Per un 2030 senza abusi su bambine e ragazze

Politiche
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Mutilazioni genitali, matrimoni precoci, preferenza per i figli maschi. Ogni giorno in tutto il mondo centinaia di migliaia di bambine e ragazze subiscono abusi fisici e psicologici. Famiglie, amicizie e comunità a cui appartengono ne sono spesso consapevoli e conniventi. Le conseguenze si ripercuotono su tutta la società, rinforzando anche stereotipi e disuguaglianze di genere.

Alcune delle loro storie sono state raccolte da Unfpa nel rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2020 Contro la mia volontà. Affrontare le pratiche dannose per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere che, a 25 anni dalla Conferenza delle donne di Pechino, fa il punto sul diritto alla salute sessuale e riproduttiva femminile.

Il rapporto, presentato ieri in contemporanea mondiale, e in Italia lanciato in diretta Facebook dall'Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos) con l’Agenzia di stampa Dire, è stato prodotto nelle fasi iniziali della pandemia da Covid-19.

“Non disponiamo ancora di dati sufficienti per capire in che modo la pandemia incida sulle pratiche abusive in tutto il mondo” spiega Unfpa nella presentazione del rapporto “ma abbiamo alcune certezze: primo, l’attuazione dei programmi per contrastare i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali subirà gravi ritardi; secondo, i disastri economici correlati alla pandemia rendono le ragazze ancora più vulnerabili ai meccanismi negativi di reazione alle crisi, compresi quelli che inducono alle pratiche dannose”. 

“Mettere fine alle pratiche abusive entro il 2030 in ogni paese e comunità – obiettivo di Unfpa, nonché uno dei target chiave degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile – richiederà rapidi cambiamenti di quelle mentalità che tuttora giustificano la violenza contro donne e bambine ha commentato Natalia Kanem, sottosegretaria generale e direttora esecutiva di Unfpa. È indispensabile una trasformazione che riguardi i sistemi economici, scolastici, legali e di tutela della salute che si intersecano con tali norme e che continuano a riflettere e perpetuare discriminazioni di genere”.

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