Coinvolgere gli uomini nelle politiche di genere

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Pubblichiamo una lettera aperta di José Ángel Lozoya Gómez, membro della Rete degli uomini spagnola in vista delle prossime elezioni nazionali.

Dieci anni fa l'uguaglianza era il discorso sociale egemonico. Riconosciuta dalla Costituzione e dalle leggi, poteva contare sull'appoggio di gran parte della popolazione. Alla fine del 2004 il parlamento approvava all'unanimità la legge integrale contro la violenza di genere ed erano pochissimi gli uomini di prestigio disposti a difendere pubblicamente i privilegi maschili.

Certamente la strada da fare per raggiungere l'uguaglianza nella vita quotidiana era ed è ancora tanta e le donne subiscono forme di prevaricazione ingiustificabili. Tra queste la più atroce è l'omicidio di sessanta donne ogni anno per mano di uomini che hanno detto di amarle. Le disuguaglianze tra uomini e donne sono difficili da superare perché l'intransigenza degli uomini aumenta a mano a mano che ci avviciniamo ai centri del potere vero: i soldi e la ripartizione dei lavori di casa. La maggioranza degli uomini pratica forme di resistenza passiva: non danno alcuna importanza alla parità. Una parte della popolazione dubita fortemente dell'oggetto e degli effetti delle politiche di uguaglianza e le istituzioni evitano di promuovere il cambiamento nei comportamenti degli uomini. Quindi da una parte le istanze delle donne vengono prioritizzate, dall'altra gli uomini vengono completamente ignorati. 

Niente è stato gratuito: le donne hanno dovuto sudare ogni conquista grande o piccola che fosse, eppure offrivano anche agli uomini la possibilità di una vita migliore. Sono riuscite a ottenere risultati importanti in ambito domestico nella democratizzazione dei processi decisionali, l'inclusione degli uomini nei compiti di cura dei figli e della casa, la condivisione delle scelte anticoncezionali e procreative, e in ambito pubblico con l'uguaglianza nelle liste elettorali e nel governo e l'accesso a tutte le professioni. Alcuni uomini, tra cui mi sento incluso, hanno sostenuto questo processo e sono stati influenzati dal femminismo: abbiamo messo in crisi i modelli maschili tradizionali, per solidarietà con le donne, per paura di essere sfasati. Oggi gli uomini che cercano di portare avanti l'uguaglianza di genere sono molti e nei piccoli paesi come nei quartieri delle grandi città, in ogni professione e negli ambienti più ostili tutti trovano sostegno nel sapere di non essere soli. Sappiamo che è ingiusto che le donne portino avanti da sole la difesa del presente e il divenire del domani. È un peso che se portato in solitudine rischia di creare un futuro non diverso dal presente perché altrettanto squilibrato. Serve un'alleanza tra uomini e donne per continuare sulla strada del cambiamento senza dimenticare che nessuna conquista è data e che tutto può cambiare al cambiare i rapporti di forza. 

Stiamo assistendo, infatti, a un processo che vede le leggi che pensavamo consolidate private dei finanziamenti necessari per essere efficaci o i diritti che pensavamo ormai acquisiti essere messi in discussione, come per esempio l'aborto. 

Noi uomini possiamo fare molto con l'esempio: cedere potere e privilegi nelle relazioni e contemporaneamente spiegare agli uomini quanto è giusta e vantaggiosa la parità, raccontiamo le esperienze, le difficoltà, le necessità e le aspettative degli uomini. Quello che vogliamo è che il nostro punto di vista venga incorporato nelle politiche di uguaglianza.

Non dobbiamo farci intimidire dalle reazioni delle femministe che temono che possiamo minacciare la loro leadership e le loro risorse economiche (sempre scarse) conquistate con fatica, dobbiamo correre il rischio di sbagliare e chiedere che il cambiamento non avvenga senza gli uomini.  

La parità è un diritto democratico che ci permette di abbracciare senza riserve gli obiettivi del femminismo, essere solidali con le loro rivendicazioni, prenderci le nostre responsabilità e contribuire al cambiamento portando la nostra prospettiva all'analisi e le soluzioni dei problemi. L'unica cosa che dovremmo evitare è di sentirci autorizzati a stabilire le priorità o le forme che devono assumere queste rivendicazioni.

Personalmente ci sono alcune proposte che trovo particolarmente interessanti: una rappresentanza di genere di minimo il 40% e massimo il 60% , i congedi di genitorialità uguali e non trasferibili per nascita e adozione perché queste proposte identificano disuguaglianze e contribuiscono a rompere con gli schemi tradizionali e smontano le paure degli uomini sul fatto che le femministe vogliono semplicemente invertire le relazioni di potere a loro vantaggio. 

Quest'anno ci saranno le elezioni e vorrei che tutti gli uomini e tutte le donne pretendessero dai loro partiti di riferimento programmi che prevedano azioni per coinvolgere gli uomini nella definizione e nell'attuazione delle politiche di genere, facendo in questo modo un passo avanti nell'identificazione e presa in considerazione di problematiche e richieste specificamente maschili, a partire da esperienze locali concrete come quelle del Comune di  Jerez de la Frontera in Andalucía o della Regione Euskadi.

José Ángel Lozoya Gómez