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In Spagna il numero di uomini impiegati nell'assistenza domestica è aumentato con la crisi economica. Una ricerca indaga le differenze di genere in un settore a forte prevalenza femminile

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Foto: Unsplash/ Nicolas Ladino Silva

L’assistenza è un settore caratterizzato da forti disuguaglianze di genere, di classe e di etnia. Storicamente, di essa si sono fatte carico le famiglie e, in particolar modo, le donne. Di conseguenza, è divenuta un lavoro non retribuito tradizionalmente appannaggio della popolazione femminile – caratteristiche, queste, alla base del suo scarso valore sociale. Il coinvolgimento degli uomini nel lavoro di cura – sia retribuito che non retribuito  rappresenta un passo fondamentale per la creazione di un sistema di assistenza basato sull’uguaglianza di genere e sulla giustizia sociale, nonché un elemento indispensabile al fine di fornire una risposta alla crescente richiesta di servizi assistenziali a favore della popolazione anziana.

Nel quadro di una ricerca più ampia sui badanti, condotta in Catalogna (Spagna), ci siamo concentrate sugli uomini migranti occupati nel settore dell’assistenza alla popolazione anziana.[1] Sebbene il loro coinvolgimento non sia ancora una realtà diffusa, esso rappresenta un fattore significativo. Riteniamo che questi uomini si siano inseriti in una nicchia occupazionale precedentemente appannaggio delle donne molte delle quali migranti , superando così le barriere di genere e contribuendo alla 'mascolinizzazione” del lavoro di cura, almeno in piccola parte.

Crisi dell’assistenza e crisi economica

La Spagna sta vedendo un aumento della richiesta di lungoassistenza a fronte dell’invecchiamento della popolazione. Secondo l’Istituto nazional di statistica spagnolo, la popolazione ultrasessantacinquenne è passata da 7.308.455 unità nel 2005 a 8.573.985 unità nel 2015, arrivando a costituire il 18,4% del totale della popolazione. La Spagna è uno dei paesi Ue con un’aspettativa di vita maggiore, e le proiezioni demografiche dell’Ocse indicano che, entro il 2050, sarà il terzo paese più vecchio al mondo, dopo Giappone e Corea.

In un contesto di politiche pubbliche deboli, la massiccia presenza delle donne nel mercato del lavoro – in assenza di una redistribuzione equa del lavoro riproduttivo tra uomini e donne – ha portato a una crisi dell’assistenza. La crisi economica e l’attuazione delle politiche di austerità hanno aggravato ulteriormente questa situazione. Se lo stato sociale si sta ridimensionando, le soluzioni basate sul libero mercato sono in via di espansione. Di conseguenza, l’assistenza a pagamento è diventata una delle strategie adottate dalle famiglie per fare fronte a bisogni sempre crescenti in termini di assistenza alla popolazione anziana.

La messa sul mercato dell’assistenza ha rafforzato un settore a forte presenza femminile, caratterizzato da condizioni di lavoro insoddisfacenti e con uno scarso riconoscimento a livello sociale. La domanda crescente di assistenza retribuita è stata soddisfatta in larga parte dalle immigrate impiegate in qualità di lavoratrici domestiche, soggette a una disciplina in materia di immigrazione e lavoro che le rende vulnerabili.[2] Di contro, le posizioni lavorative nell’ambito dell’assistenza residenziale e di quella domiciliare, con condizioni lavorative soggette a maggiore regolamentazione (seppure ancora precarie), sono arrivate a costituire una nicchia occupazionale per le lavoratrici locali. Tuttavia, negli ultimi anni, un numero sempre crescente di uomini ha iniziato a lavorare nel settore dell’assistenza. Molti di loro sono migranti. Il loro inserimento all’interno del settore dell’assistenza alla popolazione anziana è stato favorito dalla crisi economica, che ha causato la perdita di posti di lavoro nelle professioni tradizionalmente a predominanza maschile, e ha colpito in particolar modo la forza lavoro straniera. 

Secondo i dati forniti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale spagnolo, tra il 2009 e il 2016 il numero di uomini che prestavano servizio come badanti è cresciuto da 32.400 unità (7,3%) a 93.400 unità (19,65%). Nel 2009, i lavoratori stranieri rappresentavano il 13,7% della forza lavoro maschile nel settore dell’assistenza. Nel 2016, i lavoratori stranieri erano arrivati a rappresentare circa il 5% del totale della forza lavoro maschile, con il restante 95% costituito dai lavoratori indigeni. Nel settore del lavoro domestico, se nel 2008 erano presenti 11.120 lavoratori stranieri (pari al 23,6% del totale degli uomini occupati in tale settore), nel 2012 il loro numero aveva raggiunto le 30.166 unità (47,8%). Secondo l’Istituto nazionale di statistica spagnolo, nel 2013 il livello di disoccupazione tra la popolazione maschile straniera ha raggiunto il 36,5%, a fronte del 24,23% riscontrato tra la popolazione maschile indigena.

Fare parte di un gruppo di minoranza nel mondo del lavoro può avere vantaggi e svantaggi. Se la metafora del 'soffitto di cristallo' è stata utilizzata per descrivere gli ostacoli che le donne incontrano sul luogo di lavoro, quella della 'scala mobile di cristallo' evidenzia invece i vantaggi occulti – in termini di accesso, promozione, consenso e valutazione positiva del proprio contributo – di cui godono gli uomini che svolgono professioni solitamente appannaggio delle donne. Alcune ricerche in materia di lavoro domestico e di cura suggeriscono che gli uomini potrebbero essere in posizione di vantaggio rispetto alle donne in quanto sono meno soggetti alle dinamiche dell’occupazione informale, della personalizzazione e della gerarchizzazione tipiche di questa occupazione. Tuttavia, come affermato da Smith, il soffitto di cristallo e la scala mobile di cristallo sono interrelati; la razza, lo status di immigrazione e il genere si intersecano dando vita a un unico mercato del lavoro nel quale gli uomini bianchi si trovano in posizione di vantaggio, mentre le donne e le minoranze vengono a trovarsi in posizione svantaggiata. Pertanto, gli studi sulla segregazione occupazionale non dovrebbero prendere in considerazione solo il genere ma anche la classe sociale, la razza e altre variabili della stratificazione sociale.  

Diventare badanti

In un precedente saggio abbiamo analizzato le esperienze degli uomini – cittadini spagnoli e stranieri – che prestano servizio nel settore dell’assistenza e abbiamo rilevato come la maggior parte di loro avesse in precedenza svolto una professione a forte presenza maschile ma fosse stata costretta a ripensare il proprio percorso lavorativo a seguito della recente crisi economica. La ricerca di una nuova occupazione ha indirizzato questi soggetti verso il settore dell’assistenza. Tuttavia, come vedremo, questa transizione si è svolta gradualmente per alcuni di questi individui.

I nostri dati etnografici mostrano come i badanti vengano attualmente impiegati nel settore dell’assistenza domiciliare, dell’assistenza infermieristica e del lavoro domestico. La maggior parte di questi è arrivata in Spagna all’inizio degli anni Duemila e ha iniziato a svolgere occupazioni che, pur essendo tradizionalmente a forte presenza maschile (edilizia, pulizia industriale e trasporto merci), nulla avevano a che fare con quelle svolte nei paesi d’origine. Pertanto, questi soggetti hanno subito un declassamento del proprio status professionale a seguito del processo migratorio. Contemporaneamente a queste occupazioni, alcuni di loro hanno anche lavorato nel settore dell’assistenza sporadicamente e su base informale (ad esempio, fornendo assistenza notturna negli ospedali o nei contesti domestici). Sebbene non considerino l’assistenza un lavoro “vero”, questa attività ha fornito loro la possibilità di arrotondare le entrate mensili. A causa della natura informale del reclutamento del personale in questo ambito, in particolare nel caso del lavoro domestico, l’accesso degli uomini al lavoro di cura retribuito è stato facilitato in molti casi dalle reti di contatti già stabiliti dalle donne straniere occupate nel settore. Secondo quanto dichiarato dagli intervistati è stato loro offerto un lavoro in quanto uomini in grado di assistere altri uomini. La loro classe sociale e la loro origine straniera ha portato i datori di lavoro a ritenere che avessero le competenze e fossero disponibili a svolgere questo lavoro. Ciò ha messo in luce un razzismo diffuso, che poggia sulla convinzione che il loro essere stranieri li renda adatti a svolgere tale lavoro a dispetto del 'disallineamento' che la loro mascolinità implica.

Tuttavia, a partire dal 2008, ha avuto luogo una trasformazione professionale. La disoccupazione ha colpito duramente questi individui a seguito della crisi economica. Pertanto, un lavoro nel settore dell’assistenza è diventato un possibile percorso professionale. Tanto autonomamente quanto su suggerimento dei centri per l’impiego, molti di questi uomini hanno preso parte a corsi di formazione specifici, che hanno permesso loro di intraprendere percorsi di professionalizzazione e accedere a posizioni lavorative nell’ambito dell’assistenza residenziale o domiciliare. Un dato significativo: al momento dell'intervista solo tre dei dodici intervistati prestava ancora servizio come lavoratore domestico e nessuno di questi tre soggetti aveva preso parte a una formazione specifica. 

Complessivamente, nel settore dell’assistenza, questi uomini sono giunti a occupare posizioni lavorative migliori rispetto alle donne straniere, raggiungendo uno status professionale più elevato in occupazioni maggiormente regolamentate. Considerando questi aspetti congiuntamente, possiamo dire che la 'scala mobile di cristallo' sta funzionando a tutto vantaggio della popolazione immigrata di genere maschile. Tuttavia, a causa di condizioni di lavoro insoddisfacenti e dello scarso riconoscimento a livello sociale del lavoro di cura, tale effetto è piuttosto confuso, a differenza di quanto avviene in occupazioni più prestigiose. Infatti, sebbene i badanti migranti non considerino il proprio lavoro in senso negativo – sottolineandone piuttosto gli aspetti umani, relazionali ed emozionali –, l’insoddisfazione che essi mostrano relativamente alle condizioni di lavoro e di occupazione (ad esempio: bassi salari, flessibilità e contratti a tempo determinato di breve durata) spinge molti di loro a riconsiderare il proprio futuro nel settore dell’assistenza, così come avviene tra i lavoratori locali. 

Riferimenti 

Bodoque, Y., Roca, M. e Comas d’Argemir, D. (2016). Hombres en trabajos remunerados de cuidado: género, identidad laboral y cultura del trabajo. Revista Andaluza de Antropología, 11, 67-91.

Comas d’Argemir, D. (2016). Hombres cuidadores: Barreras de género y modelos emergentes. Psicoperspectivas: Individuo e Sociedad, 15(3), 10-22.

Kofman, E. (2014). Gendered Migrations, Social Reproduction and the Household in Europe. Dialectical Anthropology, 38(1), 79-94. 

Martínez-Buján, R. (2014). ¡El trabajo doméstico cuenta! Características y transformaciones del servicio doméstico en España. Migraciones, 36, 275-305.

Quartararo, C. e Falcinelli, D. (2013). Not only Men but also Migrants in non-traditional Occupations. International Review of Sociology, 23(2), 363-378.

Roca, M. (2017). Homes i dones en el treball de cura remunerat: continuïtats i transformacions en les relacions de gènere en els serveis d’ajuda domiciliaris. Quaderns-e, 22(2), 99-114.

Smith, R. A. (2012). Money, Benefits and Power: a Test of the Glass Ceiling and Glass Escalator Hypotheses. Annals, AAPSS, 653, 149-172.

Williams, C. (1992). The Glass Escalator: Hidden Advantages for Men in the “Female” Professions. Social Problems, 39(3), 253-267. 

Williams, C. (2013). The Glass Escalator Revisited: Gender Inequality in Neoliberal Times, SWS Feminist Lecturer. Gender & Society, 27(5), 609-629.

Woodhams, C., Lupton, B. and Cowling, M. (2015). The Presence of Ethnic Minority and Disabled Men in Feminised Work: Intersectionality, Vertical Segregation and the Glass Escalator. Sex Roles, 72, 277-293.  

Note

[1] Nell’ambito di questa ricerca abbiamo condotto 208 interviste approfondite con uomini che lavorano come badanti (retribuiti o non retribuiti) in contesti domestici e istituzionalizzati, nonché con dirigenti e persone assistite, allo scopo di valutare le barriere in termini culturali e di opportunità che hanno un impatto sulla partecipazione degli uomini al lavoro di cura. Responsabili della ricerca: Dolors Comas d’Argemir e Diana Marre. 

[2] Il lavoro domestico è ancora oggi una delle categorie che gode di meno protezione in Spagna. Le condizioni di lavoro sono regolamentate da una disciplina giuslavoristica speciale, il Regio Decreto 1620/2011 del 14 novembre 2011, il quale disciplina lo speciale rapporto di lavoro che si applica a coloro che prestano servizio in ambito domestico. Tale disciplina non riconosce diritti fondamentali quali il sussidio di disoccupazione o la contrattazione collettiva. 

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