Le opinioni veicolate sui media ci aiutano a formare le nostre. Ma chi è portatore del potere narrativo sul mondo? In uno studio Usa, i numeri dell'influenza di uomini e donne sui vecchi e nuovi mezzi di comunicazione. Con una bella conferma: la rete è uno spazio più democratico. E una brutta: guardate quante donne commentano l'economia...
Articolo pubblicato originariamente su theopedproject
Negli ultimi tre anni, il progetto OpEd(1) ha realizzato un’indagine per capire quali sono le voci che hanno un peso sulla scena pubblica. Siamo interessati in primo luogo a capire quali sono le idee e le persone che indirizzano risorse e talenti, le politiche e l'opinione pubblica. In altre parole, vogliamo sapere “chi crea il racconto del mondo”.
Qui di seguito troverete i risultati del nostro ultimo sforzo: abbiamo valutato più di 7.000 articoli per 10 fonti di informazione, che coprono un periodo che va dal 15/9/2011 al 7/12/2011. Per analizzarli, abbiamo suddiviso gli articoli di opinione per categorie, per mezzo di comunicazione (nuovo, tradizionale, accademico), per condizione dell’autore (collaboratore esterno o interno), e argomento. Alla fine di questo duro lavoro, siamo lieti e liete di annunciarvi che i risultati sono piuttosto interessanti.
La tabella riportata qui sotto mostra la percentuale articoli di opinione (OpEd) firmati da donne nei due giornali on-line scelti in rappresentanza dei nuovi media: The Huffington Post e Salon, nei giornali scelti in rappresentanza dei media tradizionali: New York Times, Washington Post, Los Angeles Times e il Wall Street Journal, e nelle testate universitarie: Columbia, Harvard, Princeton e Yale. Come vedete, le donne sono più attive nei nuovi mezzi di comunicazione (quelli legati a internet) che in quelli tradizionali (33% contro il 20%). Questo dato conferma le aspettative, infatti, i dati sull’uso di internet ci dicono che on-line le donne sono più attive degli uomini. Se questi dati vi sembrano deprimenti, rincuoratevi con un 38% di articoli scritti da donne nelle riviste accademiche.
La buona notizia
La buona notizia è che, negli ultimi sei anni, si osserva una crescita del numero di articoli d'opinione firmati da donne (e in particolare negli ultimi 4 anni e mezzo, da quando il progetto OpEd è stato lanciato). Sui media tradizionali lo spazio dedicato alle opinioni è cresciuto del 6%. A questo aumento di spazio ha corrisposto un aumento percentuale degli spazi occupati da opinioni e commenti di donne del 40% in sei anni. Andando a confrontare l’indagine Byline con i dati del 2005 rilevati da Howard Kurtz e James Rainey si nota un aumento di 5 punti percentuali nel New York Times, di 9 punti percentiali nel Washington Post e di 4 nel Los Angeles Times.
Si tratta di importanti passi avanti che non vanno sottovalutati.
Un altro dato che ci rallegra è l’aumento della presenza femminile nei forum di opinione dei nuovi mezzi di comunicazione. È ormai appurato come internet, e il panorama dei nuovi mezzi di comunicazione in generale, producano un effetto di democratizzazione: potenzialmente possono essere ascoltate molte più voci, comprese quelle femminili.
Quando però andiamo ad approfondire questi dati, le cose si complicano un bel po’.
Chi scrive cosa?
Le dinamiche dei nuovi mezzi di comunicazione ci consentono di scegliere e produrre l’informazione in proprio (o dal basso) – e questo ha un significato particolare per le donne.
Come si vede nei grafici qui sotto, sia nei new media che in quelli tradizionali, le donne hanno firmato molti più articoli d'opinione sui cosiddetti “argomenti rosa”(2) e un numero significativamente minore, rispetto agli uomini, sui temi di interesse generale, se si esclude l’argomento “salute” sui nuovi mezzi di comunicazione (di cui le donne hanno scritto per il 53%).
Prima di andare avanti, bisogna specificare che noi non consideriamo i "temi rosa” in qualche modo meno importanti rispetto ai temi generali. Semplicemente isoliamo questo tipo di contenuti nel tentativo di capire meglio in che modo le donne contribuiscono al discorso pubblico generale e osservare fino a che punto le donne sono riuscite a rompere la capsula rosa in cui storicamente sono state confinate.
Nei new media, le donne hanno scritto in proporzione molto di più di “argomenti rosa” rispetto ai media tradizionali (per esempio il 40% degli articoli sul cibo nei tradizionali contro il 67% nei nuovi), ma hanno anche scritto una media del 20% in più di articoli su qualsiasi altro argomento, a parte la politica nazionale.
Alcuni dati emersi dall’analisi dei media tradizionali sono particolarmente tristi. Io credo che il dato peggiore sia rappresentato da uno scarso 11% di commenti di economia scritto, o co-firmato, da una donna. Nei new media, lo stesso dato è un po’ meno spiacevole, ma comunque triste: il 19%. Qualcuno potrebbe obiettare che questo dato rispecchia, almeno in parte, il fatto che gli economisti sono prevalentemente uomini. In effetti nel 1973 solo il 9% dei dottorati in economia era stato assegnato a donne, ma la percentuale è andata crescendo regolarmente, arrivando al 32% nel 2003. Questo 11%, quindi, non solo non è rappresentativo delle donne in generale, ma nemmeno di quelle che si occupano di economia. (3)
Le 4 F: Food, Fashion, Family, Forniture (Cibo, moda, famiglia, arredamento)
Nei new media, le donne hanno scritto il 33% degli articoli di commento e opinione, ma quando parliamo di argomenti di interesse generale, il loro contributo si ferma al 26%. Questo è dovuto al fatto che il 34% degli editoriali scritti da donne sono su “argomenti rosa”. Qui sotto, nella tavola che descrive la proporzione di articoli di opinione ad “argomento rosa” sul totale degli articoli di opinione divisi per genere, vediamo come il totale degli “editoriali rosa” scritti sia quasi uguale (gli uomini 34, le donne 37), ma con una forte disparità nella distribuzione delle pubblicazioni. Quei 34 articoli di opinione scritti da uomini rappresentano un misero 3% del loro totale di pezzi pubblicati; confrontatelo con il 12,4% che i 37 rappresentano per le donne. In altre parole, di 1.410 articoli di interesse generale (politica, economia, salute, istruzione eccetera) solo 261 sono scritti da donne! Ahi.
I New Media hanno dato prova di essere un ambito differente, c'è una percentuale sensibilmente più alta di donne che scrivono, e anche se hanno scritto una percentuale più alta di "argomenti rosa" hanno anche scritto una percentuale più alta di articoli di commento su temi generali. Nelle fonti che abbiamo analizzato il 34% degli articoli di opinione scritti da donne avevano come tema "argomenti rosa".
Una panoramica sui mezzi di comunicazione
Vi siete mai chiesti, come si inquadrano gli opinionisti nel mondo più ampio dei mezzi di comunicazione? Io l’ho fatto. Ho sentito il bisogno di andare a vedere cosa succede nel contesto allargato dei mezzi di comunicazione e come si colloca al suo interno lo spazio dei commenti.Quindi preparatevi per i risultati del Rapporto Byline. Per prima cosa, , andremo a vedere le statistiche sulla produzione e il consumo di informazione nei mezzi di comunicazione tradizionali e nei nuovi media.
Produzione di informazione
Sul processo di produzione delle notizie ho cercato di rispondere alle seguenti domande:
- Chi scrive?
- Su cosa scrive?
- Chi gioca quale ruolo (espero, portavoce, o fonte)?
Mezzi di comunicazione tradizionali
Ogni anno l’ American Society of Newspaper Editors fa un’indagine statistica sui lavoratori nei giornali. Nel 2011 hanno partecipato all’indagine 847 dei 1.405 quotidiani (ossia il 58% del totale nazionale). Il rapporto ha rivelato disuguaglianze significative in termini di razza e genere. Secondo l’indagine infatti “in 441 giornali non risulta nessun dipendente appartenente a minoranze) The report revealed significant disparities in race and gender. According to this report, “441 newspapers responding to the ASNE census had no minorities on their full-time staff”.
Ecco la composizione statistica, dei 41 600 impiegati a tempo pieno dei giornali: che hanno partecipato all’indagine.
Donne: 15,400 (aprossimativamente) = 37% (appartenenti a minoranze: il 19.3% delle donne)
Donne bianche: 30% di tutti i giornalisti
Donne appartenenti a minoranze: 7% di tutti i giornalisti
Uomini: 26,300 (aprossimativamente) = 63% (appartenenti a minoranze: il 10.8% degli uomini)
Uomini bianchi: 56%
Uomini appartenenti a minoranze: 7%
Tenete a mente che secondo l’anagrafe statunitense il 36% della popolazione è rappresentato da minoranze.
Nel 2010 il Global Media Monitoring Project ha portato a termine un’indagine sulla partecipazione delle donne nei mezzi di informazione in 108 paesi. Tra le altre cose hanno analizzato quali sono gli argomenti dei contributi delle donne sui giornali, nella televisione e in radio. Nonostante dal 1995 anno in cui è iniziato il GMMP siano stati fatti notevoli passi avanti, rimane sempre valida la prima conclusione:
“In nessun mezzo, regione o argomento c’è parità tra uomini e donne. La visibilità delle donne è estremamente e uniformemente bassa”
I risultati del GMMP del 2010 sulla distribuzione di genere degli argomenti riflette i risultati del progetto OpEd. Nella tabella qui sotto si può vedere come le donne contribuiscano poco in materia di economia e di politica e più su salute, arte, educazione e, soprattutto, ai “temi rosa”
La tabella riportata in basso mostra come, con il crescere dell’età entrambi i sessi vengano interpellati come esperti. Ma gli uomini iniziano con una propensione maggiore a proporsi come esperti: già a 19 anni la loro presenza è dell' ’11% maggiore di quella delle loro coetanee. Il gap culmina a 65 anni o più quando gli uomini vengono interpellati come esperti il 68% in più delle loro coetanee. In questa fascia di età le donne hanno le stesse possibilità di un ragazzo tra i 13 e i 18 anni di essere interpellata come esperto.
New media
Abbiamo meno dati che raccontano il mondo digitale a causa della sua natura decentralizzata e tentacolare.
Ma abbiamo il Gender Report! Il gender report monitora la quota di rappresentanza di genere nei principali siti di informazione andando a vedere una volta a settimana chi fosse l’autore dell’articolo di punta. Hanno trovato che nei primi nove mesi del loro monitoraggio le donne erano il 38% degli autori e il 25% delle fonti.
Poi, per avere un’idea più precisa del panorama dei nuovi media sono andata nella blogosfera. Una ricerca condotta da Technorati ha riscontrato che i blogger sono per la maggior parte maschi con un livello di educazione superiore alla media della popolazione:
- 2/3 dei blogger sono uomini.
- 79% ha una laurea 43% ha una laurea specialistica
- 1/3 ha un reddito familiare di 75 000 dollari o più
- 1/4 ha un reddito familiare di 100 000 dollari o più
I ricercatori della Northwestern University hanno riscontrato che, in generale, gli uomini sono più propensi delle donne a condividere il loro lavoro on line (che sia scrittura, foto o video) eppure quando sono andati a verificare il livello di alfabetizzazione informatica è sparito qualunque divario di genere. I ricercatori hanno quindi concluso che la disparità di presenza in rete sia un problema di “autopercezione delle proprie capacità”.
Uso dei media
Ho cercato di scoprire chi siano I fruitori dei mezzi di comunicazione sia tradizionali che nuovi. Mi sarei aspettata che gli stessi mezzi di comunicazione fossero interessati a sapere chi li legge ed avessero un’idea di questo.
Mezzi di comunicazione tradizionali
Uno studio del 2003 che incrociava i lettori dei giornali cartacei con l’età, la residenza, il livello di educazione, il genere e il reddito conclude che “non ci sono variazioni significative tra i diversi gruppi demografici, a significare che i giornali cartacei sono diffusi in maniera trasversale”.
Nella maggior parte dei casi esaminati residenza ed età sono risultati i due fattori di maggiore impatto. Queste due variabili sono seguite dal reddito, che però ha un impatto davvero molto basso nel determinare i lettori. Quasi nessuna influenza hanno invece per genere e livello di istruzione.
New media
Secondo il Women’s Media Center, nel 2009 gli uomini rappresentavano il 48,2% degli internauti. Secondo le proiezioni nel 2013 saranno soltanto il 47,9%.
Così come per i nuovi media anche il 52% dei lettori dell’Huffington Post (giornale on line) sono donne, per la maggior parte sono bianche (79%), di recente hanno aperto alle categorie blog dedicate ai lettori neri, ai latini e LGBT, quindi sospetto che questo numero sia destinato a crescere. Il 65% dei lettori ha una laurea. Il giornale on Salon ha un audience prevalentemente maschile, schiacciantemente bianco e con un livello di educazione altissimo (il 72% ha una laurea).
In questi due esempi troviamo una relazione. Secondo la nostra ricerca infatti, gli uomini hanno scritto il 64% degli articoli dell’Huffington Post e il 78% del Salon. Quando avremo completato il Byline Survey saremo capaci di vedere se le donne contribuiscono di più a tutto l’Huffington Post oppure solo agli argomenti “rosa”.
Huffington Post
Salon
Il progetto OpEd continuerà a portare avanti il suo Byline Survey e presto approfondirà le caratteristiche di classe, razza ed educazione degli editorialisti. Romanete sintonizzati.
(1) OpEd abbreviazione che sta per un articolo di opinione firmato da una voce indipendente, ndr )
(2) Come promemoria: gli argomenti rosa sono quelli che presi insieme costituiscono per la critica dei media il “ghetto rosa” cioè lo spazio in cui sono state storicamente confinate le donne.
Abbiamo così definito “gli argomenti rosa”: 1.) tutto quello che ha a che fare con cibo, famiglia (relazioni, bambini, sesso), arredamento (casa) e moda, 2.) argomenti specificamente femminili: p.es. la salute delle donne 3.) questioni di genere o 4.) un profilo in cui il fatto di essere donna diventa una componente fondamentale dell’articolo. women-focused subject matter, e.g. woman-specific health or culture.
(3) Fonte: U.S. Department of Education, National Center for Education Statistics (NCES); Integrated Postsecondary Education Data System(IPEDS) Completions, 1995-2009 (Washington , D.C.: NCES, 2011)