Politiche

Ogni anno fa notizia la classifica del Global Gender Gap del World Economic Forum. Ma si può fare una graduatoria mondiale della parità tra i sessi? Come viene costruito quell'indice? Quali fattori pesano di più e quali sono trascurati? Vista da vicino, quella del Ggg resta una fotografia utile, ma parziale

Pesi e misure
del gender gap globale

6 min lettura

Premessa

1. In un volumetto che ho scritto di recente, commentando i dati della Banca mondiale riferiti all’ease of doing business di 183 paesi, ho criticato l’uso delle graduatorie (Alberto Zuliani, Statistiche come e perché, Donzelli, Roma 2010, p. 178). Ho quindi voluto vedere da vicino la classifica proposta nel GGG Report 2010 del World Economic Forum per 134 paesi, incuriosito anche dalle considerazioni di Mara Gasbarrone come sempre interessanti.

Il Global Gender Gap index

2. L’indice è costruito nel modo seguente: i) vengono considerate quattro dimensioni latenti, ritenute rilevanti per cogliere il divario di genere; ii) per ciascuna di esse vengono considerati da due a cinque indicatori elementari; iii) mediante la media aritmetica di questi ultimi (1), vengono calcolati sub-indici per le dimensioni latenti; iv) l’indice globale viene calcolato come media aritmetica semplice dei quattro sub-indici; v) sulla base dell’indice globale viene definita la graduatoria dei paesi. Dimensioni latenti, indicatori elementari e rispettivi pesi sono indicati nella tabella 1.

Dimensioni latenti

Indicatori elementari

Pesi

Partecipazione e opportunità economiche

Partecipazione alle forze di lavoro

0,199

 

Salario per lavori simili

0,310

 

Reddito

0,221

 

Presenza nelle  professioni elevate

0,149

 

Presenza nelle professioni tecniche

0,121

 

 

1,000

Educazione

Tasso di literacy

0,191

 

Presenza nell’educazione primaria

0,459

 

Presenza nell’educazione secondaria

0,230

 

Presenza nell’educazione terziaria

0,121

 

 

1,000

Salute

Speranza di vita in buona salute

0,307

 

Rapporto dei sessi alla nascita

0,693

 

 

1,000

Potere in politica

Presenza nel parlamento

0,310

 

Presenza come ministro

0,247

 

Anni  a capo del paese negli ultimi 50

0,443

 

 

1,000

 Tabella 1 - Dimensioni latenti e indicatori elementari dell’indice GGG 

 

3. Gli indicatori elementari sono espressi come rapporto fra il livello di ciascuna variabile considerata rilevato per le donne e il livello  rilevato per gli uomini posto pari a 1. Quindi, un paese nel quale uomini e donne fossero poco scolarizzati, ma in misura uguale, risulterebbe in cima alla graduatoria; un paese in cui la scolarizzazione fosse molto elevata per ambedue i generi, ma un poco inferiore per le donne verrebbe dopo. Gli indicatori elementari sono comunque troncati sul livello pari ad uno (con limitate ed ininfluenti eccezioni), cosicché non sussistono compensazioni fra indicatori favorevoli alle donne (ad esempio, quelli riferiti alla presenza nella formazione universitaria nei paesi evoluti) e sfavorevoli; il gap risulta compreso fra 0 e 1 e viene definito  come livello raggiunto dalle donne rispetto ad 1 che esprime la parità con gli uomini.

4. Gli indicatori elementari suscitano molte perplessità. In generale, sono tratti da fonti internazionali ufficiali. La loro qualità ed affidabilità sono però molto diverse fra i paesi, in relazione allo stato della statistica ufficiale. Per fare un primo esempio, livelli tutti pari a 1 riferiti ai tassi di presenza nell’educazione primaria, secondaria e terziaria, indicati per molti paesi (fra i quali: Repubblica dominicana, Giordania, Kazakistan, Malesia, Namibia), appaiono più un obiettivo nazionale che non l’espressione di una situazione reale; viceversa, presentano un gap dell’1% al livello dell’istruzione primaria paesi quali l’Olanda, la Svezia e l’Italia, gap dovuto prevedibilmente alla solerzia “statistica” di qualche funzionario del Ministero dell’educazione che si è esercitato nella difficoltosa stima del tasso di presenza di uomini e donne nella scuola di primo grado (il tasso è dato dal rapporto fra alunni e popolazione di pari età ed è quindi di assai difficile valutazione in base alle statistiche correnti). Un secondo esempio, questa volta - si deve ritenere - un mero errore, mai corretto però, è  il punteggio di 0,08 riferito alla presenza di donne nelle professioni elevate in Francia, esposto nell’edizione 2006 del  Rapporto (in Italia, nello stesso anno, il punteggio era pari a 0,27). Nel 2010, per lo stesso indicatore, la Francia registra 0,6; si tratterebbe di  un progresso fulminante.

5. In particolare, i seguenti indicatori suscitano dubbi:

-  eguaglianza dei salari di donne e uomini per lavori simili, in quanto frutto di una stima del World Economic Forum; a questo indicatore è assegnato un peso rilevante, pari a 31%, per la determinazione del sub-indice riferito alla dimensione “Partecipazione e opportunità economiche” e all’8% nell’indice globale;

-  tasso di literacy  basato sulle risposte alla domanda: “Sai leggere e scrivere?” rivolta alla popolazione in occasione dei censimenti o di indagini sulle famiglie;

-  speranza di vita in buona salute. Vengono penalizzati i paesi con le migliori condizioni di salute della popolazione, nei quali le donne esibiscono i livelli più elevati. La penalizzazione è sia statica, l’indicatore di gap è comunque troncato al livello 1, sia dinamica, negli anni recenti sono stati gli uomini a guadagnare di più poiché le donne si sono attestate da parecchio tempo su valori molto elevati e relativamente poco migliorabili; questo indicatore entra nell’indice globale per l’8%;

-  rapporto dei sessi alla nascita. Qui non si tiene conto del fatto che esiste comunque una variabilità biologica nel tempo e nello spazio, cosicché non può essere assunto come normale un rapporto dei sessi “secco”, anche se cautelativo, pari a 106 uomini ogni 100 donne.

6. Più volte ho messo l’accento sui pesi. La scelta del Rapporto, ai fini della determinazione dei sub-indici è stata quella di assumere pesi inversamente proporzionali alla variabilità degli indicatori elementari fra paesi. In effetti, la variabilità viene in generale valorizzata e non depressa nelle sintesi statistiche.

Infine, per ottenere il punteggio totale, si fa una media aritmetica semplice dei quattro sub-indici. Personalmente, ritengo che non si possa assegnare lo stesso peso al sub-indice per la salute, anche per i difetti che mi sembra esso presenti, e agli altri tre.

7. Per sette paesi ho provato a calcolare l’indice utilizzando pesi direttamente proporzionali alla variabilità (utilizzando i reciproci dei pesi illustrati nel Rapporto) e alla variabilità relativa (2).  I valori cambiano radicalmente (tabella 2): la Spagna supera le Filippine; la Francia supera l’Uganda e l’Italia supera la Tanzania e in un caso anche l’Uganda; le distanze fra i paesi si amplificano.

 

Pesi

Svezia

Filipp.

Spagna

Uganda

Francia

Tanzan.

Italia

Proporzionali a s

 

 

 

 

 

 

 

- Valore dell’indice

0,851

0,769

0,882

0,657

0,742

0,646

0,680

- Numero indice (Svezia = 1)

1,000

0,904

0,967

0,772

0,872

0,759

0,800

Proporzionali a s/m

 

 

 

 

 

 

 

- Valore dell’indice

0,843

0,771

0,805

0,706

0,730

0,634

0,675

- Numero indice (Svezia = 1)

1,000

0,914

0,955

0,837

0,866

0,752

0,801

Originali (proporzion. a 1/s)

 

 

 

 

 

 

 

- Valore dell’indice

0,802

0,765

0,756

0,717

0,703

0,683

0,675

- Numero indice (Svezia = 1)

1,000

0,954

0,943

0,893

0,875

0,851

0,843

- Posto nella graduatoria

4

9

11

33

46

66

74

 Tabella 2 -  Valori dell’indice GGG per sette paesi, ottenuti utilizzando differenti sistemi di pesi 

 

Conclusioni

8. Si deve concludere che il Rapporto del WEF non è utile? Assolutamente no. Però, fornisce un’informazione parziale e qualche volta fuorviante. Deve essere quindi valutato criticamente. L’indice è trainato essenzialmente dalle dimensioni dell’economia e della politica; i pesi giocano un ruolo rilevante e la scelta fatta in proposito dal Rapporto non sembra condivisibile.

9. Si deve tenere presente, in ogni caso, che le comparazioni fra paesi scontano il diverso livello di qualità delle statistiche e che le differenze fra gli indicatori sono spesso determinate proprio dalla differente qualità dei dati di base. Forse gioverebbe proporre confronti fra gruppi di paesi omogenei e riferirsi a insiemi di indicatori anche differenti ma meglio calibrati ai gruppi stessi.  In definitiva, c’è molto da fare prima di poter disporre di un attendibile quadro comparativo internazionale per le differenze di genere.

 

Note

1. Ponderati in proporzione inversa al loro scostamento quadratico medio

2. Espressa dal rapporto fra scostamento quadratico medio e media aritmetica dei singoli indicatori.