Lezione di confini al Minghetti di Bologna: in cattedra due donne, una palestinese e una israeliana
Dareen e Gali
Al liceo Minghetti di Bologna è finita l'occupazione solo da qualche giorno. Sulle impalcature che coprono la facciata in ristrutturazione campeggiano ancora striscioni contro la riforma Gelmini. Ultimo strascico di una protesta ormai conclusasi.
Dareen e Gali varcano la soglia dello storico liceo bolognese di prima mattina. Le due giovani donne, una palestinese e una israeliana, sono state invitate dall'Associazione per la Pace ad attraversare insieme l'Italia, per raccontare cosa vuol dire cercare di vivere oggi in Israele e Palestina. Sono state a Roma, proseguiranno per Bergamo e poi per Torino. A Bologna arrivano direttamente da Pisa, dove il giorno precedente hanno partecipato a diversi incontri fino a tarda sera. Sono stanche e si tirano dietro pesanti valigie.
Dareen Khattab ha la carnagione olivastra. Una cascata di sottili ricci corvini le cadono sulle spalle leggeri. La figura è esile. Il viso è dolce. I modi sono dimessi. E' avvolta da un'aura di forza e fermezza. Ha uno sguardo triste e determinato. L'aspetto è quello di una donna che ha dovuto vedere e subire cose difficili da raccontare. Dareen è un'attivista di prima linea. E' stata leader del One Voice Movement per la promozione della nonviolenza nella risoluzione dei conflitti. E' stata coordinatrice del gruppo Hamoked per la difesa dei diritti dei cittadini palestinesi di Gerusalemme. Oggi è impegnata come coordinatrice dell'International Women Commission che vede donne israeliane, palestinesi e internazionali impegnate per una pace giusta in Israele e Palestina.
Gali Agnon è una ragazza straordinariamente giovane con un'aria da Valchiria. Nonostante l'abbigliamento informale e il taglio di capelli non curato, ricorda una nobildonna asburgica del XIX secolo. Il viso è aperto e luminoso. I lineamenti delicati e regolari. I capelli biondi venati di rosso. E' fra le fondatrici di una delle cooperative agricole del circuito di Abed's Land, dove volontari israeliani e palestinesi lavorano insieme per arginare la penetrazione di nuove colonie abusive fra Gerusalemme e Gush Etzion. Si è rifiutata di prestare servizio militare scegliendo il servizio civile, gesto che in Israele ha un peso forte e richiede una certa dose di coraggio. Gali è stata fra le fondatrici del movimento di solidarietà con il quartiere di Sheikh Jarrah nella parte est di Gerusalemme.
Due donne molto diverse nelle sembianze, nelle radici, nelle rispettive appartenenze, entrambe impegnate per costruire un Paese diverso dove violenza e discriminazione possano lasciare posto a giustizia e convivenza.
Dareen e Gali hanno parlato con circa un centinaio di ragazzi fra i sedici e i diciotto anni. Hanno tracciato grandi disegni di gesso sulla lunga lavagna dell'Aula Magna per mostrare i confini di Israele, la Green Line, la Cisgiordania, la corona di colonie illegali israeliane che cresce attorno a Gerusalemme Est, il muro che divide le famiglie e le comunità dalle terre coltivate.
Dareen e Gali hanno spiegato la complessa legislazione civile cui sono sottoposti i palestinesi. Hanno illustrato i pochi diritti e le molte limitazioni riservati a quanti fra questi sono cittadini d'Israele, tutto sommato dei privilegiati rispetto a tutti gli altri. Hanno parlato di come i palestinesi della Cisgiordania non possano lasciare il loro Paese se non attraverso un complicato e arbitrario sistema di permessi che ne autorizzano e regolano i movimenti, e di come i cittadini di Gaza siano dei veri e propri prigionieri.
Dareen a Gali si sono alternate con intelligenza e garbo, invitandosi l'un l'altra a non lasciare che nessun punto venisse trattato da una sola voce. Si sono soffermate a lungo anche sulla situazione di Gerusalemme e sugli espropri nei diversi quartieri della zona est. Il quartiere di Sheikh Jarrah è un esempio fra molti. Qui le famiglie palestinesi sono state cacciate fuori dalla loro case. La polizia israeliana è arrivata nel cuore della notte. Ha buttato i loro averi in mezzo alla strada e ha fatto posto ai coloni israeliani, forti delle sentenze dell'Alta Corte di Giustizia che ne riconosce lontani diritti di eredità su quelle terre. Le famiglie palestinesi si sono accampate sui marciapiedi di fronte alle loro vecchie abitazioni e non si muovono di lì da mesi, costrette a guardare da fuori le case costruite dai loro avi e dove ha preso forma la loro storia e quella dei loro congiunti. I coloni asserragliati all'interno occupano all'ombra della loro bandiera vittoriosa, protetti da guardie armate che non esitano a sparare, come di recente è successo nel quartiere di Silwan. Ma ogni venerdì a Sheikh Jarrah, nevichi o ci sia il sole, faccia freddo o si soffochi per l'afa, si svolge sempre la stessa scena. Israeliani e palestinesi, pacifisti e attivisti di ogni nazionalità, si riuniscono e danno luogo a una festa gioiosa piena di musica, canti, colori. Una manifestazione in cui sono bandite le appartenenze. Donne e uomini per la pace, contro l’espulsione dei palestinesi dalle loro case. E' lì che per la prima volta ho incontrato Gali che con suo fratello anima con musica e canti le manifestazioni a Sheikh Jarrah. Ed è proprio Gali che racconta agli studenti del Minghetti i torti che il suo popolo perpetra ai danni dei palestinesi in quel quartiere. E' forse uno dei pochi momenti in cui Dareen abbassa lo sguardo, lei che a Gerusalemme Est è cresciuta.
Dareen e Gali raccontano anche di come le donne palestinesi siano delle vittime predestinate in una società che di certo non le valorizza, ma che l'occupazione ostacola oltremodo nell'accesso all'istruzione e alle cure di base. La Cisgiordania non brilla per ospedali attrezzati e tecnologie all'avanguardia, nonostante i medici palestinesi siano celebri nel mondo per le loro capacità. Per costruire e far arrivare macchinari ci vogliono permessi. I permessi non vengono concessi, o tassati al punto di renderli inutilizzabili. Le donne, in un Paese dove di figli se ne fanno ancora molti, sono le prime ad aver bisogno di cure. Le prime a richiedere i permessi per raggiungere gli ospedali israeliani e a provare sulla pelle i rifiuti, i ritardi, le umiliazioni. Dareen e Gali raccontano di quante donne hanno partorito ai check-point sotto gli occhi dei soldati, in attesa di poter passare.
Dareen e Gali hanno parlato per circa due ore, appassionatamente. E gli studenti del liceo Minghetti le hanno ripagate nella maniera più straordinaria. Un'ora di domande serrate. Nessuno si è curato della campanella della liberazione di fine giornata.
Dareen e Gali alzandosi hanno voluto ringraziare con calore Assopace Bologna, Donne in Nero e Associazione Orlando che hanno lavorato per rendere possibile questo incontro. Hanno inoltre pregato i presenti di conservare il ricordo di questa giornata in cui hanno assistito a un piccolo miracolo: una donna palestinese e una donna israeliana si sono sedute una a fianco all'altra e hanno parlato insieme per una pace giusta e per la convivenza dei loro popoli. Un miracolo che si è riproposto in serata presso il Centro di Documentazione Donne di Bologna dove Dareen e Gali hanno dimostrato nuovamente che un'altra strada è possibile.