Donne e part-time involontario

Data pubblicazione
Autori
Aa.Vv.
Committente
Forum Disuguaglianze e Diversità

 

Il rapporto Da conciliazione a costrizione: il part-time in Italia non è una scelta. Proposte per l'equità di genere e la qualità del lavoro del Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) fornisce un quadro completo sul part-time involontario in Italia, dal quale risulta che a essere maggiormente colpite dal fenomeno siano le donne rispetto agli uomini – "sotto ogni profilo, socio-demografico, territoriale, di tipologia contrattuale o di settore", si legge nel comunicato stampa diffuso dall'organizzazione.

Il rapporto è stato elaborato da un gruppo di lavoro raccolto attorno al Forum Disuguaglianze e Diversità, che riunisce esponenti del mondo accademico e della ricerca con la cittadinanza attiva, con l'obiettivo di avanzare proposte per politiche pubbliche e azioni collettive che riducano le disuguaglianze.

In particolare, sono state coinvolte Giorgia Amato, ricercatrice del ForumDD; Susanna Camusso, senatrice del Partito Democratico; Daniela Luisi, ricercatrice e membro dell'Assemblea del ForumDD; Matteo Luppi, ricercatore presso l'Istituto nazionale per le politiche pubbliche (Inapp); Federica Pintaldi, dirigente di ricerca presso l'Istituto nazionale di statistica (Istat); Silvia Vaccaro, responsabile comunicazione del ForumDD. 

A partire dall'analisi di dati italiani ed europei, il rapporto fornisce una lettura e un'analisi del fenomeno del part-time involontario nel suo complesso, sia attraverso l'osservazione dei lavoratori e delle lavoratrici e delle loro caratteristiche, sia dal lato della domanda di lavoro, ossia delle imprese.

Nello specifico, proponendo una lettura di genere dei dati Istat del 2022 contenuti nella Rilevazione sulle forze di lavoro, il rapporto mostra come il part-time involontario riguardi più di 2 milioni di persone in Italia, ovvero più della metà (56%) dei 4 milioni e 203.000 lavoratori e lavoratrici impiegate con questa forma contrattuale. 

Una condizione che non è il frutto di una libera scelta, e dalla quale le persone non traggono "alcun beneficio, né rispetto alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro né sul fronte remunerativo", si legge nel rapporto, che rivela come il fenomeno riguardi perlopiù le donne (il 16,5% sul totale delle occupate) rispetto agli uomini (5,6% sul totale degli occupati).

A partire dall'indagine Inapp 2021 Qualità del Lavoro nella sua componente relativa alle unità locali, il rapporto analizza poi i dati sulle imprese che impiegano personale a tempo parziale, da cui risulta che in più del 60% delle imprese, a essere impiegate a tempo parziale sono quasi esclusivamente o esclusivamente le donne.

Per contrastare questo fenomeno in crescita e invertire la rotta, il rapporto propone tre aree di possibile intervento a livello di azione politica: contrattazione, aumento dei controlli e disincentivi alle forme involontarie di part-time.

La sezione del rapporto "Non è stata una mia scelta" contiene infine le storie di cinque lavoratrici anonime che non hanno scelto il lavoro part-time, dalle quali "emerge un quadro poco rassicurante, in cui le lavoratrici faticano a immaginare un affrancamento da una condizione precaria e deficitaria", si legge nella conclusione del rapporto.

Alla presentazione del documento, che si è svolta a Roma presso il Senato della Repubblica il 6 maggio 2024, hanno preso parte Pierangelo Albini, Responsabile Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, Chiara Davoli, sociologa e attivista, assegnista di ricerca all'università di Urbino, Fabrizio Russo, Segretario generale Filcams e Annamaria Simonazzi, nel comitato editoriale di inGenere e Presidente della Fondazione Giacomo Brodolini. 

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