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Chi è Claudia Goldin e perché ha vinto il Nobel per le scienze economiche. Il ritratto di un'economista ne ripercorre la carriera e gli studi per comprendere meglio vecchie e nuove disuguaglianze che assediano le donne nel mercato del lavoro

Claudia Goldin,
una detective dei dati

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Claudia Goldin
Credits Editing1088 - Opera propria, CC BY-SA 4.0

Claudia Goldin, studiosa dell'Università di Harvard, ha vinto il Premio Nobel per l'Economia del 2023 per le sue ricerche sulle condizioni delle donne nel mercato del lavoro. La giuria dell’Accademia delle scienze ha motivato la scelta dell’attribuzione del premio "per aver fatto progredire la nostra comprensione degli sviluppi sulle donne nel mercato del lavoro". I suoi lavori studiano il cambiamento del ruolo delle donne nel mercato del lavoro, analizzando dati che coprono oltre due secoli, e le cause del persistente divario retributivo tra uomini e donne.

Nata a New York nel Bronx nel 1946, ha studiato all'Università di Chicago, dove ha conseguito il dottorato nel 1972. Attualmente insegna storia del mercato del lavoro al Dipartimento di Economia dell'Università di Harvard, negli Stati Uniti. È stata una delle pioniere nel mondo accademico degli economisti: è stata la prima donna a cui è stata offerta una cattedra (tenured professorship) nel Dipartimento di Economia di Harvard, nel 1989. È riconosciuta come un'eccellente storica economica e un'economista applicata di altissimo livello. 

Claudia Goldin è stata premiata per gli studi sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, mirati a individuare i principali fattori che generano le disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro e la loro evoluzione nel tempo. Le sue numerose pubblicazioni hanno esaminato oltre 200 anni di dati sui salari delle donne e sulla loro partecipazione al mercato del lavoro negli Stati Uniti, mostrando come e perché le differenze di genere nei salari e nei tassi di occupazione sono cambiate nel tempo. La sua originale e intensa attività di ricerca ha permesso di mettere in luce i fattori sottostanti i cambiamenti nel lungo periodo e le principali ragioni dei divari di genere ancora esistenti.

Nel corso della sua carriera di storica economica e di economista del lavoro, ha pubblicato un'importante quantità di analisi empiriche – che si avvalgono di serie storiche per diverse variabili socioeconomiche – per capire come la situazione occupazionale delle donne sia cambiata nel tempo e perché i divari di genere siano ancora presenti. 

Come lei stessa argomenta, per sviluppare la sua ricerca di storia economica applicata allo studio dell'evoluzione dell'occupazione femminile su un lungo arco temporale ha infatti dovuto trasformarsi in una "detective dei dati"; "ho sempre voluto diventare una detective e finalmente ci sono riuscita", ha affermato Goldin nel 1999.[1]

Data la carenza di informazioni storiche sull'occupazione femminile, è stato necessario trovare nuove fonti di dati e modi innovativi di utilizzarli per ricostruire una storia complicata. La sua ricerca ha attinto ai dati dei censimenti, alle statistiche industriali e alle indagini sull'uso del tempo per costruire un quadro complessivo del lavoro femminile. I risultati della sua ricerca hanno corretto le vecchie ipotesi secondo cui le donne sposate non avevano occupazioni diverse dal lavoro domestico. In realtà, lavoravano spesso nell'agricoltura o nelle imprese familiari, e le donne erano impiegate a un tasso quasi tre volte superiore a quello ipotizzato sulla base dei dati dei censimenti.

Accanto a questi cambiamenti più lenti e di tipo "evolutivo", Goldin, in un lavoro del 2002 con Lawrence F. Katz,[2] ha individuato progressi "rivoluzionari", come la pillola anticoncezionale, che aumentando le possibilità di autodeterminazione da parte delle donne – quando diventare madre e quanti figli avere – hanno portato, in poco tempo, a un forte aumento della partecipazione delle donne alla forza lavoro.

Nonostante la modernizzazione, la crescita economica e l'aumento della quota di donne che lavorano, il differenziale retributivo tra uomini e donne non si è praticamente mai colmato. Secondo Goldin, parte della spiegazione è da ricercare nel fatto che le decisioni in materia di istruzione, che hanno un impatto sulle opportunità di carriera di tutta la vita, vengono prese in età relativamente giovane.

Se le aspettative delle giovani donne sono formate dalle esperienze delle generazioni precedenti – per esempio, le madri che sono uscite dal mercato del lavoro quando i figli erano piccoli – i miglioramenti saranno lenti. Ha inoltre mostrato che in passato, gran parte del divario di genere nelle retribuzioni poteva essere spiegato dalle differenze di istruzione e di scelte professionali. Oggi, però, la maggior parte di questa differenza di remunerazione si verifica tra uomini e donne che svolgono la stessa professione, e si manifesta in gran parte con la nascita del primo figlio.

Il premio Nobel e le economiste

Il premio in memoria di Alfred Nobel, istituito nel 1896, riguarda in origine la fisica, la chimica, la medicina, la letteratura e la pace. Il premio per l'Economia è stato aggiunto nel 1968 dalla Banca centrale svedese (e chiamato premio Sveriges Riksbank per le scienze economiche).

Dal 1968 a oggi, le assegnazioni per il Nobel in Economia sono state 93. Per circa quarant'anni (fino al 2008), tutti i Nobel per l'economia sono andati a economisti uomini, evidenziando una caratteristica peculiare della scienza economica: un mondo maschile per eccellenza, che ignora il diverso ruolo di uomini e donne nella società, le disuguaglianze di genere e i fattori alla radice di queste disuguaglianze.

Ancora oggi l'economia si distingue dalle altre scienze sociali per la bassa presenza di donne – con un'incidenza media tra gli studenti universitari attorno al 30%, che scende al 14% nei primi 10 dipartimenti di economia negli Stati Uniti – e, a differenza delle discipline scientifiche (le cosiddette Stem, acronimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics), non mostra significativi cambiamenti in atto.

Vale la pena ricordare a questo proposito l'impegno di Claudia Goldin con l'avvio del programma Undergraduate Women in Economics (UWE), iniziato nel 2014, volto a promuovere iniziative per favorire una più equilibrata presenza di studentesse nei corsi di laurea di economia. Avere poche donne che studiano economia è un problema sia perché le persone pensano in modo diverso, e quindi si limita il potenziale innovativo dell'economia, sia perché ciò porta a escludere necessariamente delle menti brillanti. 

Una buona notizia

Sono diverse le ragioni per rallegrarsi dell'assegnazione del premio Nobel per l'Economia a Claudia Goldin: è la terza donna economista a ricevere questo importante riconoscimento, dopo Elinor Ostrom nel 2009 ed Esther Duflo nel 2019; inoltre, è la prima economista a non dividere il premio con colleghi maschi.

Elinor Ostrom, la prima donna a vincere il Nobel in Economia nel 2009 "per la sua analisi della governance economica, in particolare dei beni comuni", ha condiviso il premio con Oliver E. Williamson. Nel 2019 Esther Duflo lo ha condiviso con il marito Abhijit Banerjee e Michael Kremer, "per il loro approccio sperimentale per ridurre la povertà globale".

Il conferimento del Nobel a Claudia Goldin per i suoi studi sul divario di genere nel mondo del lavoro (partecipazione, retribuzione, discriminazione) può essere letto anche come un riconoscimento di grande importanza, dal punto di vista del pensiero economico, che valorizza un'area di ricerca troppo spesso considerata marginale.    

Attraverso l'approfondita e vasta ricerca quantitativa, Goldin ha svelato le evidenze storiche del divario di genere nel mercato del lavoro, mettendo in luce le leve fondamentali su cui intervenire per promuovere l'uguaglianza di genere. È auspicabile che questo importante riconoscimento si traduca anche in una maggiore attenzione dei decisori politici a promuovere politiche in grado di favorire la parità di genere.

Note

[1] Claudia Goldin, The Economist as Detective In M. Szenberg, (a cura di), Passion and Craft: Economists at Work, 1999 

[2] Claudia Goldin e Lawrence F. Katz, The power of the pill: Oral contraceptives and women's career and marriage decisions, Journal of political Economy, 110(4): 730-770, 2002