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Distinguere tra bambine e bambini nati dentro o fuori dal matrimonio è incostituzionale, secondo il Presidente della Repubblica. Non la pensa così il governo guidato da Giorgia Meloni, che ancora una volta ha tentato di promuovere il modello unico della famiglia tradizionale, negando l'esistenza di altre forme di famiglia

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Fuori dal matrimonio
Credits Unsplash/Paula Berto

Ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la legge per il risarcimento dei crolli del ponte Morandi, ma ha allegato una lettera indirizzata a Camera e Senato che segnalava degli aspetti di incostituzionalità. Fra questi, il distinguo tra i nati dentro e fuori dal matrimonio.

Non è la prima volta che questo governo tenta da una parte di indirizzare le risorse e dall’altra di contenere la spesa attraverso l’esclusione dai beneficiari dei figli nati fuori dal matrimonio. Ci avevano già provato con il Bonus Natale 2024, che inizialmente era previsto solo per i nati da coppie sposate e che hanno dovuto rivedere per lo stesso motivo, sia aumentando la spesa che modificando le linee guida in corsa. 

Questo distinguo è sia incostituzionale, come nota il Presidente della Repubblica, che in contraddizione con la legge che dal 2013 (pochissimo!) equipara i figli e le figlie che prima si chiamavano “illegittimi” a quelli e quelle nate da una coppia sposata. Questa equiparazione è arrivata, come spesso accade nel nostro paese, più per riconoscere che per accompagnare i cambiamenti, perché i figli e le figlie nati fuori dal matrimonio sono sempre di più.

Nel 2023 i bambini e le bambine nate fuori dal matrimonio erano il 42,4%. Una tendenza che negli ultimi vent'anni è cresciuta: sempre di più il matrimonio non è considerato una condizione necessaria per avere dei figli. Questo, come spesso capita, è più vero in alcuni contesti che in altri: è più vero nei centri urbani, nelle regioni del Centro (dove si supera il 50% di nati fuori dal matrimonio), tra i genitori giovani e tra quelli che sono entrambi italiani, come ci dice l'Istat

Viene da chiedersi: perché se è incostituzionale e in contraddizione con leggi esistenti il governo Meloni continua a insistere su questo tasto?

C’è un motivo economico: è un modo per provare a creare una gerarchia tra i potenziali destinatari di una misura e quindi di restringere la platea contenendo la spesa. È come il bonus mamme che viene erogato a dipendenti a tempo indeterminato che hanno tre figli: sono una manciata di mosche bianche che però permette al governo di dire che sostiene le madri. E poco importa che siano poche e privilegiate: è una misura che fatta così costa poco e si vende bene. C’è quindi anche un motivo ideologico e di consenso. Sono tutte misure che di fatto parlano a un elettorato più conservatore e ancorato a valori tradizionali.

Non ultimo, è un modo per promuovere un modello unico di famiglia ignorando i cambiamenti in atto nella società. Uno dei tanti modi in questo governo sta affermando e ribadendo questo messaggio, che si esplica anche in altre politiche come per esempio nel piano per la famiglia della Ministra Eugenia Roccella.