Undici idee sulle città del futuro nate da un progetto della Fondazione Giacomo Brodolini per l'inclusione delle ragazze nello studio delle discipline tecniche e scientifiche e finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità
Il futuro delle città
visto dalle ragazze
Secondo il rapporto dell’osservatorio di Talents Venture e STEAMiamoci sul gender gap nelle discipline cosiddette "Stem", il numero delle donne iscritte alle facoltà scientifiche rappresenta solo il 37% del totale: su 100 ragazze iscritte all’università, 82 frequentano corsi di laurea non scientifici, mentre 18 si dedicano allo studio delle discipline scientifiche e tecnologiche. Agire in modo deciso su questo andamento avrebbe un impatto positivo significativo anche sulla crescita dell’economia: lo European Institute for Gender Equality (Eige) stima che entro il 2050 il Pil salirebbe dal 2,2 al 3,0% e i posti di lavoro crescerebbero da 850.000 a 1.200.000 entro lo stesso anno.
Con il progetto STEM Challenge, finanziato dal Dipartimento delle Pari Opportunità attraverso il bando STEM2020, la Fondazione Giacomo Brodolini ha costruito un percorso di laboratori online strutturato in dieci incontri, proprio con l’obiettivo di raccontare e sperimentare le discipline tecniche e scientifiche attraverso un approccio ibrido e integrato che ha portato insieme i mondi dell’imprenditorialità, del coding, della modellazione e progettazione 3D, invitando 12 partecipanti a immaginare e progettare una città del futuro equa e sostenibile.
Inclusione, aumento delle competenze relazionali, avvicinamento alle materie scientifiche e tecnologiche, non sono temi facili da rendere attraenti: il “contenitore” città vivibile ci ha permesso un libero scambio di opinioni e di concretizzare attraverso esempi e ragionamenti i possibili usi delle tecnologie che abbiamo a disposizione.
“La città è vivibile se…” è stata la frase di partenza che, grazie a un percorso collettivo, ha portato all’elaborazione di undici idee originali che hanno dato voce alle aspirazioni e alla capacità di immaginazione delle nuove generazioni.
Come si è svolto il percorso
Il progetto STEM Challenge è stato pensato con un approccio online e di portata nazionale. Potremmo raccontare il suo percorso in quattro fasi: call, consolidamento del gruppo e definizione dei contenuti, generazione dell’idea e approfondimenti tecnologici, affinamento delle idee.
Siamo partite con il lancio di una call nazionale che ha raccolto le adesioni attraverso iscrizioni autonome al bando inoltrato alle scuole e alle associazioni, ai partner e ai centri di innovazione con cui la Fondazione Brodolini collabora.
In seguito, abbiamo esplorato insieme il tema della vivibilità e della sostenibilità delle città, oltre alle opportunità di immaginare scenari alternativi futuri. Questa fase di individuazione dei contenuti ha fatto emergere quattro aree di interesse principali su cui poi si sono evoluti i progetti: aumento delle zone verdi all’interno delle città, riciclo e raccolta differenziata, creazione di sistemi e visioni integrate della gestione della città, incremento dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
È stata una fase ricca di momenti di confronto e ispirazione grazie anche a interventi esterni di esperte che hanno raccontato le proprie esperienze sui temi dell’imprenditorialità e la lotta agli stereotipi di genere.
Il focus del percorso è stata la progettazione di scenari in grado di raccontare e dimostrare futuri possibili per città resilienti, inclusive, verdi e accessibili: attraverso attività di brainstorming e scambio di idee, i gruppi hanno lavorato sempre supportati da facilitatori e tutor, con l’obiettivo di rendere tangibili le soluzioni pensate.
Qui si inseriscono le lezioni che abbiamo dedicato alla programmazione robotica, al disegno e alla stampa 3D: il racconto di esempi reali di utilizzo e la sperimentazione di tali tecnologie in prima persona, hanno concretizzato i passaggi, fino ad arrivare a 11 idee definite.
L’utilizzo di strumenti digitali interattivi e collettivi, come Mural o Jamboard, ma anche TinkerCad, hanno supportato molto la creatività dei gruppi di lavoro, suscitando lo sviluppo di "soft skills" ma soprattutto entusiasmo e collaborazione.
Le ragazze e i ragazzi coinvolti hanno fatto esperienza concreta di alcuni strumenti legati alla programmazione e alla modellazione 3D: lezioni teoriche affiancate da esercitazioni pratiche ed esempi concreti per iniziare ad avvicinarsi alle materie STEM con i programmi Arduino, Scratch, Tinkercad e il mondo delle stampanti 3D.
Nonostante le difficoltà imposte dal lavoro a distanza, inoltre, l’interesse e l’entusiasmo non sono mancati, specialmente per la progettazione tridimensionale. I laboratori sono culminati con la proposta di 11 idee di progetti innovativi, orientati al migliorare la vivibilità delle nostre città attraverso soluzioni tecnologiche.
Idee e proposte, le STEM viste dalle ragazze
Possiamo ricondurre i progetti presentati a quattro macro-aree tematiche.
La prima è quella del miglioramento della raccolta differenziata e del riciclo. Chiara (13 anni, di Ferrara) ha ideato un sistema di cestini comunicanti da inserire nei parchi integrato a una segnaletica informativa, per promuovere l’uso corretto della raccolta differenziata, inserendo una componente di gioco che coinvolge i più piccoli. Federico (15 anni, di Carpi) ha creato un asfalto smart e 4.0 per riconoscere le componenti biologiche dei rifiuti, assorbirle e produrre fertilizzante.
La seconda area è rappresentata dalla volontà di aumentare il verde urbano. Anita (16 anni, di Torino) ha progettato delle mini-serre a cupola adattabili a diversi luoghi della città per permettere la coltivazione di diverse specie e accrescere la biodiversità urbana. Camilla (12 anni, di Ferrara), grazie a un sistema di sensori posti nel terreno, ha trovato il modo di rendere più efficace l’irrigazione delle aree verdi in città, evitando sprechi d’acqua.
La terza area tematica ha stimolato progetti nel campo della produzione di energie sostenibili. Elena (12 anni, di Ferrara) ha progettato un edificio totalmente sostenibile, prodotto con materiali altamente riciclabili come il vetro opaco e ricoperto con pannelli solari. Mila (13 anni, di Ferrara) si è dedicata al design di un’altalena a leva per bambini, in grado di produrre e immagazzinare energia cinetica, trasformarla in elettrica e alimentare altre funzioni dei parchi gioco.
L’ultima area tematica ha guardato alla complessità e all’approccio sistemico, proponendo progetti di integrazione di diverse funzioni. Matilde Sofia B. (entrambe 12 anni, di Ferrara) e Gaia (14 anni, di Avellino) hanno ragionato insieme su tre progetti diversi per un sistema di sensori di luminosità e peso da porre nei pressi di panchine e lampioni nei parchi o sulle strade pedonali. Il lampione si accende quando percepisce che sta per passare qualcuno, non sprecando energia stando acceso, ma aumentando la percezione di sicurezza. La panchina in modo simile accende il lampione se nota che qualcuno sta leggendo un libro.
Emma (12 anni, di Pontenure) ha ideato una cabina telefonica iper-tecnologica dotata di un tasto a comparsa, con tastiera, che possa chiamare in 3D gli amici e i parenti lontani, rendendo la città un luogo di relazioni anche con chi vive lontano, un servizio gratuito e fruibile per tutti. Sofia G. (12 anni, di Milano) ha promosso l’incremento dell’uso delle piste ciclabili in città, contrastando l’inquinamento e il traffico cittadini, attraverso un sistema di gaming sui social rivolto ai giovani.
I risultati presentati alla fine dei lavori
Il progetto si è concluso il 25 Giugno, con un evento di presentazione del percorso laboratoriale e delle idee elaborate. L’incontro è stato arricchito dalla partecipazione di Lucia Cuman, imprenditrice alla vicepresidenza dell’organizzazione non profit Women4Freedom, che ha raccontato la sua esperienza e ha condiviso la sua visione sull’imprenditorialità in Italia.
Le ragazze e i ragazzi sono stati i veri protagonisti dell’incontro, e i progetti sono stati valutati e arricchiti da una giuria composta da due esperte di innovazione sociale e progettazione di Fondazione Brodolini, che hanno supportato chi ha partecipato nel rendere ancora più concrete e implementabili le idee progettuali presentate.
Questa esperienza ci ha dato modo di registrare nelle nuove generazioni una forte sensibilità rispetto alla questione della segregazione di genere nei percorsi educativi, mostrandoci come ragazze e ragazzi siano decisamente pronti a ragionare in termini di uguaglianza, sicurezza, ruolo delle amministrazioni pubbliche, ruolo attivo degli abitanti, soprattutto se giovani.
In questo, creare uno spazio di dialogo sicuro, privo di giudizi e di competizione è stato fondamentale. Oltrepassare le dinamiche delle lezioni frontali ha permesso che si innescassero dinamiche creative, supportate da strumenti nuovi di lavoro, che hanno permesso a chi ha partecipato di autogestire un flusso di confronto e discussione costante e rispettoso delle prospettive di tuttə.
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