Consigliati da noi. Il mito della bellezza

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Il mito della bellezza

Nel pieno della quarta ondata femminista, nell'era dei social media, dove argomenti come la body positivity sono parte integrante del dibattito, ha ancora senso parlare della bellezza come religione, "qualifica" imposta alle donne come condizione necessaria per prendere parte al discorso pubblico?

Secondo Maura Gancitano, filosofa, saggista e co-ideatrice del progetto Tlon, la risposta è sì: insieme a Jennifer Guerra, giornalista e scrittrice specializzata in tematiche femministe, ha curato la nuova edizione italiana di Il mito della bellezza di Naomi Wolf, ripubblicato proprio da Tlon a fine del 2022.

Abbiamo così la possibilità di rileggere con gli occhi del presente quello che, a più trent'anni dalla sua prima pubblicazione, è diventato ormai un classico del pensiero femminista. 

"Non vi sono giustificazioni legittime, storiche o biologiche, per il mito della bellezza; quello che produce sulle donne d'oggi non è altro che il risultato dell'esigenza da parte dell'attuale struttura del potere, dell'economia e della cultura di montare una controffensiva nei confronti delle donne" scrive Naomi Wolf nelle sue pagine.

Uscito in America nel 1990 e in Italia l'anno dopo per Mondadori, The beauty myth, oltre a rendere famosa la giovane giornalista americana, aprì la strada a un filone di ricerca accademica sugli effetti che gli standard della bellezza hanno sulle vite e sui corpi delle donne, portando alla luce "l'ultimo valido sistema di credenze che mantiene intatta l'egemonia maschile".

Il mito della bellezza, infatti, come si legge nella prima parte del libro, "non riguarda affatto le donne, ma gli uomini e il potere". 

Negli anni Ottanta, con l'ingresso in massa delle donne occidentali nel mondo del lavoro, si rendeva infatti necessario creare una nuova ideologia che si sostituisse a quella che Wolf chiama la "Mistica della femminilità della vita domestica".

Si impose così un nuovo ideale di bellezza, che, nelle sue varie declinazioni, si fece industria: dietetica, cosmetica, chirurgia plastica, tutte accomunate dall'obiettivo di far sentire le donne mai abbastanza. Spingendole a trovare – acquistandole – soluzioni per rendere i loro corpi quanto più simili all'ideale di bellezza senza il quale non possono essere considerate degne di partecipare alla vita pubblica. 

Un vero e proprio "lavoro", che oggi, nonostante siano stati fatti molti passi avanti, finisce per riguardare non solo le donne, ma tutte le persone, indipendentemente dal genere: i social, che vengono usati per veicolare i messaggi di movimenti come quello contro la grassofobia, sono, allo stesso tempo, un bacino inesauribile di immagini di corpi perfetti che hanno il potere di far sentire tutte e tutti perennemente inadeguati. E che, come scrive Gancitano nella prefazione alla nuova edizione, rendono questo libro ancora "tristemente attuale".

Naomi Wolf, Il mito della bellezza. Traduzione di Marisa Castino Bado, Tlon, 2022