
Le mamme cedono un po’ del loro, e in teoria ci guadagnano. Si parla del nuovo congedo parentale, da poco presentato in Inghilterra e che potrebbe consentire a neo-genitori di dividere le 52 settimane di congedo di maternità. La madre sarà obbligata a rimanere a casa solo per le prime due settimane dopo la nascita, per il resto potrà organizzarsi come meglio crede, o comunque come riesce, con il partner. Certo bisognerà aspettare ancora un po’, secondo le dichiarazioni del lib-dem Nick Clegg, che ha annunciato il nuovo piano, le novità saranno attive a partire dall’aprile 2015. Poi però si potrà pianificare in due, mamma più papà, come organizzare il primo anno di cura del piccolo, o della piccola, di casa. Più flessibilità e maggiore condivisione, dunque, secondo le intenzioni. In modo da facilitare la delicata fase del rientro al lavoro delle donne, e non lasciare che la mancata condivisione della cura continui a essere un fardello solo sulle spalle delle donne.
Secondo l’accordo raggiunto – non senza difficoltà, per colmare la contrapposizione dei diversi partiti, ma anche per assecondare le richieste delle aziende - le madri potranno decidere di gestire come credono, e a partire da qualsiasi momento, il loro anno di congedo di maternità: spezzettarlo e alternarsi con il papà, o anche prendere lo stesso periodo insieme, per un massimo di 12 mesi in totale, con lo stipendio garantito per 9 mesi. I papà avranno inoltre il diritto di partecipare anche agli appuntamenti pre-parto, potranno cioè chiedere di andare anche loro all’appuntamento per una visita o per una semplice ecografia, anche se rinunciando al giorno di paga. Le coppie, dal canto loro, dovranno facilitare l’organizzazione da parte delle aziende comunicando per tempo i loro piani. Mentre ai datori di lavoro è stata lasciata la possibilità di accettare il piano proposto.
I papà sono però ancora un po’ intrappolati in vecchi stereotipi, perché nei commenti e dichiarazioni seguite all’annuncio della riforma spesso si sottolinea come ci sia ancora molta resistenza sul posto di lavoro, e come si faccia fatica a digerire l’idea che anche gli uomini hanno il diritto di partecipare alla gestione dei loro figli. Anche se la sensibilità di molti papà sembra essere cambiata e molti reclamano come un diritto la possibilità di godersi i bambini e di partecipare nel crescerli. Sarà che la novità viene percepita come un mero costo (“adesso bisognerà organizzare anche gli uomini…” e infatti l’aspetto paritario è proprio questo!), ma nelle aziende la resistenza è ancora tanta, fa notare Jo Swinson, la giovane ministra per le pari opportunità.
D’altronde anche i papà si ritrovano in mano sempre più contratti di lavoro super flessibili (almeno sulla carta), perché non dovrebbero anche loro organizzarsi in modo da uscire un po’ prima se la baby sitter deve scappare, o se devono passare a prendere il piccolo di casa dall’asilo? O per dirlo con le parole di Jo Swinson, in fatto di conciliazione si applica sempre “un doppio standard”, per cui se una donna si organizza in modo da uscire prima è comprensibile, “ma per qualche ragione un uomo che fa la stessa scelta viene trattato diversamente”.
In questo dossier abbiamo raccolto tutti gli articoli sui congedi di parernità, in vari paesi.