Dall'attivismo digitale, ai dati sulla presenza delle relatrici agli eventi, fino alla petizione per includere Doriana Mandrelli nel premio alla carriera di Massimiliano Fuksas. Come le architette in Italia stanno combattendo il gender gap nella professione
Gae Aulenti, Lina Bo Bardi, Odile Decq, Ray Eames, Zaha Hadid… architette, "archistar", che hanno lasciato un segno importante nella storia della professione. Ma che non sono purtroppo rappresentative di un settore – quello dell’architettura - che, ancora oggi, sembra essere dominato dagli uomini.
Nonostante aumenti la quota di laureate in architettura (secondo i dati Eurostat, l’Italia ha una quota di laureate in ingegneria e architettura di poco superiore al 34% del totale, più della Francia, ferma al 26%, e del Regno Unito, a quota 23%) permangono forti divari di genere una volta entrate nel mondo del lavoro.
Secondo i dati Cresme, in Italia gli architetti sono 2,5 ogni mille persone – la media europea è di uno ogni mille – e le donne sono il 42%. Eppure, gli uomini guadagnano il 57% in più delle donne – nel 2000 la percentuale era addirittura all’85%.
Se questa è la realtà del gender gap, negli ultimi anni le professioniste a tutti i livelli hanno incominciato a ribellarsi.
Nella direzione di valorizzare, salvaguardare, incentivare il lavoro delle architette sono nate infatti associazioni come l'Associazione donne architetto (Ada) e l'Associazione italiana donne ingegneri e architetti (Aidia) o esperienze come il team di attiviste italiane RebelArchitette e il collettivo VOW Architects, che insieme hanno messo a punto piattaforme internazionali che oltre a dare risalto alla voce delle donne del settore sono in rete con altri collettivi per proporre azioni condivise.
Proprio queste ultime due realtà sono protagoniste di una petizione per richiedere l’inclusione di Doriana Mandrelli, partner riconosciuta e Direttrice dello Studio Fuksas, come pari destinataria del Premio alla carriera assegnato al noto architetto Massimiliano Fuksas dall'Istituto nazionale di architettura del Lazio.
Questa petizione, spiega Francesca Perani, architetta e curatrice del gruppo RebelArchitette "è la prima a favore di una progettista italiana, dopo quella che nel 2013 fu lanciata negli Stati Uniti da Caroline James e Arielle Assouline-Lichten per il riconoscimento del Premio Pritzker a Denise Scott Brown. Non abbiamo avuto ancora una risposta ufficiale, dopo le 701 firme siamo ancora in attesa, ma il dibattito sorto in merito al tema è già uno straordinario segnale positivo". E aggiunge: "Essenzialmente, è vero che stiamo parlando di un premio alla carriera di Massimiliano Fuksas. Ma dal nostro punto di vista, se il lavoro prodotto da un architetto è avvenuto all’interno di uno studio dove da più di 20 anni risulta strategica e fondamentale la presenza della partner professionale Doriana Mandrelli, non la si può escludere".
Nel commentare l’assegnazione del premio, la stessa Mandrelli, firmataria della petizione insieme al marito, ha dichiarato: “La questione non deve essere focalizzata sul Premio Inarch Lazio conferito all’architetto Massimiliano Fuksas come riconoscimento alla sua carriera quasi cinquantennale. Il problema risulta più ampio e complesso e viene sottolineato quotidianamente dai media e da vari interlocutori, che si relazionano in modo differente con ciascuno di noi, nonostante oggi ricopriamo un ruolo alla pari nella guida dello studio Fuksas.” E ha concluso: “La differenza tra uomo e donna sul lavoro è ancora un problema reale in tutto il mondo, e va combattuto“.
La difficoltà di essere riconosciute come architette è anche il tema del libro scritto nel 2016 dalla storica e architetta Despina Stratigakos, Where are the women architects?, nel quale l'autrice sottolinea tutti gli ostacoli radicati che le donne hanno dovuto e devono affrontare ancora oggi, mettendo a fuoco anche eventuali risposte a quella che è una vera e propria discriminazione di genere.
"La percezione che resta" commenta Perani "è che tra i partner quello che continua a essere riconosciuto è esclusivamente il partner maschile. La realtà è che le donne non hanno avuto abbastanza modelli di ruolo a cui aspirare, sia durante gli studi accademici sia successivamente. Il fatto che ancora oggi, continuiamo a vedere poche rappresentanze femminili all’interno della professione, negli eventi pubblici, nelle giurie, negli articoli di settore, nonostante ci siano architette di altissimo valore, continuerà a costituire un problema per le prossime generazioni dove si rileva una crescita importante della presenza delle colleghe rispetto al numero di colleghi, e su questo stiamo lavorando".
Uno strumento utile a inquadrare lo stato dei fatti è il report #timefor50 liberamente consultabile on line, in cui vengono riportati dati sulla limitata presenza di relatrici agli eventi di settore in Italia negli ultimi due anni, e presentate più di trecento figure di eccellenza nel panorama dell’architettura nazionale e internazionale raccolte nel volume autoprodotto Architette=Women Architects 1⁄2 Here We Are!
Oggi, sottolinea l’architetta Perani, "l’architettura sta subendo profondi cambiamenti e non è più unicamente quella di archistar dedite alla realizzazione di grattacieli, ma ci sono tantissimi altri ambiti in cui un/a professionista si muove. Presentando diverse protagoniste di eccellenza del settore, sia giovani che meno giovani che si occupano in modo trasversale di progettazione puntiamo a trasformare una visione stereotipata e superata, in cui le grandi opere fanno da padrone, mostrando una situazione più articolata in cui l’architettura è declinata secondo direttrici più contemporanee che riguardano anche il paesaggio, le trasformazioni urbane, interventi di ristrutturazione e recupero con alto valore sociale o di alta sensibilità nei confronti di materiali sia dal punto di vista formale, che sperimentale e tecnologico".
La petizione in favore di Doriana Mandrelli si inserisce all’interno di una campagna social più vasta, già supportata da numerose altre associazioni, riconoscibile dall’hashtag #timefor50, lanciata per contrastare la scarsa presenza femminile, come relatrici invitate ai convegni: "Ogni qual volta ci troviamo in presenza di un evento molto sbilanciato rispetto al genere, e non solo in architettura, useremo l'hashtag #timefor50 (tempo di parità) a mo' di monito per sollecitare eventi più inclusivi e diversificati", conclude Perani.
Photo credits: Gianmarco Chieregato
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