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In Italia i legami familiari passano soprattutto per madri e figlie. Un'analisi a partire dai dati sulla soddisfazione dei genitori anziani mostra come il nostro modello culturale e di welfare faccia ancora affidamento sulle donne per la cura delle relazioni

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Foto: Unsplash/ Artem Maltsev

I figli sono pezzi di cuore, recita il proverbio. L’Italia, come altri paesi mediterranei, si caratterizza da sempre per l’esistenza di legami familiari forti tra genitori e figli, con catene di solidarietà stabili nel tempo che permangono anche dopo il distacco dalla famiglia di origine. Così, ad esempio, si osserva una forte prossimità abitativa delle neo-famiglie con quella di origine, soprattutto se i figli sono neo-genitori, e si notano frequenti contatti e rapporti di scambio (monetario e no) tra le generazioni.

Dagli inizi degli anni Settanta sono stati molti gli studi che hanno cercato di comprendere e analizzare la relazione tra genitori e figli adulti nel nostro paese, spesso adattando modelli provenienti dagli Stati Uniti o dal nord Europa. Tra gli schemi teorici elaborati, probabilmente il più utilizzato per interpretare le relazioni dei genitori anziani con i figli è il modello di solidarietà tra generazioni sviluppato da Vern Bengtson e dal suo gruppo di ricerca. [1]

Nella sua teoria, Bengtson indica chiaramente che la solidarietà famigliare non è un concetto unitario, ma composto da elementi distinti che identificano aspetti diversi del rapporto tra genitori e figli. Tra questi, ad esempio, la prossimità abitativa e la frequenza dei contatti sono due fattori spesso studiati come indicatori della qualità del rapporto tra parenti e misura dell’integrazione famigliare.

Tuttavia, questi due aspetti non ci dicono molto sul grado di solidarietà emozionale o affettiva all’interno della famiglia, ovvero sui sentimenti positivi che ciascun parente ha per gli altri e sul grado di reciprocità di questi. Può succedere così che a un’alta frequenza di contatti tra i famigliari non corrispondano sentimenti di affetto altrettanto forti, e che i rapporti regolari siano semplicemente il frutto di un obbligo morale, oppure di convenienza o funzionalità. Oltretutto questi legami possono essere sentiti differentemente dai padri e dalle madri dai figli e dalle figlie.

Le dimensioni del rapporto di solidarietà tra genitori e figli adulti legate ad aspetti emozionali e affettivi sono poco analizzate in letteratura, in ragione anche della loro natura soggettiva che ne rende difficile la misurazione soprattutto in grandi indagini. Grazie alla disponibilità, nell’edizione del 2009 di Famiglia e soggetti sociali dell’Istat, di una domanda specifica sulla solidarietà affettiva, in un recente studio abbiamo osservato il rapporto tra genitori e figli in oltre 13.000 diadi in cui il genitore ha più di 65 anni di età.

Nello specifico, nel questionario Istat del 2009 viene chiesto ai genitori di valutare con un punteggio da 0 a 10 la soddisfazione del rapporto con ciascun figlio, dove 0 indica per niente soddisfatto e 10 completamente soddisfatto. La figura 1 riporta la distribuzione percentuale di questa variabile e ci mostra chiaramente che tra gli intervistati, due genitori su tre si ritengono completamente soddisfatti del proprio rapporto con i figli (valore pari a 10), mentre meno del 10% di loro ha riportato un valore inferiore a 8. Le madri valutano più spesso dei padri il rapporto con i figli con punteggi più alti (10), mentre i padri sono leggermente più propensi a valutare il loro rapporto con valori inferiori a 8.

Sulla base di questi dati abbiamo cercato di confermare l’esistenza di una relazione positiva tra la frequenza dei contatti con i figli (personali o telefonici) e la soddisfazione dei genitori. L’indice di correlazione di Spearman, una misura statistica che ci indica il grado di relazione tra due variabili, ci conferma l’esistenza di una relazione statisticamente significativa (seppur contenuta) per cui all’aumentare della frequenza dei contatti genitori-figli aumenta anche il grado di soddisfazione dei genitori per il loro rapporto. Per entrambi i genitori i contatti personali contano di più di quelli telefonici, che tuttavia conservano un ruolo importante. 

Figura 1. Distribuzione della variabile “Quanto è soddisfatto del rapporto con i suoi figli”, Italia 2009

 

Ma quali sono le caratteristiche relative a genitori e figli che influenzano la valutazione della relazione?

Una volta confermata l’associazione positiva tra la frequenza dei contatti con i propri figli e la soddisfazione per il rapporto in essere, ci siamo chieste se ci fossero dei fattori che, più di altri, rendono i genitori anziani soddisfatti del legame con i propri figli. Abbiamo così elaborato dei modelli statistici per studiare il ruolo di una serie di fattori demografici e socioeconomici che ricerche precedenti alla nostra hanno indicato come determinanti, e abbiamo confrontato i genitori che hanno valutato con punteggi alti (10) il rapporto con i figli con genitori che invece hanno riportato valori bassi (pari o inferiori a 7).

Il primo fattore importante che emerge nel nostro studio è legato al genere del genitore. La soddisfazione per il proprio rapporto con i figli infatti è fortemente associata all’essere madre. Esattamente, la possibilità che una madre si ritenga altamente soddisfatta del rapporto con i figli è pari al doppio rispetto ai padri. Un risultato atteso se pensiamo che le madri italiane più anziane tendono ad avere rapporti più stretti con i figli in termini di cura, contatti e co-residenza rispetto ai padri.[2]

In linea con la differenza di genere emerge anche che i padri in coppia tendono a essere più soddisfatti del rapporto con i figli che vivono fuori casa rispetto ai padri vedovi, separati o divorziati, una relazione che invece non emerge per le donne. Questo risultato, che potremmo chiamare “benefico” della coppia e che osserviamo tra i padri può essere legato alla tendenza che essi hanno di plasmare i loro rapporti con i figli attraverso la moglie. Pertanto, una volta soli, possono sperimentare un rapporto più teso e meno soddisfacente con i figli. È interessante infatti notare che lo stesso non vale per le madri: la rottura coniugale non ha un effetto significativo per loro, poiché esse continuano ad avere rapporti continuativi e soddisfacenti con i loro figli.

La presenza, invece, di una malattia che limita l’autonomia quotidiana del genitore influisce negativamente sulla soddisfazione sia delle madri che dei padri anziani. Sarebbe molto interessante verificare se questo effetto negativo sia dovuto a una domanda insoddisfatta di cure da parte dei genitori verso i figli. I genitori con disabilità, sia essa lieve o grave, possono infatti avere bisogno di cure e, se i figli adulti non sono in grado di fornirle, la soddisfazione dei genitori può uscirne compromessa.[3]

La scontentezza dei genitori può quindi derivare da aspettative non soddisfatte. Se così fosse, questa ipotesi ci aiuterebbe a spiegare un altro risultato importante della nostra ricerca: se la figlia è femmina, entrambi i genitori riportano maggiori livelli di soddisfazione riguardo al loro rapporto. Per i padri, la possibilità di ritenersi pienamente soddisfatti del rapporto con i figli triplica se la figlia è femmina, mentre raddoppia per le madri. Sarà forse perché le figlie femmine sono più attive dei figli maschi in termini di scambi intergenerazionali (cure, sostegno, contatti…) con i genitori anziani, e quindi tendono a essere le “preferite”? Una ricerca pubblicata nel 2018 sembra confermare questa ipotesi, mostrando che le figlie femmine aumentano il senso di felicità e di benessere delle madri vedove rispetto ai figli maschi, in particolare nell’Europa meridionale.[4]

Insomma, quanto a soddisfazione nei legami familiari, vincono le donne. Le madri, rispetto ai padri, sono più soddisfatte nella relazione con i figli. Allo stesso tempo le figlie femmine ricevono una valutazione migliore rispetto ai figli maschi. Le donne appartenenti a entrambe le generazioni rappresentano quindi i canali positivi della soddisfazione familiare. Sebbene la domanda sulla soddisfazione sia molto generale e potrebbe includere caratterizzazioni del rapporto sia di lungo periodo (tutte le dimensioni della solidarietà familiare) sia di breve periodo (legate ad esempio a un evento recente), il fatto che le donne investano di più nella famiglia e ne siano più soddisfatte è in qualche modo atteso. È utile anche notare come la soddisfazione nei legami familiari possa rappresentare anche una valutazione di sé stessi come genitori e questo potrebbe spiegare l’alta proporzione di genitori anziani che dà il valore massimo al rapporto con i figli. Purtroppo, l’indagine non poneva la stessa domanda ai figli e quindi manca una controprova di reciprocità intergenerazionale.

Nel corso degli ultimi decenni numerosi studi hanno mostrato come in Italia i legami familiari rimangano la fonte principale per il sostegno intergenerazionale e per la trasmissione tra generazioni di valori, affetto e senso di appartenenza. Il nostro lavoro contribuisce al dibattito generale sul futuro del rapporto genitori-figli e sul ruolo dei figli come supporto (materiale, ma anche emotivo) dei genitori in età avanzata in un paese come il nostro dove molto del welfare è proprio fondato sulla famiglia.

Note

[1] Bengtson VL and Roberts REL (1991) Intergenerational solidarity in aging families: an example of formal theory construction. Journal of Marriage and Family 53, 856–870

[2] Tomassini C, Kalogirou S, Grundy E, Fokkema T, Martikainen P, Broese van Groenou M and Karisto A (2004) Contacts between elderly parents and their children in four European countries: current patterns and future prospects. European Journal of Ageing 1, 54-63.

[3] Silverstein M, Gans D, Lowenstein A, Giarrusso R and Bengtson VL (2010) Older parent–child relation- ships in six developed nations: comparisons at the intersection of affection and conflict. Journal of Marriage and Family 72, 1006–1021.

[4] Grundy E and Murphy M (2018) Coresidence with a child and happiness among older widows in Europe: does gender of the child matter? Population, Space and Place 24(3):e2102.

Per approfondire

Tomassini C, Cisotto E, Cavrini G (2020) You are my favourite! Parent-child relationships and satisfaction in later life in Italy. Ageing and Society, 1-17