L’uguale partecipazione nel processo decisionale è ora più importante che mai per il futuro della vita sociale ed economica dell’Unione. Le elezioni del 2014 al Parlamento europeo sono un momento decisivo. Idee dalla campagna per la parità

Donne in politica:
Se non sei al tavolo, sei nel menu

di Elisabeth Victoria Lasky

Tra il 22 e il 25 maggio 2014 i cittadini dell’Unione Europea saranno chiamati a votare per il prossimo mandato del Parlamento Europeo. Ci sono importanti ragioni per credere che queste elezioni  non rappresenteranno un semplice esercizio di diritti democratici, ma che avranno invece un impatto senza precedenti sulla vita dell’Unione.

Negli ultimi trent’anni il Parlamento Europeo ha progressivamente aumentato i suoi poteri decisionali e dal 2009 è diventato un co-legislatore a pieno titolo. Eppure, invece di aumentare, l’affluenza degli elettori è costantemente diminuita elezione dopo elezione.

Queste elezioni  saranno anche le prime ad aver luogo nel contesto  delle attuali misure di austerità, di cui gli Europei sono esausti.  Dopo cinque anni di recessione, il conservatorismo ha preso il sopravvento in Europa, restringendo i diritti e frenando i progressi economici, sociali e democratici. Sebbene gli effetti della recessione siano stati accusati in primo luogo nei settori predominantemente maschili, sono state le donne le più colpite dalle misure di austerità. I drastici tagli nelle spese pubbliche relativi all’assistenza ai bambini e agli anziani,  alla maternità ed al congedo parentale, così come le considerevoli diminuzioni delle assunzioni nel settore pubblico, hanno allontanato le donne dal coinvolgimento nella sfera pubblica.

La diversità di genere nel processo decisionale non è solo una questione democratica. Negli ultimi anni nel settore finanziario questa visione è diventa dominante. Infatti, la precedente ministra delle finanze e attuale direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde ha osservato che “quando le donne hanno successo, l’economia cresce”. Un’incontestabile evidenza mostra che quando le donne sono presenti in Parlamento influenzano le decisioni relative alle spese pubbliche in modo tale da difendere le loro priorità politiche.

Di fatto, nonostante il generale progresso nelle elezioni nazionali ed europee, il genere femminile è ancora sottorappresentato. Malgrado i miglioramenti, le donne continuano a costituire una minoranza nel Parlamento Europeo. Attualmente,  il 35 % dei parlamentari europei è costituito da donne, ma c’è una notevole differenza tra i vari stati membri: nel 2013 Malta non aveva donne al Parlamento Europeo, ma 8 parlamentari finlandesi su 13 erano donne ( la rappresentanza femminile nel Parlamento finlandese raggiungeva il 67%) (Fonte: Parlamento Europeo). Nell’esecutivo la situazione è leggermente migliore: 9 commissari europei su 20 sono donne (fonte: Commissione Europea).

Ci sono barriere strutturali e culturali che ostacolano una partecipazione più differenziata alle elezioni, dice Petra Meier, professoressa ordinaria di Politica e preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Antwerp durante il “Seminario sull’uguaglianza e la diversità di genere nella vita politica europea “Il mio parlamentare europeo mi rappresenta?!”, organizzato  dalla Women’s Lobby nel Parlamento Europeo il 18 febbraio 2014.

La professoressa Meier è dell’idea che le barriere strutturali possano essere superate, almeno in parte, con le quote di genere e diversità? Attualmente non esiste un sistema di quote per le elezioni al Parlamento Europeo, solo 8 Paesi europei hanno istituzionalizzato la parità dei sessi nelle elezioni nazionali e 14 hanno una sorta di quota femminile volontaria a livello dei partiti. Meier mette in rilievo i diversi effetti dei vari sistemi di quote: un sistema a cerniera, per il quale uomini e donne si alternano nelle liste elettorali, è più efficace di una semplice quota in cui non c’è obbligo a porre le candidate donne in testa alla lista.

Le barriere culturali sono più difficili da abbattere perché hanno a che fare con abitudini, norme e aspettative relative al modo ideale di essere e di comportarsi dei candidati, le quali sono profondamente segnate da stereotipi di genere.

La campagna per la parità è stata avviata per affrontare questo squilibrio. Mira a promuovere l’uguale rappresentanza di donne e uomini in tutte le istituzioni europee e a mettere in primo piano nell’agenda politica dell’Unione Europea temi relativi ai diritti delle donne e all’uguaglianza di genere. Gli elementi principali sono tre: una campagna di sensibilizzazione, una dichiarazione congiunta delle istituzioni comunitarie sulla pari rappresentanza di uomini  e donne e un Programma Politico Europeo che faccia da guida per conferire potere alle donne dei gruppi minoritari che progettano di partecipare alle prossime elezioni al Parlamento Europeo.

La campagna è guidata dalla European Women’s Lobby, sponsorizzata dalla Commissione Europea e supportata dai membri dei 5 maggiori partiti politici europei attualmente rappresentati nel Parlamento Europeo (il Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democritici, l’Alleanza dei liberali e Democratici per l’Europa, i Verdi e la Sinistra Europea Unita- Sinistra Verde Nordica). La campagna ha preso il via ed è ora supportata da politici di rilievo, come i commissari Reding e Georgieva.

L’attuale sotto-rappresentanza delle donne nella vita politica significa che i temi legati alle donne non fanno parte dell’agenda politica. “Se non sei a tavola, sei nel menu” è un modo di dire diffuso nella politica statunitense, vuol dire che se non ci sono donne in politica i diritti e le politiche delle donne verranno fatti saltare. Bisogna poter accedere alla tavola di negoziazione per essere prese in considerazione. Se l’Europa vuole costruire un futuro in cui si realizzi una forte coesione sociale, dove siano presi in considerazione i bisogni tanto delle donne quanto degli uomini, deve assicurare che i suoi organi rappresentativi rispecchino effettivamente la diversità delle persone e delle comunità che rappresentano. Ciò può essere ottenuto attraverso un opportuno sistema di quote e provvedimenti che garantiscano l’effettiva rappresentanza di donne, minoranze etniche e membri delle comunità LGBT.

 

 

 

 


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