Un'attivista racconta in che modo la casa delle donne Lucha y Siesta, punto di riferimento contro la violenza di genere a Roma, è di nuovo a rischio di sopravvivenza dopo essere stata "messa in salvo" appena due anni fa

Mai fuori
pericolo

di Elena Paparelli

La casa delle donne Lucha y Siesta, associazione che a Roma da più di dieci anni svolge la funzione di centro antiviolenza nel quartiere Tuscolano, continua la sua battaglia per evitare la chiusura.  

A mettere in pericolo la sua sopravvivenza, stavolta è la revoca da parte della Regione Lazio della convenzione approvata due anni fa dalla giunta di Nicola Zingaretti, con la quale la gestione dello spazio era stata affidata ufficialmente all'associazione.  

Abbiamo raggiunto direttamente Viola, un'attivista dell'associazione, che ci ha fatto un punto dettagliato sulla vicenda: "avevamo appena visto pubblicare sul Gazzettino ufficiale la convenzione che ci avrebbe garantito il comodato d'uso per circa diciannove anni, frutto sudatissimo di un lungo percorso partecipato, costato tanto dolore e tanto sforzo" racconta "quando è arrivata la notizia della delibera della nuova giunta. Più di una volta avevamo chiesto alla Regione un tavolo di confronto, senza mai avere risposta".  

Per gli spazi di via Lucio Sestio 10, la Regione Lazio, proprietaria dell'immobile, pensa adesso a una ristrutturazione e all'apertura di un bando pubblico, funzionale a stabilire la nuova gestione.  

"Prima della pandemia" ricorda Viola "eravamo già state messe in pericolo nel periodo della giunta Raggi. Con un percorso partecipato si era ribadita l'importanza che la proprietà dello stabile rimanesse pubblica, coinvolgendo la Regione Lazio attraverso il regolamento dei beni comuni". 

"Questo atto della nuova giunta" continua l'attivista "nascondendosi dietro parole di legalità e trasparenza, disconosce un percorso durato diversi anni, mentre ciò che viene fatto è, ancora una volta, svalutare e sminuire un'esperienza che è andata a sopperire a una alla mancanza delle istituzioni".  

Un'inadempienza istituzionale su come affrontare la tematica della violenza di genere, sottolinea Viola, "che non è emergenziale, ma costituisce un problema strutturale della nostra società".  

Dopo l'occupazione, nel 2008, dell'immobile di proprietà dell'Agenzia dei trasporti partecipata del Comune di Roma (Atac), quest'ultima si era costituita parte civile, avanzando la richiesta di un risarcimento di 1,3 milioni di euro, per poi ritirarsi dal procedimento lo scorso 27 novembre 2023.  

Un dietrofront frutto della mobilitazione collettiva di molte associazioni e del sostegno arrivato dallo stesso sindaco di Roma Roberto Gualtieri: "era importante che anche il Comune provasse quantomeno a fare un minimo di pressione affinché l'azienda pubblica di sua proprietà, municipalizzata al 51%, facesse il gesto di ritirarsi da questo processo senza chiedere risarcimento, prendendosi la responsabilità di trasformare questa dichiarazione in un gesto concreto" spiega l'attivista, che prosegue affermando che il processo, che avrà la prossima udienza a fine gennaio, "sarà un procedimento che si giocherà senza l'ansia relativa alla parte economica".  

Un risultato ottimo per l'associazione, nonostante la sua esistenza sia ancora fortemente in pericolo.  

Novembre, d'altra parte, è stato un mese di grande impegno e mobilitazione di energie per Lucha y Siesta, con una campagna partita il 7 del mese che ha coinvolto tutta la rete antiviolenza della città.

In gioco c'è la difesa di un presidio importante per tutte le donne, che, come spiega Viola, ha attivato una sinergia con l'assemblea cittadina della rete Non una di meno Roma, "ma anche con i centri che fanno parte di Donne in rete contro la violenza (D.i.Re) e le altre realtà che consideriamo più alleate".  

C'è soddisfazione, certo, per la forte partecipazione alla manifestazione dello scorso 25 novembre a Roma, che "da otto anni a questa parte conta sempre almeno 20mila persone. E anche quest'anno ci sono state tantissime persone che, raggruppate in vari cortei, hanno raggiunto insieme piazza San Giovanni".   

Fra le tematiche al centro della discussione sulla violenza portate da Lucha Y Siesta, c'è quella della scuola: "è necessario affrontare la sessualità e l'affettività sin dalle prime fasce generazionali, quindi fin dall’infanzia," dice Viola "mentre nelle linee guida che lo stesso ministero ha pubblicato si concentra l'attenzione su dodici ore di appuntamenti tenuti e gestiti non si sa bene da chi e soltanto per le fasce delle scuole superiori. Un intervento estemporaneo, totalmente insufficiente".  

Il giorno dopo la manifestazione c’è stata anche un'assemblea ospitata dalla stessa Lucha y Siesta, "un momento importante di raccordo, dove l'intero movimento ha potuto toccare con mano cosa rappresenta, a livello pratico ma anche simbolico, la casa delle donne Lucha y siesta", ha raccontato l'attivista, che conclude: "per noi è stato un incontro molto emozionante, che ha messo in luce la strada fatta, e rilanciato l'attenzione verso l'8 marzo". 


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