L’invecchiamento attivo e le politiche di uguaglianza di genere

Data pubblicazione
Autori
Marcella Corsi e Manuela Samek Lodovici. Con la collaborazione di Fabrizio Botti e Carlo D’Ippoliti
Committente
Commissione Europea, Direzione generale occupazione, affari sociali e pari opportunità

Le difficoltà che in Europa le donne e gli uomini in età avanzata debbono affrontare per aspirare ad un ruolo attivo e dignitoso nella società sono correlate agli aspetti di genere.

Population structure in 2008 and projected structure in 2060

Tra questi, la maggiore vulnerabilità femminile nel mercato del lavoro determinata da interruzioni di carriera, part-time e basse retribuzioni, associati spesso a skill obsoleti o inadeguati; il rischio povertà più elevato in età avanzata; il duplice ruolo delle donne anziane come principali fornitrici e utenti di servizi di cura. Il rapporto, che prende in considerazione le classi di età 55-64 anni e 65-74, fornisce un overview sulle policy europee in merito all’invecchiamento attivo e all’età pensionabile nei 27 Paesi dell’UE, oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Croazia, Macedonia e Turchia.
Le strategie di invecchiamento attivo intraprese hanno cercato di incrementare i livelli di occupazione dei lavoratori senior attraverso le riforme pensionistiche e le politiche attive del lavoro. In molti Paesi europei è stata estesa l’età pensionabile, specialmente per le donne, allo scopo di parificare i limiti con gli uomini. Così facendo i costi di aggiustamento della politica sociale rispetto all’invecchiamento della popolazione sono stati scaricati proprio sulle donne. Al contempo, la parificazione dell’età di pensionamento comunica per definizione un messaggio di parità di genere e rende meno conveniente per le donne svolgere lavoro domestico non retribuito. Nel caso delle politiche attive del lavoro il genere è raramente un aspetto qualificante per la partecipazione ai programmi di inserimento. In ogni caso, le donne beneficiano di tali politiche più degli uomini alla luce degli elevati tassi di disoccupazione e di inattività osservabili tra le lavoratrici senior. Proprio per questo può, però, verificarsi una riduzione nella fornitura di assistenza domestica. In ogni caso, una prospettiva di genere contribuirebbe a contenere le molteplici discriminazioni subite dalle donne anziane.
Un altro punto focale è rappresentato dalla formazione. La maggior parte dei Paesi europei promuove sistemi di apprendimento permanente in relazione all’età con l’obiettivo di accrescere l’integrazione dei lavoratori senior attraverso una formazione adeguata. Ai fini del successo di tali politiche, l’approccio di  genere, che è assente nella maggior parte dei Paesi, si potrebbe invece rivelare determinante, in quanto le lavoratrici senior incontrano maggiori ostacoli rispetto agli uomini e hanno minori opportunità di apprendimento. A questo si può addizionare che le donne sono sempre più sovrarappresentate tra gli anziani soli, come conseguenza dell’aumento dei divorzi e della maggiore longevità femminile, e sono quindi esposte a un maggior rischio di isolamento e di esclusione sociale. Ciò spiega perchè la mobilità degli anziani e le politiche dei trasporti formano a loro volta un pilastro dell’inclusione sociale. Tutti questi elementi sono interconnessi, ma denunciano l’assenza di una prospettiva di genere, che penalizza in particolare le donne.
I Paesi europei non hanno ancora attuato una strategia politica coerente e integrata per l’inserimento occupazionale e sociale di uomini e donne anziani e un’effettiva comprensione delle implicazioni di genere nelle strategie di invecchiamento attivo, che perlopiù sono state limitate all’inclusione dei gruppi sociali più vulnerabili (migranti, disabili, ecc.).