Nella sua approfondita indagine sul Medioevo, Janina Ramirez ripercorre una lunghissima lista di donne il cui nome è stato cancellato dai documenti ufficiali con la parola femina annotata accanto. Tra loro ci sono autrici, artiste, guerriere e temerarie le cui tracce sono scomparse negli anfratti della storia
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"Non si può essere ciò che non si vede", con questo inciso lapidario, Janina Ramirez, storica dell'arte nata a Dubai nel 1980 che oggi insegna a Oxford e produce podcast per la Bbc, chiude la prefazione alle oltre cinquecento pagine che ha raccolto nel volume Femina. Storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate, pubblicato in Italia a marzo da Il Saggiatore.
Indagine luminosa che si addentra nelle anse più inesplorate di secoli spesso definiti "bui", Femina si apre con l'immagine di Inez Milholland in sella a un enorme cavallo bianco alla guida di un corteo di suffragette lungo le strade di Washington. È il 3 marzo del 1913, e quell'immagine è diventata un'icona. "La sua versione di Giovanna d'Arco era sognante e romantica" scrive Ramirez "con lunghi capelli sciolti, sormontati da una corona". Solo uno degli indizi di un disegno più grande rimasto sommerso, che sovverte l'opinione prevalente secondo cui le donne che all'inizio del novecento si battevano per una piena cittadinanza lo facevano nel vuoto di una strada "mai percorsa prima".
L'avventura entra nel vivo partendo dalle donne dimenticate dell'Inghilterra medioevale del Nord, per poi inoltrarsi nelle Midlands e proseguire a Sud, attraversare il Mare del Nord fino a raggiungere la Scandinavia e attraversare Normandia, Germania, Francia, per spingersi nel cuore dell'Europa, in Polonia, e fare ritorno dopo un largo giro nella Londra cosmopolita.
Un'estensione geografica "intenzionale" come la definisce l'autrice, perché "quello medioevale non era un mondo piccolo e provinciale" ma durante la vita "alcune persone coprivano enormi distanze". Tra queste, molte erano donne che "avevano scelto uno stile di vita alternativo", lontano da cucine, nursery e camere da letto. Guerriere, temerarie, streghe, trascinatrici, ma anche scrittrici, principesse atipiche, emarginate e mistiche. Janina Ramirez ne ritrova le impronte in pendenti, arazzi, statuette d'argento e libri rimasti nascosti, e svela il vero impatto di figure come Jadwiga, l’unica "re" donna in Europa, Margery Kempe, imprenditrice girovaga, o Cynethryth, che aveva coniato una moneta personale.
Nel corso delle ricerche che l'hanno portata a scrivere questo libro, Ramirez ha composto una lunghissima lista di donne il cui nome è stato cancellato dai documenti ufficiali con la parola femina annotata accanto. Tra di loro ci sono autrici le cui parole sono state bruciate, artiste alle cui opere è toccata la stessa sorte. La loro traccia è scomparsa dal racconto dominante della storia, e quindi dalla costruzione della nostra memoria collettiva. Recuperarla, scrive Ramirez, è solo il primo passo per ripensare la nostra relazione con il passato. Ed è da qui che inizia qualsiasi idea di futuro.