realtà femministe intersezionali – tra cui l'associazione Period Think Tank, che ho contribuito a fondare. Siamo attiviste che studiano, discutono e agiscono per affrontare la sfida di rendere i dati più inclusivi e rappresentativi.

Già nella fase di raccolta, i dati hanno infatti il potere di dare voce a chi è invisibile; attraverso analisi approfondite e rappresentazioni accurate, possono rivelare storie e realtà altrimenti ignorate o marginalizzate.

Dati demografici dettagliati, per esempio, sono in grado di rendere evidenti le disuguaglianze socioeconomiche all'interno di una comunità, permettendo di progettare politiche più equilibrate e in grado di ridurre le disparità.

È importante riconoscere sia le potenzialità che le limitazioni e gli errori nei dati, così come le questioni etiche legate alla loro raccolta e al loro utilizzo. Seguendo un approccio consapevole e responsabile, i dati possono essere un potente strumento per il progresso sociale ed economico.

Oltre alla lente del femminismo intersezionale, utilizzare i dati in modo etico, critico e inclusivo è fondamentale sia nella fase di raccolta che in quella del loro impiego in analisi descrittive o predittive. 

In conclusione, i dati non sono neutri, ma sono il risultato di scelte operate e algoritmi disegnati da persone, già a partire dai processi che ne consentono la creazione e la raccolta; sono una fonte di conoscenza e potere, perché possono rivelare le dimensioni invisibili dell'umanità ed essere utilizzati per rivendicare identità e maggioranze e realizzare cambiamenti positivi. 

Questo articolo nasce dall'intervento tenuto dall'autrice in occasione del Non profit women camp che si è tenuto a Torino a marzo 2024.

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