Quante donne in Italia hanno raggiunto vertici di potere nella pubblica amministrazione? Una ricerca di Openpolis fa il punto sul gender gap nelle istituzioni
Il gender gap
delle istituzioni
Gender gap e potere amministrativo, una ricerca di Openpolis mostra quante donne in Italia hanno raggiunto vertici di potere nella pubblica amministrazione. La prima considerazione che salta agli occhi è la diversità di rappresentanza femminile nei vari ministeri: a spiccare quanto a donne nei posti che contano c’è il ministero della giustizia, con ben 3 dei 4 dipartimenti di cui è formato che vedono proprio le donne in ruoli guida. La ricerca sottolinea la particolarità di questo dato, se è vero infatti che a ricoprire il ruolo di capi di dipartimento del ministero sono magistrati, è proprio nella magistratura che le donne incontrano i maggiori ostacoli di avanzamento professionale.
I numeri di Openpolis parlano chiaro: seppure attualmente le donne magistrato sono più numerose degli uomini, attestandosi al 54% contro il 46% degli uomini, se si guardano i magistrati con ruoli direttivi si riscontrano ben 42,8 punti di divario fra uomini e donne. Ma contro ogni aspettativa, il fatto che le donne siano sottorappresentate negli incarichi semidirettivi e direttivi, non ha poi impedito una rappresentanza forte ai vertici del ministero.
A scorrere la classifica di ministeri in cui le donne superano gli uomini nella dirigenza dei ministeri si vede come queste guadagnino una quota appena superiore al 50% al ministero del lavoro e al ministero dei beni e delle attività culturali. Mentre uomini e donne sono rappresentati in maniera equa presso il ministero dell'economia e delle finanze, il ministero dell’istruzione e quello delle infrastrutture e dei trasporti.
Netta invece la prevalenza degli uomini ai vertici del ministero dello sviluppo economico (appena il 25% di dirigenti donne), di quello dell’interno, della salute, e degli affari esteri. In questi ultimi tre ministeri, fa notare Openpolis, le donne dirigenti non oltrepassano quota 20%.
La rappresentanza femminile guadagna però terreno presso Palazzo Chigi, con un 42,86% di dirigenti donne.
Le cenerentole della classifica, quanto a donne con incarichi di vertice, sono il ministero dell’ambiente, il ministero delle politiche agricole, il ministero della difesa: qui la rappresentanza femminile al potere è pari a zero.
Fa storia a sé il ministero dell’università, con una struttura separata da quella del ministero dell’istruzione, con il ruolo di segretario generale assegnato a Maria Letizia Melina, e gli altri incarichi alla data della ricerca (novembre 2020) ancora da assegnare.
“I ruoli di vertice in cui è più frequente trovare una donna” spiega Openpolis “sono quelli legati all'organizzazione, al personale e alle risorse umane. Su 14 ministeri 11 hanno direzioni generali o dipartimenti che indicano già dal nome che la struttura si occupa di questo tipo di attività. Tra questi 7 sono gestiti da dirigenti donne”.
La ricerca di Openpolis – che nell’analisi della rappresentanza femminile nei vari ministeri ha preso in considerazioni i capi dipartimento, i segretari generali e i direttori generali, oltre che, per la presidenza del consiglio, il segretario generale, i vice, i capi dipartimento, i capi degli uffici e, per il ministero della difesa, il segretario generale e i capi di stato maggiore – si inscrive in un vasto filone di ricerca su donne e potere.
Da poco uno studio del think thank Orizzonti politici, ad esempio, ha messo insieme i numeri sul gender gap in politica sia a livello europeo che italiano. Nello studio si ricorda come in Italia, in 70 anni di storia repubblicana, tenendo conto delle donne a capo delle commissioni parlamentari, su 450, soltanto 30 sono state quelle permanenti presiedute da una donna.
Insomma, per le donne continua a presentarsi, da anni, la medesima difficoltà: raggiungere posizioni di leadership in politica. Se si guarda all’attuale situazione amministrativa, in qualche ministero si registra un cambio di passo, ma non in tutti.
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