A ogni età, livello di istruzione, e latitudine, le donne utilizzano internet e le tecnologie meno degli uomini. Il divario si allarga all'aumentare delle competenze, e con la pandemia può diventare invalidante
Usare e saper usare le tecnologie digitali e la rete internet riveste nella società contemporanea un’importanza fondamentale in molteplici ambiti della vita. Durante la pandemia, con i lockdown e il distanziamento sociale, internet è però diventato lo strumento esclusivo per mantenere le proprie abitudini e la rete è divenuta luogo cardine di lavoro e di studio, oltre che di relazione, informazione e svago.
Mai come in questo momento, possedere uno smartphone, un tablet o un computer ha assunto tanta rilevanza per continuare a comunicare, imparare, comprare, rilassarsi e, finanche, guadagnare e mantenere un business.
Lo smartphone è diventato un vero e proprio strumento di cittadinanza: attraverso applicazioni scaricabili tramite internet è possibile accedere a servizi e bonus monetari, creati anche per colmare le difficoltà causate dalla crisi economica. Possedere uno smartphone, e avere le competenze per usarlo, facilita quindi l’accesso a diverse e utili opportunità.
Nel 2020 abbiamo assistito a una crescita sostanziale dell’utilizzo delle tecnologie, che ha causato cambiamenti sociali e occupazionali che potrebbero persistere ben oltre la fine della pandemia. Ma possedere mezzi tecnologici, una connessione a internet e le conoscenze adeguate non è scontato, se pensiamo che in alcuni paesi del mondo le persone che hanno accesso a internet rappresentano la minoranza della popolazione e che anche nei paesi in cui molti hanno la possibilità di usare la rete, gli strumenti, le capacità e la volontà per farlo non sono equamente distribuiti.
L’accesso alle risorse digitali è infatti un fenomeno eterogeneo che consiste in quattro fattori: psicologico (interessi e attitudini verso la tecnologia), materiale (infrastrutture fisiche), di abilità (conoscenze e capacità) e utilizzo (tempo e opportunità). Se in Italia l’accesso di tipo materiale è comune, non altrettanto lo sono gli altri fattori.
Guardando all’uso di internet, gli anziani e coloro che possiedono un basso livello educativo hanno generalmente meno accesso fisico, meno conoscenze per usarla e sono anche meno intenzionati a farlo. Più sorprendente può risultare il fatto che le donne, rispetto agli uomini, utilizzano e conoscono meno gli strumenti digitali e la rete.[1]
Questo fenomeno è riscontrato in ogni continente: in Africa, con il più basso utilizzo di internet, il 22% delle donne e il 28,5% degli uomini (come percentuale sul rispettivo totale della popolazione femminile e maschile) usa internet, mentre in Europa, continente con il maggiore uso, le percentuali raggiungono il 76% e l’82%. Globalmente il 45% delle donne e il 51% degli uomini utilizzano la rete (80 e 82% nei paesi sviluppati e 37,5 e 45% in quelli in via di sviluppo) e il maggiore scarto, del 9%, è riscontrato nella penisola Araba.
In Italia, paese nel quale la quasi totalità della popolazione ha la possibilità di utilizzare internet (il 76% delle famiglie italiane può utilizzarlo da casa e solo il 16,5% del totale dei non utenti ha motivazioni di tipo economico), l’appartenenza a una categoria sociale è indice di utilizzo o meno della rete. Al di là di un gap territoriale (il 77,5% delle famiglie del Nord usano internet, contro il 71,4% di quelle del Sud), le differenze si riscontrano rispetto a genere, età e titolo di studio.
Fonte: dati Istat 2019, rielaborazione.
Stando ai dati Istat, la maggioranza degli over 64 e di coloro che hanno al massimo la licenza elementare non ha infatti mai utilizzato internet nel 2019. Queste due categorie sono anche quelle che presentano una maggiore distanza tra uomini e donne: del 14,2% la prima e del 12,5% la seconda, entrambe a favore degli uomini.
È evidente la distanza che separa queste categorie dalle restanti, sia rispetto al titolo di studio che, soprattutto, all’età. Sono ben poche le persone in età compresa tra i 6 e i 44 anni (e poche più quelle tra i 45 e i 64) che non hanno utilizzato internet per l’intero 2019. Allo stesso modo è minima la percentuale di coloro che possiedono almeno il diploma che non si sono connessi in rete, mentre più rilevante è quella di chi possiede la licenza media. Quest’ultima categoria presenta inoltre una discrepanza tra uomini e donne leggermente superiore rispetto alle altre, per le quali le differenze di genere sono minime.
Ciò che a prima vista sembra un buon segno, ovvero il fatto che tra i giovani e coloro con un livello di istruzione medio-alto siano esigue le differenze di genere nell’uso di internet, nasconde però ulteriori disuguaglianze se si approfondisce la conoscenza degli strumenti digitali e delle opportunità che la tecnologia offre: nel 2019 in Italia il 71% delle donne e il 77% degli uomini ha usato internet di frequente, ma allo stesso tempo solo il 19% delle donne e il 25% degli uomini italiani possiede competenze digitali superiori a quelle di base, contro il 31 e 36% della media Ue.
Gli uomini possiedono maggiori competenze in ogni settore, ma surclassano le donne soprattutto nelle problem-solving skills e nelle software skills, mentre il gap è inferiore nelle abilità comunicative e di informazione. Se l’uso di internet non riscontra enormi differenze di genere, almeno tra giovani con titoli di studio medio-alti, le abilità tecnologiche e quindi l’uso che si fa degli strumenti tecnici sono maggiormente segregate.
Analizzando tutte queste differenze da un punto di vista intersezionale, risulta che le donne anziane con bassi livelli di istruzione rappresentano la categoria sociale meno digitalizzata. Sono infatti il gruppo che ha usato meno un computer nel 2019: il 94% non ne ha mai utilizzato uno e solo l’1,7% lo ha usato ogni giorno.
Le casalinghe e le donne senza titolo di studio sono inoltre le categorie sociali che hanno maggiore probabilità di utilizzare solo uno smartphone piuttosto che una combinazione di differenti mezzi tecnologici. Le motivazioni citate più frequentemente rispetto al mancato o ridotto uso della tecnologia riguardano la sua complessità, l'assenza di interesse e la convinzione che non sia utile a livello personale. Non possedere gli strumenti adeguati o gli elevati costi di questi sono meno citate come cause che interferiscono con il loro utilizzo.
A ogni età, a ogni livello di istruzione e in ogni paese, insomma, le donne utilizzano internet e la tecnologia meno degli uomini. Diversi studi hanno dimostrato che uomini e donne potrebbero avere lo stesso potenziale nell’usare gli strumenti tecnologici, ma che queste ultime non lo sviluppano allo stesso modo.
La ragione, si dice da tempo, ha una radice culturale, in base al fatto che le donne vengono scoraggiate a utilizzare e appassionarsi alla tecnologia. A sostegno di questa tesi ci sono i numeri: se, come visto precedentemente, i giovani e le giovani usano internet con la stessa frequenza, è anche vero che solo il 21% e il 15% dei laureati e specialisti italiani in Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) sono donne. Se l’uso di internet è dunque frequente per le ragazze, meno lo è l’approfondimento e la specializzazione nelle materie digitali.
Con la distanza sociale imposta dalla pandemia, la mancanza di conoscenze rispetto alla tecnologia può rappresentare un impedimento importante, considerando che, anche se internet può peggiorare le condizioni di salute mentale, promuovere ideali e stili di vita pericolosi, diffondere fake news, ha il potere di semplificare alcune attività quotidiane e di apportare innovazione personale e sociale.
La rete, oggi più che mai, è poi cruciale per restare aggiornati rispetto a cosa sta succedendo nel mondo e per comunicare pensieri e bisogni. Il fatto che le donne abbiano meno accesso, meno abilità e meno interesse nell’uso della rete e della tecnologia porta loro svantaggi significativi.
Specialmente durante la pandemia, offrire alle donne più opportunità di avere accesso, conoscenze e volontà di usare la tecnologia, può incentivare la riduzione delle disuguaglianze, oltre che favorire le persone e la comunità.
Inoltre, un numero più alto di donne con conoscenze tecnologiche avrebbe un impatto sullo sviluppo economico e sociale. In Italia, dove le competenze digitali superiori sono poco diffuse, incoraggiarne l’acquisizione produrrebbe maggiore capitale umano specializzato, quindi innovazione. Incoraggiare le donne e le categorie escluse a conoscere le potenzialità della tecnologia e a sfruttarle non apporterebbe quindi benefici solo ai singoli, ma anche in senso più ampio allo sviluppo del paese.
Riferimenti
Garfin (2020), Technology as a coping tool during the coronavirus disease 2019 (COVID-19) pandemic: implications and recommendations, John Wiley & Sons Ltd.
Liff, Shepherd (2004), An evolving gender digital divide?, Oxford Internet Institute, Internet Issue Brief 2/2004
Antonio, Tuffley (2014), The Gender Digital Divide in Developing Countries, Future Internet 6/2014
Hafkin, Huyer (2008), Women and gender in ICT statistics and indicators for development, The MIT Press, 2/2008, 25–41
Sanou (2016), ICT facts and figures, International Telecommunication Union, Geneva
L. Zannella, Utenti della Rete, dispositivi e divari digitali, Slideshare
Eige, Italy. Digitalisation in the world of work (2020), Thematic Focus, Gender Equality Index
Note
[1] “Anche nei paesi in cui l’accesso è quasi globale le inuguaglianze nell’uso reale possono impedire le opportunità sociali ed economiche delle donne. L’accesso è necessario, ma non sufficiente, a colmare il gender digital divide” si leggeva nello studio di Hafkin e Huyer pubblicato dal MIT press nel 2008.
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