A Milano, dal 26 al 28 settembre prossimi si terrà la conferenza mondiale delle donne, vent'anni dopo Pechino

Vent'anni dopo Pechino
La conferenza delle donne a Milano

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foto Flickr/United Nations Photo

Un percorso a tappe, estremamente democratico perché da voce a tutte, ma proprio a tutte le donne senza far caso alla loro cultura o al loro vissuto, un percorso condiviso perché spontaneo, nato e cresciuto dal basso ma che riesce con sforzo, dedizione e passione a elevarsi quotidianamente portando con sé tutte quelle che ci credono, senza pregiudizi, steccati o costrizioni di sorta. Questa in estrema sintesi l'essenza degli Stati generali delle donne che approdano alla Conferenza mondiale Pechino 20 anni dopo e già si preparano alla prossima tappa Matera città della cultura 2019. Perché questo "agglomerato" di donne che  può cambiare composizione ma non modifica l'idea centrale della valorizzazione di tutte per aiutare il mondo non si ferma mai. È in perpetuo fermento ed evoluzione. 

Sono convinta che se chiedessimo a Isa Maggi se corrisponda oggi a quello che ipotizzava più di un anno fa la metteremmo un po' in imbarazzo. Perché anche i visionari, mi piace definirla così, riferendomi alla accezione positiva del termine italiano che non in tutto corrisponde all'inglese, anche i visionari dicevo ad un certo punto, probabilmente, si stupiscono di quanto hanno realizzato, di come l'idea ha preso forma. E l'idea in questo caso ė molto semplice: dare voce e mettersi in ascolto per fare in modo che "non vi siano luoghi privilegiati per le opportunità", come recita lo slogan di lancio della conferenza. Tant'è che di recente Maggi ha dichiarato: "a chi mi chiede in questi giorni perché abbiamo organizzato la conferenza mondiale delle donne con impegno e dedizione giornalieri, mettendoci tempo, energia e risorse personali e perché in breve tempo siamo riuscite a organizzare un movimento così ampio e a dare voce a un mondo infinito, la risposta che mi viene spontanea è che: ci crediamo! Abbiamo messo in azione un gruppo appassionato di donne attive in tutte le regioni con competenze fantastiche, con voglia di fare e di mettersi in gioco. Il primo obiettivo è stato raggiunto. La squadra c'è e sta lavorando".

Quando a dicembre in tante si sono riunite a Roma per gli stati generali delle donne per favorire una partecipazione attiva di tutte, hanno capito subito, insieme, che occorreva spostarsi sui territori, dove operano le donne normali, quelle del quotidiano, protagoniste a volte ignare e spesso inascoltate, donne con mille istanze e mille proposte concrete, per raccogliere le loro esperienze e i loro bisogni, ma anche semplicemente i loro pensieri. Senza piangersi addosso ma mostrando e trovando soluzioni. Da qui gli stati generali regionali che che si sono svolti a partire dall'inizio dell'anno e si concludono in questi giorni. Di questa esperienza concreta, di questo patrimonio di dati, di esperienze, di progetti verrà presto dato conto con una pubblicazione di sintesi. 

Date le premesse non deve stupire che in alcuni contesti il percorso e gli eventi regionale siano stati gestiti o, se vogliamo, abbiano avuto una responsabile locale - intendendo per responsabile una persona che si è addossata oneri, responsabilità appunto - senza ottenere in cambio altro che il piacere del fare, una responsabile dicevamo inserita in un ambito istituzionale, sovente una Consigliera di parità, una Presidente di CPO, o una componente dei Comitati per l'imprenditoria femminile, e in altri si sia scelta una persona poco conosciuta, ma attenta, preparata e disponibile. Perché la "scelta" e la selezione è stata naturale e spontanea, quasi un cercarsi e trovarsi riconoscendosi in comunità di sentire. Nè ci si deve meravigliare della volontà ferma a mantenersi lontane dalla politica, o meglio dalla partitica, nonostante molte delle donne coinvolte appartengano anche alla politica. Non rappresentare nessuno può essere la premessa per rappresentare tutte, purché non si tratti di un comodo passe-partout. E queste donne non sono certamente alla ricerca di vie facili, visto che operano, al momento, in una dimensione di puro volontariato. 

Scorrere il programma della conferenza da un'idea dello sforzo organizzativo e della determinazione che unisce. Così come la lettura degli obiettivi che ci si prefiggono.

  1. Sensibilizzare gruppi, enti nazionali e sovranazionali e pubbliche amministrazioni nelle politiche di gender mainstreaming, incoraggiare, supportare e accompagnare attivamente la ricerca di soluzioni per risolvere il problema della disoccupazione femminile, favorire l’integrazione delle donne, dare valore a nuove politiche aziendali favorevoli ad una innovativa organizzazione tra il tempo per il lavoro e il tempo per le famiglie.
  2. Costruire politiche efficaci di contrasto alla violenza maschile sulle donne, nella convinzione che la violenza perpetrata alle donne abbia la stessa matrice della violenza verso la Madre Terra.
  3. Riflettere e contrastare i matrimoni precoci.
  4. Stimolare approcci innovativi nell’organizzazione del lavoro aziendale compatibili con le responsabilità familiari al fine di tentare di raggiungere il tasso di occupazione previsto dagli obiettivi dell’Ue per il 2020.
  5. Favorire e incoraggiare la presenza di donne in posizioni di leadership, presenza riconosciuta elemento chiave per la performance e il business in ogni Paese.
  6. Costruire una nuova economia al femminile, immaginare un nuovo modello di sviluppo sostenibile centrato sui principi e i valori. Ridare dignità al lavoro delle contadine e costruire piccole economie locali fondate su una agricoltura di sussistenza e famigliare che rispetti la Terra e la biodiversità.
  7. Aumentare e sostenere la presenza femminile in tutte le sfere della società.
  8. Raggiungere posizioni top senza cambiare l’identità dell’essere donna, dando il via ad una profonda rivoluzione culturale. Un passaggio fondamentale svolto con le giovani donne, in un percorso comune di riflessione e di ricambio generazionale.

Tornando al programma nella prima giornata sono stati invitati "Donne e uomini che stanno cambiando il mondo", per dimostrare che il dialogo con la componente maschile va cercato e coltivato, e saranno premiate le "Donne che ce l'hanno fatta " a superare il proprio e personale tetto di cristallo. Ogni Regione riferirà della sua esperienza e porterà le sue proposte concrete e infine sfilerà, con la partecipazione dei gonfaloni di tutte le realtà coinvolte, la "Trama delle donne" un manufatto composto di tanti piccoli quadri (25x25 cm.) realizzati con le tecniche più disparate dalle donne italiane. Nella seconda si partirà dalla testimonianza delle donne che erano a Pechino nel 1995, si discuterà di nuova economia, di formazione, di comunicazione, di sport, di religioni e si terrà un incontro delle donne Young. Nella terza il tema di punta sarà il lavoro in tutte le sue accezioni ma ci si occuperà pure di democrazia paritaria, integrazione, innovazione, cultura, salute e territori, con particolare attenzione per il Mediterraneo senza dimenticare le aree interne. Nelle tre giornate saranno attivi laboratori e mostre, proiezioni e un salotto letterario. I nomi italiani e stranieri si sprecano, riduttivo e inutile citarne solo alcuni.

Dei lavori della conferenza sarà fatto giornalmente un resoconto giornalistico per non dimenticare e condividere anche con chi non potrà essere presente. Le idee, i suggerimenti, i fatti che costituiranno oggetto dello stare insieme confluiranno nella Carta delle donne del mondo che sarà consegnata a Ban Ki-moon in un incontro già programmato. E perché le belle cose per essere veramente operative necessitano anche di un po' di finanza è stato costituito a partire dagli Stati Generali del Friuli Venezia Giulia un "ufficio progettazione" che sta cercando di preparare alcuni progetti che coinvolgano e valorizzino molte delle realtà locali e straniere di fatto già operative su argomenti di comune interesse. Si parla ad esempio di un "modello mediterraneo" di riorganizzazione dell'imprenditoria, della rinascita a nuova vita delle zone interne alpine e appenniniche, del ruolo di una formazione che favorisca il dialogo continuo tra domanda e offerta di lavoro.

Se qualcuno che ha letto fin qui ha pensato che l'articolo sia di parte me ne scuso e confermo, lo è. Partecipo dall'inizio a questa avventura, ho trovato in questo contesto lo "spirito nuovo" che cercavo e...ci credo!

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