Tecnologie come il crowdmapping sono al centro della progettazione di spazi urbani più inclusivi. Ne parliamo con Monica Cerutti, che ha lavorato a FirstLife, una piattaforma sviluppata dall'Università di Torino per ripensare la città in base alle esigenze di chi la vive

Ripensare 
le città

Nonostante sia iniziato negli anni Sessanta, l'interesse per l'urbanistica di genere è emerso solo di recente in molti paesi, inclusa l'Italia. 

Il saggio Vita e morte delle grandi città (Einaudi, 2009) della giornalista americana Jane Jacobs è fra le prime pubblicazioni ad aver evidenziato le criticità del modello urbano tradizionale, caratterizzato da una marcata "zonizzazione" che limita fisicamente le donne alle attività di cura. Un modello che riflette un'idea di società patriarcale, assegnando agli uomini ruoli di privilegio, potere e controllo. 

Le esperienze che donne e uomini fanno delle città sono profondamente diverse, e l'urbanistica di genere rivoluziona la pianificazione e il concetto stesso di città, tenendo in considerazione le diverse necessità di tutta la popolazione per creare uno spazio urbano più inclusivo e aperto. Un approccio che sta diventando sempre più parte integrante del dibattito pubblico.

In questa cornice culturale si inserisce FirstLife, una piattaforma open source nata per costruire, rafforzare, migliorare e aumentare le relazioni sociali all'interno delle comunità urbane. 

Sviluppata dal gruppo Territori e comunità digitali del Dipartimento di informatica dell’Università di Torino, FirstLife parte dall'analisi dei bisogni delle persone e dal loro coinvolgimento nei progetti urbani per indagare a quali immaginari dovrebbe rispondere la città in cui vivono, e costruire spazi adeguati alle loro reali esigenze. 

Ne parliamo con Monica Cerutti, che ha lavorato per introdurre l’approccio di genere in tutte le politiche della città di Torino ricoprendo diversi incarichi, fra cui quelli di consigliera comunale, presidente delle commissioni Pari opportunità e Ambiente e assessora regionale. Per le attività di ricerca di FirstLife, Cerutti ha attivato una collaborazione con il Dipartimento di informatica dell’Università di Torino.

Monica Cerutti
Monica Cerutti

Raccontaci meglio che cos’è FirstLife e da dove arriva l’idea che l'ha fatta nascere.

FirstLife si basa sul crowdmapping e la neo-geografia – il fenomeno di massa di costruzione di mappe virtuali attraverso dispositivi Gps (Global positioning system, ndr) –, e si ispira alla "città dei 15 minuti", il modello urbano che promuove il concetto di prossimità, già in atto in città e metropoli come Parigi, Milano e New York. La realtà digitale di FirstLife non si contrappone a quella fisica, ma, al contrario, la amplifica e la supporta. Non avendo interessi commerciali, vuole favorire una relazione libera e consapevole con gli strumenti digitali.

Chi può utilizzare la piattaforma e perché dovrebbe farne parte, quali sono le principali attività che facilita?

La piattaforma open source può essere utilizzata da gruppi, formali e informali, di cittadine e cittadini che mettono in rete azioni, pensieri e progettualità per il bene comune, impegnandosi nel racconto e nella documentazione del territorio: dalle scuole che promuovono l’educazione civica e digitale per affrontare le sfide della contemporaneità, alle pubbliche amministrazioni in dialogo con la cittadinanza per lo sviluppo della democrazia partecipata. Ma anche enti di ricerca e istituzioni che indagano il territorio alla luce di questioni d’interesse collettivo, esercenti e reti che promuovono il commercio e i servizi di prossimità, network e istituzioni impegnate nella cooperazione internazionale, ed enti del terzo settore che credono nelle attività ad alta partecipazione.

In questa direzione il Dipartimento di informatica dell’Università di Torino, che ha rappresentato il centro delle attività di ricerca del progetto, ha coinvolto l'associazione Toponomastica Femminile che da anni si occupa di geografie di genere nei contesti urbani. Cosa è emerso da questa collaborazione?

Toponomastica Femminile ha sperimentato l’uso del social network civico FirstLife per restituire la mappatura dei luoghi urbani intitolati a personaggi pubblici femminili nella città di Torino. Sulla mappa sono state geo-referenziate strade, piazze, giardini e altri luoghi pubblici intitolati alle donne, a ciascuno dei quali corrisponde una card con una breve biografia della figura a cui sono intitolati. Accedendo alla bacheca interattiva è possibile commentare, inserire integrazioni, partecipare alle discussioni e ai sondaggi. La piattaforma era stata lanciata in occasione della Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori, che ha permesso di portare all’attenzione del pubblico la riflessione sull’equilibrio di genere nella simbologia urbana, una questione collettiva che riguarda tutte e tutti. È stato uno strumento utilizzato anche nelle scuole per approfondire la tematica della parità di genere, sollecitando anche i sondaggi per le intitolazioni a donne di nuove vie e giardini.

E poi c'è stato il lavoro che avete fatto con Torino Città per le donne, com'è andata?

Con l’iniziativa Risorse in rete dell’associazione, abbiamo dato  visibilità alle realtà civiche torinesi per la parità di genere nel lavoro, l'inclusione sociale, il contrasto alla violenza, l'imprenditoria, la formazione, l'educazione sessuale, la medicina di genere e la cultura. Il progetto è stato creato in collaborazione con il Dipartimento di informatica dell’Università di Torino e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. La mappatura geo-referenziata di FirstLife e la Guida delle organizzazioni per le donne a Torino che ne sono emerse hanno messo in luce – e in rete – un tessuto ricchissimo di organizzazioni, movimenti e gruppi informali, valorizzandone le competenze, l’attivismo e la capacità di innovazione a livello territoriale. Il progetto supporta le loro attività di sensibilizzazione, informazione e advocacy sulle tematiche di genere, con un approccio femminista e intersezionale anche sul piano dei diritti. La mappatura online restituisce una fotografia aggiornata e aggiornabile di questo universo in costante mutamento. 

Quali saranno i prossimi passi in termini di politiche e di urbanistica di genere?  

La nostra idea è quella di far confluire le diverse progettualità in un’unica piattaforma: crediamo che i principi che hanno guidato la costruzione di FirstLife, a partire dal crowdmapping, siano in assoluta coerenza con l’idea di mappare dal punto di vista di genere le città, e i luoghi fisici e virtuali che le persone abitano, tenendo insieme tutte le differenze, di genere, di classe, di provenienza. Si tratta di dare visibilità a progetti che possano dialogare fra loro e dare un contributo anche nella direzione del superamento del divario di genere digitale. Su questo punto, è fondamentale la presenza in piattaforma dell'associazione Donne 4.0, che si occupa proprio di superare il gap negli ambienti delle nuove tecnologie.

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