"Una mamma imperfetta" e "Celi mio marito" due nuovi format per il web e la tv che indagano con ironia l'universo femminile e familiare. Sta cambiando qualcosa? La parola a tre esperti di consumi culturali e sentimentali: il sociologo Davide Bennato e le scrittrici Violetta Bellocchio e Tiziana Ragni.

Donne sullo schermo, nuovi format per mamme super

5 min lettura

Nel maggio più “novembre” della storia ci siamo coccolate con tisane e nuovi format per il web e la tv. Tra Una mamma imperfetta, video-striscia quotidiana scritta e diretta da Ivan Cotroneo online sul Corriere.it, e Celi mio marito, una posta del cuore 2.0 condotta dall’autrice e blogger Lia Celi da un “terrazzo condominiale” alle 20.10 su Rai Tre dal lunedì al venerdì, ci godiamo tentativi di una tv alternativa mentre rimandiamo sine die il cambio di stagione.

Quarantenni tutto(troppo?)fare che si barcamenano tra figli, mariti, lavoro e un tempo per sé che diventa l’unico vero lusso, ironia come tratto distintivo di una narrazione di donne per donne. Sottoposta a visione per inGenere, Tiziana Ragni, giornalista e “tenutaria di blog sentimentale” attraverso le mirabolanti sembianze di Meri Pop, concorda: «Accogliamo con una ola la chiacchiera intelligente che passa dal confino sotto al casco del parrucchiere alla televisione e al pc. Si riscopre il valore liberatorio e terapeutico dell'ironia e dell'autoironia anche in questioni di cuore. Rischiamo di inserire la serie del Corriere tra i "siti" non solo “preferiti” ma anche dell'Unesco». Lia Celi, battutista fondamentale su Twitter, meno in tv, ha forzato la mano dell’interazione convergente tra i mezzi, si pone come traghettatrice tra due mondi che – ammettiamolo – faticano ancora a incastrarsi, ma sono forse più vicini tra loro grazie alle capacità femminili di destreggiarsi dentro tipologie nuove di fruizione. «La ricerca di una nuova normalità e la negoziazione dei ruoli – spiega il mass mediologo e docente di sociologia dei processi culturali Davide Bennato - passano dall'universo dei social media che la tv comincia a introiettare. L'espediente narrativo del videblog tenuto dalla protagonisa di Una mamma imperfetta, o l'uso degli hashtag Twitter e dei videomessaggi in Celi mio marito, sono strumenti per dire che la propria identità di genere viaggia anche con le opportunità relazionali consentite dai media digitali».

Ma cambia l’idea di pubblico femminile? Esiste un’alternativa alla donna “aiutante”, ma marginale e sottoposta all’eroe maschio stile Montalbano? O sono solo protagoniste che diventano più simpatiche e casiniste rimanendo sempre accondiscendenti? La famiglia italiana si era già confrontata con le vicende poco “canoniche” di Un medico in famiglia, si è allargata con I Cesaroni e Tutti pazzi per amore, si è colorata di arcobaleno in qualche episodio gay-friendly, ha tentato la strada del politicamente corretto e ha rimescolato le carte sulla tavola del Moige. Ma rispetto alla rappresentazione dell’emancipazione dai ruoli di genere, sta cambiando qualcosa?

Secondo Violetta Bellocchio, scrittrice e blogger, non esiste in questi esempi una minaccia alle certezze del pubblico di riferimento: «Più che rivolgersi a un pubblico nuovo sembra che si provino delle strade diverse per riconoscersi e simpatizzare con i personaggi. Una fiction sulle "madri imperfette" va su internet, ma nonostante tutto (o quasi) si conclude con un sorriso, o una tregua tra le parti in gioco, rassicurando lo spettatore (non muore nessuno, tutti si vogliono relativamente bene, i problemi messi in scena sono assolutamente familiari a una donna che abbia fatto figli in Italia e non possa contare su palate di denaro/squadre di nannies a disposizione)». Pur apprezzandone l’aspetto ironico e tagliente, ne coglie l’ambiguità anche Tiziana Ragni: «Siamo ancora circondate da esemplari protetti: le mamme. Alle quali volentieri ci si sostituisce come mogli. Salvo poi pretenderne improvvise e irrazionali emancipazioni dallo stato inutile-dannoso a quello salvifico. E dunque parrebbe essere ancora questa la rappresentazione prevalente. Eppure anche qui, lo dico come tenutaria di blog sentimentale e alla luce delle personali statistiche direttamente raggiungibili, sempre più spesso vengono avvistate nuove e numerose specie di maschio adulto-maturo (addirittura compagno-di-vita-che-mai-cambieremmo) e zero di donne che hanno deciso di sostituire l'ironia agli oggetti contundenti».

Nella puntata di Celi mio marito del 20 maggio, Lia riceve un videomessaggio da un ragazzo che si lamenta perché la sua ragazza non lava, non cucina e non gli stira le camicie. Lancia l’hashtag della puntata #civorrebbeunamoglie e disquisisce sul ruolo delle mogli-governanti. Poi invita l’ospite della serata: Anna Paola Concia, esponente del PD e attivista per i diritti LGBT. Anna Paola racconta il suo rapporto con la moglie Riccarda, sposata in Germania, e di come quest’ultima spesso le ricordi col suo duro accento teutonico «Non mi sono laureata per fare la casalinga». Comprensibile che televisivamente funzioni meglio l’esempio dirompente e estremo per il pubblico medio delle 20, quello che aspetta Un posto al sole. Ma non sarebbe stato ancora più dirompente raccontare la vita della maggior parte delle coppie eterosessuali e metterne in luce le dinamiche incastrate nei ruoli? Ma tant’è. E comunque meglio di niente. La stessa Lia Celi, in chiusura di trasmissione mostra una carrellata di estratti da fiction trasmesse dalla Rai, a cominciare dal Maresciallo Rocca per finire con Enrico Montesano ne La pazza famiglia, che ci spiattellano un’immagine raccapricciante di moglie multitasking che si sforza di rimanere femminile e piacente.

Dice Davide Bennato: «Viviamo in un mondo in cui si sono alterati alcuni modelli chiave del rapporto fra i sessi e si cerca una strada che sia in continuità con la tradizione (essere mamma, essere moglie), ma letta secondo le esigenze di una società più complessa». Ecco, forse il problema è proprio questo, la continuità culturale. Per invertire la rotta è necessario riporre le speranza anche in una fiction televisiva (o via web) evoluta. Siamo pur sempre nel paese della videocrazia.

(Nelle foto in alto un frame dalla serie Una mamma imperfetta e sotto un'immagina di Lia Celi dal terrazzo di Celi mio marito)