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Come funzionano i fondi del Next Generation, il programma dell’Unione europea per il rilancio e la risposta alla crisi pandemica approvato a luglio, e cosa sta facendo l'Italia. La scheda

Come accederemo ai
fondi per la ripresa

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Foto: Unsplash/ Ross Sneddon

Next Generation EU (NGEU) è il programma dell’Ue di rilancio e risposta alla crisi pandemica, approvato dal Consiglio il 21 luglio 2020, su proposta della Commissione. Lo strumento principale di finanziamento ai paesi membri (attraverso sovvenzioni e prestiti) è il Recovery and Resilience Facility (RRF), a cui si aggiungono altri fondi.[1] L’insieme di tutti questi fondi, indicato con il termine-contenitore recovery fund, mette a disposizione dei paesi membri 750 miliardi di euro (con risorse reperite dalla Commissione attraverso l’emissione di Eurobond), di cui 390 di sovvenzioni (grants) e 360 di prestiti (loans). L’assegnazione dei fondi ai paesi si basa su un insieme di criteri concordati.

Sovvenzioni. Per il 70% dei fondi disponibili per aiuti, l’allocazione considera le seguenti variabili: (i) popolazione, (ii) l'inverso del PIL pro-capite e (iii) la media del tasso di disoccupazione negli ultimi 5 anni (2015-2019) rispetto alla media Ue. Per il 30% dei fondi disponibili per aiuti, verrà considerata la perdita osservata del PIL reale nel 2020 (per il 50%) e la perdita cumulativa osservata del PIL reale nel periodo 2020-2021 (per il 50%).

Prestiti. Ciascun paese può richiedere un prestito (contemporaneamente alla presentazione del proprio piano o successivamente, (fino al 31 agosto 2023). Non esiste una chiave di assegnazione fissa. Tuttavia, per garantire l'accesso a tutti gli Stati membri che ne facciano richiesta, i prestiti sono limitati al 6,8% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) di ciascuno Stato membro.

Per accedere ai fondi del NGEU (RRF e altri fondi), ogni paese membro deve elaborare un Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR). Tale piano definisce il programma di riforme (es. regolamento degli appalti, semplificazione amministrativa, riforma fiscale) e investimenti (come formazione di capitale in senso ampio: capitale fisso, capitale umano e capitale naturale) del paese per gli anni 2021-2024. Dovranno essere descritte, in modo dettagliato, le misure per l'attuazione di riforme e progetti d'investimento (sia del settore pubblico, sia del settore privato), strutturati in un pacchetto coerente. Il piano deve essere coerente con le priorità definite dal programma NGEU (in particolare, i fondi del RRF devono rispettare le priorità di spesa relative alla transizione verde e digitale) e quelle specifiche individuate per ogni paese nel contesto del semestre europeo (ovvero, le ‘Raccomandazioni’ fatte dalla Commissione negli ultimi due anni (giugno 2020, giugno 2019).

Il PNRR deve presentare un insieme di elementi[2] in base ai quali il piano è valutato e approvato (dalla Commissione e successivamente dal Consiglio ECOFIN), tra cui:

  • una spiegazione del modo in cui il piano rafforza il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale ed economica del paese, attenua l'impatto sociale ed economico della crisi e contribuisce a migliorare la coesione sociale e territoriale e a rafforzare la convergenza;
  • una spiegazione del modo in cui le misure previste dal piano sono in grado di contribuire alle transizioni verde e digitale o affrontare le sfide che ne conseguono;
  • le modalità per l'attuazione effettiva del piano, compresi i target intermedi e finali proposti e i relativi indicatori, e un calendario indicativo dell'attuazione delle riforme su un periodo massimo di 4 anni, nonché degli investimenti su un periodo massimo di 7 anni;
  • i progetti d'investimento previsti e il relativo periodo d'investimento;
  • la stima del costo totale delle riforme e degli investimenti oggetto del piano, fondata su una motivazione adeguata e una spiegazione di come tale costo sia commisurato all'impatto atteso sull'economia e sull'occupazione.

La scansione temporale per l’utilizzo dei fondi del programma Next Generation 

L’iter procedurale per ottenere i fondi, impegnarli e spenderli è relativamente lungo e complesso. Vale pertanto la pena riportare i passaggi principali.

  • Per richiedere i fondi del Dispositivo RRF i paesi devono predisporre appositi “Piani nazionali per la ripresa e la resilienza” (PNRR), che definiscano riforme e investimenti per i prossimi quattro anni (2021-2024).
  • Tecnicamente, il PNRR costituisce un allegato del programma nazionale di riforma (PNR), e va trasmesso ufficialmente entro il 30 aprile 2021. È tuttavia possibile presentare un progetto di piano a decorrere dal 15 ottobre 2020, ricevendo l’assistenza tecnica della task force della Commissione Europea.
  • La Commissione Europea valuterà i Piani entro 8 settimane dalla presentazione, per proporre al Consiglio ECOFIN la sua approvazione (a maggioranza qualificata), che deve aver luogo entro 4 settimane.  Il tempo richiesto per l’approvazione di ciascun piano può essere di circa 3 mesi.
  • L’approvazione del piano darà la possibilità di accedere subito al 10% del finanziamento globale (anticipo). La parte rimanente di aiuti e i prestiti saranno erogati in modo scaglionato, subordinatamente al raggiungimento dei target intermedi e finali definiti nel PNRR, e verificati dalla Commissione.
  • L’attuazione delle riforme incluse nel piano deve essere previsto su un periodo massimo di 4 anni, quella degli investimenti su un periodo massimo di 7 anni.
  • I paesi dovranno impegnare i trasferimenti ricevuti entro il 2023 (il 70% va impegnato già entro il 2022).
  • L’effettiva erogazione dei fondi del programma NGEU dovrà avvenire entro il 2026, e sarà subordinata al soddisfacente conseguimento di obiettivi intermedi e finali specificati nei Piani.

Le risorse del programma NGEU per l’Italia

Le risorse dello strumento RRF che dovrebbero essere allocate all’Italia sono stimate pari a 191,4 miliardi di euro, di cui 63,8 di sovvenzioni a fondo perduto e 127,6 di prestiti. Alle sovvenzioni del RRF si aggiungono altri 17 miliardi di sovvenzioni previsti dagli altri strumenti del NGEU. Ciò fa salire il totale delle risorse del NGEU per l’Italia a quasi 209 miliardi, pari a circa il 28% delle risorse totali del programma NGEU per i 27 paesi membri. È una quantità considerevole di risorse. È un’opportunità che non può essere sprecata.

Cosa è stato fatto in Italia finora? Proviamo a elencare le informazioni più rilevanti di ciò che è stato fatto.

  • 12 giugno: Rapporto Colao Iniziative per il rilancio Italia: 102 schede. Comitato di esperti in materia economica e sociale, coordinato da Vittorio Colao. Diverse proposte interessanti, alcune innovative, che tuttavia non sembrano essere state utilizzate per sviluppare progetti da includere nel PNRR per l’Italia.
  • 13-21 giugno: Stati Generali, consultazione nazionale Progettiamo il rilancio. Tanta eco nei media, nessun risultato concreto. Nessuno ne parla più.
  • 4 settembre: 557 progetti (per quasi 700 miliardi di euro, oltre tre volte le risorse disponibili) presentati dalle istituzioni pubbliche. Molte le critiche e le perplessità su questo processo di sollecitazioni dal basso, in assenza di una strategia e un coordinamento centrale.
  • 15 settembre: il governo ha inviato al Parlamento la prima bozza per la definizione del piano, Linee guida PNRR per l’Italia, con audizioni in parlamento. È il primo documento ufficiale predisposto dal governo (38 pp., 32 slide) che definisce la prima proposta di linee guida e i criteri per selezionare i progetti finanziabili dal programma NGEU.
  • Metà ottobre: secondo le dichiarazioni del governo, dovrebbe essere pronto il documento con le linee guida PNRR e una prima selezione dei progetti da includere (da sottoporre in via preliminare alla Commissione europea).
  • Gennaio 2021: è intenzione del Governo presentare il PNRR definitivo alla Commissione (per la valutazione dell’ammissibilità ai fondi).  

Note

[1] La parte delle risorse del programma NGEU non distribuita attraverso il Dispositivo principale (RRF) finanzierà altri sei programmi comunitari (per un totale di 77,5 miliardi): REACT-EU (47,5) per interventi mirati a lenire le conseguenze di breve-medio periodo della crisi pandemica; Fondo per una transizione giusta (10) per misure volte a compensare i costi economici della transizione ambientale; Sviluppo rurale (7,5) per interventi a sostegno delle zone rurali; InvestEU (5,6) per la promozione degli investimenti privati; Orizzonte Europa (5)  per la ricerca e l’innovazione in campo sanitario e ambientale; RescEU (1,9) per rafforzare i sistemi nazionali di protezione civile.

[2] Cfr. art.15 della proposta di Regolamento del Parlamento e del Consiglio che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) [COM(2020) 408 final, Bruxelles, 28.5.2020]. 

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