Storie di donne che pesavano troppo. “Il peso irragionevole – Storie di ordinaria obesità”, di Marina Biglia

Sorelle di taglia

“Non siamo solo dei ciccioni, siamo anche degli esseri umani che a volte si incastrano nelle seggioline dei bar o camminano goffamente o ansimano a fare le scale. Ma ci battiamo anche per il nostro diritto a una migliore qualità di vita, il diritto ad essere curati e in questo abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Il cuore dei disturbi alimentari è il silenzio. E questo silenzio deve essere rotto. A partire da noi”. Il silenzio lo ha rotto, finalmente, una donna. Si chiama Marina Biglia ed è la presidente di Insieme Amici obesi, un'Associazione no profit nonché animatrice del portale www.amiciobesi.it e del Forum attorno al quale oggi ruotano circa 10 mila iscritti, la maggior parte dei quali donne. Marina è anche l'autrice del libro “Il peso irragionevole – Storie di ordinaria obesità”, edito dalla stessa associazione che presiede e distribuito gratuitamente nelle farmacie, negli ospedali, nelle Asl e presso chiunque ne faccia richiesta all'autrice.
Il libro è già arrivato al traguardo delle ventimila copie, mentre la sua autrice arriva al traguardo dei jeans, dentro i quali è rientrata con la soddisfazione di una teenager. Marina, come tutte le protagoniste del libro, si è data una seconda opportunità e si è regalata una seconda vita., dopo essersi nascosta per anni dentro una corazza di chili. Non una quotidiana scivolata golosa: un vero e proprio piano scientifico di accumulo portato avanti con determinazione negli anni. Una guerra. Una guerra contro se stessa.
Finché un giorno ha detto basta e di guerra ne ha iniziata un’altra, stavolta per sé. Ed è così che, dopo una vita pesante, se ne è regalata una diversa, nuova, la vita leggèra di Marina e di tante Marine coraggiose. Tutte da leggere. Da leggere e amare, come recitava il titolo di un bel libro di Annamaria Testa nel quale bastava cambiare gli accenti perché cambiasse anche la prospettiva.

Storie di donne, storie di taglie, storie di sorelle di taglia che, insieme, ce l'hanno fatta.
Tamara, ad esempio, è dimagrita 75 chili: è come essersi liberati di un'altra persona che ci portavamo addosso da una vita, dice oggi raggiante dentro alla sua riconquistata taglia 46. L'inquilino del quale si è liberata Valentina di chili ne pesava 50: sloggiato pure lui, riappropriandosi della linea ma soprattutto della propria vita nella quale sono tornati a essere protagonisti un bel paio di occhi azzurri sepolti anche loro, per anni, sotto una montagna di grasso.
Marina non è una recordwoman del peso perché è ancora in viaggio ma un record ce l'ha anche lei: ha trasformato una malattia della quale ci si vergogna in un trampolino di lancio dal quale si può ripartire.
Marina lo chiama “il libro che non c'era” e raccoglie “storie di malati, di sensi di colpa e di vergogna, storie di sconfitte e di vittorie, storie di corpi ingombranti” che però nessuno sembra voler vedere. O meglio: siamo, nella maggior parte dei casi, fermi al cliché del ciccione simpatico del quale ridere, quello vittima della propria golosità al quale basterebbe un po' di forza d'animo per dimagrire e un po' di moto per scuotersi dal proprio colpevole torpore. Difficilmente di loro si sa ciò che veramente sono: sono persone non buffe, non smidollate, non golose, sono semplicemente persone malate, di una malattia seria e grave Il loro, scrive ancora Marina, “è un grido d'aiuto, soffocato nel grasso” perché “riempire un buco nello stomaco è in realtà tentare di riempire un buco dell'anima”.
E dunque dei ciccioni si ride. Ma di obesità si muore: solo in Italia, in un anno, ne muoiono 52 mila. Secondo le ultime stime un italiano su dieci è obeso e uno su tre è in sovrappeso. E' un a malattia prevalentemente femminile ma purtroppo anche gli uomini, negli ultimi anni, stanno scalando posizioni passando dal 19% al 25%. Il dato che più deve allarmare anche i magri è quello dei bambini: è obeso quasi 1 su 3.
Molte delle testimonianze raccolte nel libro parlano di vite in salita, perse tra strade senza uscita e momenti di disperazione profonda. Marina, Tamara, Valentina e tutte le altre sorelle di taglia sono uscite dall'incubo dell'obesità sottoponendosi a interventi di chirurgia bariatrica. Ma, quando le conosci e le incontri di persona, ti rendi conto che è un'altra la chiave che le ha guarite: la parola. La parola scritta sul Forum del quale oggi sono animatrici. Perché non c'è bisturi che possa intervenire se il taglio non lo si fa prima dentro di sé: aprendosi con altre donne e uomini (pochi in verità ma ci sono) accomunati da una stessa battaglia da combattere.
Il Forum è diventato il salotto dove prendere il tè, il divano della terapia, la cucina delle ricette dietetiche, lo sgabuzzino degli insuccessi, la camera da letto di un corpo che, quando inizia a guarire, ha nuovamente voglia di vivere e di specchiarsi. Ma il Forum è soprattutto il tinello delle chiacchiere, del ritrovarsi, del parlare, del confidarsi, del piangere, dell'urlare, dell'abbracciarsi.
“A volte – scrive ancora Marina – le umiliazioni sono la nostra salvezza e a volte lottiamo solo per lasciarcele alle spalle. Con determinazione e coraggio e a testa bassa”. Poi, per farci toccare con mano di cosa stiamo parlando, lascia la parola a Katia: “Scena: scuola media, ora di ginnastica, tutti in pantaloncini e maglietta, giro di corsa di riscaldamento. Io arranco, sto in fondo alla fila e perdo il passo. Una ragazza si gira , da un colpo di gomito alla sua vicina e le dice: 'Guarda che schifo, le traballa tutta la ciccia'. Quanto mi sono vergognata”.

Ma ci sono anche le vittorie. Tante.

“25 marzo 2008. La ciccia se ne va e torna Manuela. Ora sono io, senza scudi, posso piangere. Oggi posso dirlo: mi voglio bene.
29 aprile 2004 – Oggi per me è un bel giorno, ho perso il mio chilo numero 30 e cambio decina. Sono arrivata a 79 chili. Mi sono ripresa i miei 37 anni, vado in giro per negozi e mi diverto da matti. Si, proprio io che piangevo nei camerini quelle rare volte in cui ero costretta a comprarmi qualcosa; ci andavo da sola perché non mi vedessero piangere. Ora ci vado da sola per avere più tempo di provare, guardare e provare a comprare”
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Ancora Tamara: “Oggi sono una persona nuova, diversa e non solo perché ho perso 75 chili ma perché ho continuato a lavorare sulla mia anima e sulla mia persona. Ogni tanto inciampo ma sempre con meno frequenza. E comunque, pesando 72 chili, oggi rilzarmi è sicuramente meno faticoso”.

E infine, nuovamente, Marina nel giorno di una indimenticabile “scoperta” che spedisce via mail:
“Sono seduta in sala d’attesa, nello studio del dentista. Accavallo le gambe. Ma solo dopo alcuni istanti mi rendo conto di quello che ho appena fatto. Io ho accavallato le ginocchia, sono li, una sull’altra e il piede destro è tanto, tanto vicino al polpaccio sinistro. Sorrido come un’ebete e so perfettamente che questo è un gesto normalissimo per la maggior parte delle persone. Ma non lo è per me. Non lo era più da vent’anni.
Sono un’obesa dimagrita. Attorno a me c’erano almeno 50 kg di troppo. Ora ce ne sono molti, molti meno. Così tanti meno, da consentirmi di accavallare le gambe, e non solo le caviglie, come potevo miseramente permettermi. Vent’anni di obesità grave sfumati guardandomi le ginocchia. Vent’anni che avrebbero potuto uccidermi, non avessi scelto di salvarmi la pelle, non avessi scelto di vivere. Grazie ad un intervento chirurgico per sconfiggere l’obesità”.

Non so chi lo abbia detto ma forse è vero che “un perdente trova sempre una scusa. Un vincente trova sempre una strada”. Strade in salita, accidentate, piene di buche e scivoloni ma finalmente strade e non più vicoli ciechi.


Marina Biglia (Associazione Insieme Amici obesi no profit), “Il peso irragionevole – Storie di ordinaria obesità”. Presentazione a cura del prof. Nicola Scopinaro. Con la collaborazione del dottor Marco De Paoli


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