Raggiungere almeno il 30% di presenza femminile nella leadership delle organizzazioni pubbliche e private in Italia entro il 2020 è l'obiettivo della campagna lanciata dal club 30%. Ne parliamo con Nicolò Boggian, membro del comitato direttivo

Per una leadership
femminile al 30%

di Redazione

Si chiama club 30% e a fine 2015 ha lanciato una campagna per raggiungere entro il 2020 almeno il 30% di presenza femminile nella leadership delle organizzazioni pubbliche e private in Italia e accelerare in modo significativo la partecipazione delle donne nei luoghi dove si decide. Una partecipazione "tanto più necessaria in un paese come il nostro dove i talenti delle donne sono sotto-utilizzati, nonostante le donne rappresentino da anni la maggioranza dei laureati e possiedano talenti facilmente e rapidamente fruibili" spiegavano gli ideatori all'inizio della campagna. Per capire meglio cos'è il club 30%, quali sono le sue finalità e attività abbiamo parlato con Nicolò Boggian, tra i promotori del Forum per la meritocrazia e membro del comitato direttivo del club 30%, un comitato che si occupa di dare una direzione e offrire un supporto al club sulle attività operative.

Che tipo di soggetto rappresenta il club 30% e quali sono le sue finalità in Italia?

Il club non è un’organizzazione vera e propria con un consiglio d’amministrazione, ma un gruppo di cui fanno parte gli amministratori delegati di altre organizzazioni aziendali e universitarie. La finalità centrale è quella di elevare la partecipazione femminile al 30% nella leadership delle organizzazioni. C’è poi una finalità più profonda, che personalmente ha costituito il motivo della mia adesione a questo club. Mi sembra che l’iniziativa sia in linea con le nostre attività sulla meritocrazia, e avere una quota di donne in azienda è un modo per verificare che ci sia meritocrazia in quella organizzazione, se c’è meritocrazia in un’organizzazione lo si vede perché le donne sono spesso più brave degli uomini, hanno doti e capacità forse ancora più adatte a quella che è l’economia dei servizi, moderna e del futuro. Ci dovrebbe essere una quota addirittura paritetica. Per cui, elevare la partecipazione femmile al 30% nei ruoli dirigenziali, significa raggiungere la meritocrazia e la qualità nelle organizzazioni. Come Forum abbiamo a disposizione vari strumenti di analisi e abbiamo riscontrato un gap negativo delle organizzazioni italiane rispetto alle multinazionali. Certo, ci sono delle aziende eccellenti anche in Italia, ma la media delle aziende italiane ha una percezione della meritocrazia molto inferiore rispetto alle multinazionali che pure hanno dipendenti italiani, management italiano, respirano la stessa aria e sono sottoposte alle stesse regole. Per cui avere una quota femminile al vertice serve a portare più meritocrazia nelle aziende italiane oltre a una maggiore qualità organizzativa.

In che modo il club si differenzia da altre organizzazioni di promozione della presenza delle donne nelle posizioni apicali nelle aziende.

Prima di tutto il club è un chapter italiano di un progetto internazionale, che si porta quindi dietro anche know how e pratiche dall’estero. Poi, non è uno strumento normativo, come lo è stata ad esempio la famosa legge sulle quote rosa, con cui la situazione nei consigli d’amministrazione è molto migliorata negli ultimi anni. Ma noi vogliamo produrre un cambiamento culturale e preferiamo che ci siano degli incentivi più morbidi, attraverso anche la diffusione di studi, il fare cultura e networking tra gli opinion leader del mercato, questa ci sembra la strada migliore rispetto a quella normativo-sanzionatoria. Infine, il club crea integrazione tra know how teorico ed esperienza pratica, conoscenze aziendali e saperi universitari attraverso una rappresentanza paritetica di docenti universitari, membri di aziende e associazioni.

Quali sono le prossime iniziative in Italia?

A breve verrà pubblicato un libro bianco, che raccoglierà indicazioni e direttive, un modello, quello del libro bianco, nato nel contesto universitario ma che speriamo di utilizzare presto in ambito aziendale. Il volume includerà pochi strumenti concreti per rompere il soffitto di cristallo nelle organizzazioni. Tra i temi al centro delle prime bozze: fare in modo che nei percorsi d’istruzione le donne intraprendano anche percorsi tecnico-scientifici e non solo umanistici, dotare le organizzazioni di accorgimenti organizzativi per la conciliazione dei tempi e di processi di verifica sull’attuazione delle pari opportunità, in modo che gli uomini non promuovano solo gli uomini, dando aumenti esclusivamente agli uomini. Stiamo poi studiando come premiare ricerche universitarie dedicate alla valorizzazione del talento femminile nelle aziende. È prevista una giornata di presentazione a Roma in cui si parlerà anche di questo.  

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