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Una ricerca dimostra come il divario salariale esista anche nelle professioni scientifiche e tecniche nonostante questo sia un tabù. Una comparazione tra tutti i paesi europei permette di vedere come il gap vari nello spazio e nel tempo. Con qualche novità

Lui guadagna di più,
anche in laboratorio

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Negli ultimi decenni, la crescente presenza delle donne nell'istruzione superiore e in occupazioni altamente qualificate ha messo in marcia un importante cambiamento strutturale nel mercato del lavoro. Tuttavia, tale progresso non si è tradotto in una simile partecipazione delle donne nei campi professionali e scientifici tradizionalmente dominati dagli uomini.

Scienza e ricerca sono ancora caratterizzate da segregazione orizzontale, ovvero da una distribuzione asimmetrica di uomini e donne per area di studio, e da segregazione verticale, con una concentrazione delle donne nelle posizioni più basse della scala gerarchica. L'esistenza di un "tetto di cristallo" o "pavimento vischioso" incide sui tentativi delle donne di accendere ai livelli più alti. Ciò riguarda tutti i settori occupazionali, anche quelli a predominanza femminile, ma l'assenza delle donne nella stanza dei bottoni tende ad essere più acuta in campo scientifico e tecnologico (Osborn et al. 2000). Il gender pay gap (v. i precedenti articoli di Smith e Villa) nelle professioni scientifiche è la conseguenza di entrambi i tipi di segregazione: in primo luogo perché le donne sono sottorappresentate nelle posizioni al vertice (segregazione verticale); in secondo luogo perché le donne sono sottorappresentate nei settori più prestigiosi e meglio remunerati (v. in questo numero Etzkowitz e Ranga).

Sono pochi gli studi sul gender pay gap nelle professioni scientifiche. Sono tre i motivi di questo ritardo: la mancanza di dati ufficiali sulle differenze retributive per sesso in tali professioni; il fatto che in molti istituti di ricerca le retribuzioni sono determinate dal grado ricoperto e dall'anzianità; infine, dal fatto che in alcuni paesi parlare di redditi da lavoro in campo scientifico è un tabù (Palasik 2009; de Cheveigné e Muscinési 2009).

Questo articolo utilizza i dati ESES (european structure of earnings survey), un’indagine che copre 23 paesi europei[1], al fine di stimare il gender pay gap per tre gruppi occupazionali, analizzando le differenze esistenti tra settore privato e pubblico, tra diversi gruppi di età e tra diverse tipologie di orario (tempo parziale, tempo pieno). I tre gruppi considerati sono: 1) le occupazioni ai vertici decisionali (legislatori, dirigenti e imprenditori); 2) le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione; 3) le professioni tecniche.  

I dati ESES (relativi al 2006) sono una fonte preziosa per l’analisi delle differenze salariali nelle professioni scientifiche e tecnologiche. I risultati principali dell’analisi sono riportati nella tabella 1.

Il gender pay gap medio, calcolato per l’insieme dei 23 paesi, è pari al 30% nel gruppo 1 (legislatori, dirigenti e imprenditori). Ma il dato medio occulta l'esistenza di differenze significative tra paesi: il divario va dal 4% (RO) al 34% (DE).

Il gender wage gap nel gruppo 2 (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione) varia dall'1% (BE) al 27% (HU e EE), contro una media del 31%.

Infine, nel gruppo 3 (professioni tecniche) il gender pay gap varia dall'8% (LU) al 36% (CY), contro una media del 26%.

La graduatoria dei paesi secondo l’ampiezza del gender pay gap è diversa se si considerano le sottocategorie all’interno di ciascun gruppo. Nel gruppo 1 (legislatori, dirigenti e imprenditori) il divario è ampio e rispecchia essenzialmente il differenziale osservato per la sottocategoria ‘dirigenti’. Nel gruppo 2 (professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione) si osservano divari simili in tutte le quattro sottocategorie occupazionali, ma la graduatoria per paese cambia tra le sottocategorie. Il gender pay gap nel gruppo 3 (professioni tecniche) risulta un po’ più elevato rispetto a quanto osservato per il gruppo 1, e varia tra l'8% (LU) e il 36% (CY,). Belgio e Lussemburgo sono i due paesi con la più bassa diseguaglianza salariale per sesso in entrambi i gruppi 2 (professioni intellettuali) e 3 (professioni tecniche). In fondo alla graduatoria, ossia tra i paesi con il più ampio gender pay gap, si osserva l'entrata di alcuni nuovi paesi per le professioni tecniche (gruppo 3) rispetto alla classifica delle professioni intellettuali (gruppo 2). In effetti, le donne nelle professioni tecniche sono più svantaggiate rispetto alle donne nelle professioni intellettuali in 3 paesi (CY, PT, PL).

In generale, il gender pay gap è più ampio nelle occupazioni più aperte alle donne. La retribuzione femminile è particolarmente bassa in 6 paesi (RO, LU, BG, CY, FR, NL, SE). E’ plausibile ipotizzare che in questi paesi i pochi uomini occupati in professioni a dominanza femminile ricoprano i posti di maggior responsabilità, pertanto meglio remunerati. In 11 paesi (BE, LT, LV, NO, HU, SK, UK, CZ, EE, FI, DE) il gender pay gap è più ampio nelle occupazioni a dominanza maschile. Ciò potrebbe dipendere dalla cultura organizzativa resistente nei confronti dell'integrazione delle donne, quindi con un modello di riferimento definito in termini di caratteristiche tipicamente maschili, con le donne allocate a livelli inferiori della scala gerarchica, in posti meno remunerati.

Un secondo aspetto considerato riguarda l’andamento del gender pay gap con l'età. Sebbene non sia possibile rilevare una tendenza generale all’aumento del divario con l'innalzamento dell'età, è pur vero che il gender wage gap è più contenuto nel gruppo di età 20-29 anni. Tuttavia, vi sono solo 4 paesi in cui emerge un effetto generazionale coerente dal confronto del gender wage gap tra gruppi di età (LU, NL, ES, FR). La nostra analisi a livello di paesi getta così una luce diversa sulla tendenza evidenziata nel rapporto She Figures 2009, relativa ad un aumento del gender wage gap medio nell'UE-27 con l'innalzamento dell'età[2]. Sebbene il divario medio nell'UE-27 per gruppi di età diversi sembri dimostrare l’esistenza di un “tetto di cristallo” contro cui le donne si bloccano durante la loro ascesa nella gerarchia occupazionale, ciò in genere non risulta più evidente quando l'analisi è compiuta a livello disaggregato.

Un terzo aspetto considerato riguarda il gender pay gap nel settore pubblico e nel settore privato. Il divario risulta leggermente più alto nel settore privato rispetto al settore pubblico ‘ridotto’ (che esclude pubblica amministrazione, forze armate e previdenza). Si osserva un effetto riduttore del settore pubblico sul gender pay gap in 5 paesi (PL, CY, BE, ITR, PT), nonché, in misura minore, in altri 4 (EL, ES, FR, LU). Tuttavia, in altri 4 paesi (RO, BG, FI HU) la situazione risulta rovesciata: il gender pay gap è minore nel privato rispetto al pubblico[3].

Infine, è stato messo a confronto il gender pay gap per tipo di orario di lavoro (tempo parziale e tempo pieno). Nella maggioranza dei paesi il divario è più ampio nel tempo pieno. Vi sono solo 6 paesi (LU, FR, BE, UK, FI, NL) in cui il tempo parziale implica una chiara penalizzazione per le donne. Sebbene sembra esservi un nesso tra lo squilibrio di genere nel lavoro a tempo parziale e la portata della penalizzazione salariale, vi sono 5 paesi (DE, ES, SE, NO, EE) i cui risultati inficiano tali conclusioni. In effetti, questi paesi sono anch'essi caratterizzati da un esteso equilibrio di genere nel tempo parziale, ma il gender pay gap tra lavoratori a tempo pieno risulta molto maggiore rispetto a quello tra i lavoratori a tempo parziale.

 

Riferimenti bibliografici 

de Cheveigné S. e F. Muscinési (2009) Meta-analysis of gender and science research: France, 7th Framework Programme project, 2008-2010.

Osborn M., T. Rees, M. Bosch, H. Ebeling, C. Hermann, J. Hilden, A. McLaren, R. Palomba, L. Peltonen, C. Vela, D. Weis, A. Wold, J. Mason e C. Wenneras (2000) Science policies in the European Union: Promoting excellence through mainstreaming gender equality. Office for Official Publications of the European Communities, Luxembourg.

Palasik M. (2009) Meta-analysis of gender and science research: Hungary,, 7th Framework Programme project, 2008-2010.

 


[1] I paesi inclusi nell’indagine sono: BE, BG, CY, CZ, DE, EE, ES, FI, FR, EL, HU, IT, LT, LU, LV, NL, PL, PT, RO, SE, NO, SK, UK.

[2] She Figures 2009 è un rapporto triennale della Commissione Europea, alla sua terza edizione, che presenta indicatori sulla partecipazione femminile nel mondo della Scienza e della Ricerca al fine di valutare i progressi verso la parità tra i generi in tale ambito, e per misurare gli squilibri ancora presenti. I dati di questa ultima edizione si riferiscono principalmente agli anni 2006 e 2007.

[2] I paesi inclusi nell’indagine sono: BE, BG, CY, CZ, DE, EE, ES, FI, FR, EL, HU, IT, LT, LU, LV, NL, PL, PT, RO, SE, NO, SK, UK

[3] Il gender pay gap risulta uguale in entrambi i settori solo in due paesi: Paesi Bassi e Estonia.

 

In allegato l'articolo di Sile O'Dorchai, in versione originale. Con il consenso dell'autrice, nella traduzione italiana sono stati apportati alcuni tagli.