Con l'Atlante di genere per una città femminista, il Comune di Bologna apre la strada a un ripensamento degli spazi urbani in una prospettiva femminista, intersezionale e capace di partire dai dati, elementi imprescindibili per rendere visibili le disuguaglianze e ripensare i luoghi a partire dalle persone che li abitano

Rileggere 
la città

di Arda Lelo, Giulia Sudano, Valentina Bazzarin, Teresa Carlone

In un tempo in cui le città diventano sempre più complesse e stratificate, il Comune di Bologna ha compiuto un passo in avanti nell’urbanistica di genere e, in generale, nel programmare politiche più eque, proponendo un’indagine su come le persone si muovono e vivono lo spazio pubblico. I risultati di questo lavoro sono confluiti nell’Atlante di genere di Bologna per una città femminista

Disponibile online in formato open access, l'atlante nasce dalla volontà di Emily Clancy, vicesindaca con delega alle Pari opportunità e al contrasto alle discriminazioni e alla violenza di genere, di creare uno strumento innovativo, combinando il lavoro dell’Ufficio pari opportunità con il percorso istituzionale attivato con la campagna #datipercontare promossa dall'associazione femminista Period Think Tank nel 2021 e l’Atlante di genere di Milano, realizzato dall'associazione di promozione sociale Sex and the City.

Con l’approvazione di una delibera di giunta nell’aprile 2021, quello di Bologna è stato il primo comune italiano ad aderire alla campagna #datipercontare, assumendo l’impegno formale di disaggregare, a partire dal genere, i dati prodotti a livello municipale e di renderli accessibili come open data. Questo impegno si è poi ulteriormente articolato con l’intenzione di realizzare la valutazione preventiva di impatto di genere delle politiche pubbliche a livello cittadino. Un percorso sperimentale di raccolta e utilizzo di dati e indicatori di genere che ha dialogato con l'osservazione urbana da una prospettiva femminista, sviluppata dall'associazione Sex and the City nell’Atlante di genere di Milano come metodologia di analisi delle città.

L’Atlante di genere di Bologna per una città femminista è diventato quindi un dispositivo politico e culturale che invita a rileggere la città da una prospettiva intersezionale, attenta non solo alle differenze tra uomini e donne, ma anche a tutte le soggettività invisibilizzate. In questo senso, rappresenta un punto di svolta: non c'era mai stato a Bologna uno strumento strutturato e sistematico per esplorare l’impatto del genere sulla qualità della vita urbana.

Grazie all’uso combinato di dati disaggregati per genere e mappe tematiche, l’atlante permette di individuare gli “usi differenziati” della città. L’attraversabilità degli spazi non si articola e non si costruisce, infatti, allo stesso modo per tutte le soggettività urbane: le persone fanno esperienza della sicurezza in circostanze differenti. Allo stesso tempo, non tutte si vedono rappresentate nella toponomastica o si sentono accolte nell’accesso ai servizi, o in termini di possibilità abitative. 

La pubblicazione evidenzia queste disuguaglianze e diventa così una chiamata all’azione per le istituzioni e la cittadinanza.

Per la scrittura dei contenuti e per le infografiche che accompagnano i testi sono stati utilizzati dati di diversa natura: dati primari, raccolti attraverso questionari e interviste, e dati secondari, provenienti da ricerche esistenti e open data. L’integrazione di fonti qualitative, quantitative e geolocalizzate ha permesso inoltre una lettura articolata e sfaccettata del territorio bolognese, concentrandosi sulle sue periferie e sulle marginalità. 

L’analisi è stata impostata a partire da un approccio e una metodologia propria del femminismo dei dati, che ha orientato la raccolta e l’interpretazione delle informazioni verso una prospettiva critica. Questo ha reso possibile un’esplorazione originale dei luoghi, non solo per comprenderne le funzioni attuali, ma anche per far emergere i bisogni, i desideri e le visioni di chi li attraversa e li vive.

Il cuore del progetto è la prospettiva femminista intersezionale, intesa non come mera rivendicazione delle donne, ma come una lente attraverso cui osservare criticamente le strutture di potere e le loro ripercussioni sulla vita quotidiana per tutte le persone. Si tratta di un approccio che valorizza l’ascolto, la cura, la redistribuzione delle risorse e la pluralità delle esperienze. L’approccio intersezionale consente infatti di ampliare ulteriormente lo sguardo: il genere si intreccia con altre dimensioni individuali e sociali – l’etnia, la classe sociale, l’età, la disabilità, l’orientamento sessuale – generando forme specifiche e composite di vulnerabilità o esclusione. L’atlante riconosce questa complessità e la mette al centro della lettura del tessuto urbano.

La pubblicazione si articola in sei macro-temi che fotografano alcuni aspetti della vita urbana come punto di partenza per un obiettivo più ambizioso: consolidare e ampliare nel tempo la raccolta e l’analisi dei dati quantitativi e qualitativi per articolare meglio la prospettiva e il punto di vista delle soggettività marginalizzate nella città.

Sicurezza nello spazio pubblico: le donne e le persone Lgbtqia+ vivono con maggiore intensità la percezione del rischio nello spazio urbano. Le mappe contenute nell’atlante registrano i luoghi percepiti come insicuri, in particolare nelle ore serali e notturne, e mostrano come questa percezione incida sulle libertà di movimento e sulle scelte quotidiane.

Mobilità: l’analisi evidenzia come le modalità di spostamento siano spesso condizionate dal genere. Le donne tendono ad avere una mobilità più composita, legata alla cura della famiglia e all'accesso a servizi scolastici o sanitari. Le disparità di accesso e la carenza di infrastrutture accessibili penalizzano soprattutto chi ha minore autonomia economica.

Servizi e sanità: la distribuzione dei servizi e l’accesso alla sanità non sono imparziali. L’atlante mette in luce come la risposta istituzionale alle esigenze di salute riproduttiva, sessuale e psicologica sia ancora parziale e diseguale. Riemerge con forza il bisogno di servizi territoriali capillari e con delle competenze trasversali e attente alle molteplici dimensioni della vita sociale e culturale delle persone.

Abitare: il tema dell’abitare viene affrontato in chiave di accessibilità e inclusione. La crisi abitativa colpisce in modo sproporzionato le donne sole con figli e figlie, le persone trans, le giovani precarie. L’atlante sottolinea la necessità di modelli abitativi nuovi e solidali, che riconoscano la diversità delle esperienze di vita.

Toponomastica: le strade, le piazze e i parchi di Bologna raccontano ancora una storia prevalentemente maschile. L’atlante restituisce l’evidenza di una memoria urbana sbilanciata, dove le figure femminili sono rare eccezioni. Rimettere mano alla toponomastica diventa un atto di giustizia simbolica: nominare è riconoscere, legittimare, raccontare e ricordare.

Sex work: sebbene meno visibile rispetto al passato, il lavoro sessuale continua a sollevare questioni complesse: dai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori sessuali alla sicurezza nei quartieri, dalla regolamentazione ai pregiudizi. L’atlante dedica attenzione a questo tema, spesso rimosso, proponendo una riflessione che parte dalla realtà delle persone coinvolte.

Non si tratta solo di “fotografare” la realtà urbana, ma di abilitare analisi nuove per attivare un cambiamento: rendere visibili le molteplici disuguaglianze è il primo passo per immaginare politiche pubbliche più eque e ripensare gli spazi urbani a partire dalle vite delle persone che li abitano.

Strumento vivo e aperto, in continua evoluzione, strumenti come l'atlante non rappresentano quindi una meta, ma sono punti di partenza che aprono nuovi sguardi sulle questioni urbane. Sono inviti a ripensare le città non come spazi neutri, ma come ambienti costruiti su relazioni di potere che possono – e devono – essere riequilibrate. 

Il cambiamento richiede tempo, ma soprattutto volontà politica, ascolto e responsabilità. E quello che sta accadendo a Bologna è la prova concreta che è possibile lavorare per costruire città più eque, attente e vicine a chi troppo spesso resta ai margini del discorso pubblico. E che è possibile farlo non solo attraverso "progetti urbani", ma adottando una visione, mettendo in pratica un atto di giustizia sociale.

L'Atlante di Bologna per una città femminista sarà presentato a Roma il 12 giugno presso la Casa delle donne Lucha Y Siesta.

Per saperne di più


Source URL: https://www.ingenere.it/articoli/rileggere-la-citta