Takoua Ben Mohamed, giovanissima fumettista e graphic journalist, ideatrice del "fumetto intercultura", combatte gli stereotipi a colpi di matita
Il "fumetto intercultura"
di Takoua Ben Mohamed
La matita in mano non le manca mai ed è nelle pagine dei fumetti che fa approdare la sua voce narrante. Ha lo sguardo verso il Colosseo, mentre un curioso si avvicina con una tale bizzarra domanda: “Scusa, una curiosità. Ma tu ce l’hai i capelli?”. Takoua, la ragazza con il velo, classe 1991, che simpatizza per "la magica Roma" e parla di politica, dittatura e primavera araba, risponde con un semplice sorriso e un’ironia disarmante: “No guarda, sono pelata!”. Non si tratta di una finzione letteraria ma è l’apertura al mondo di Takoua Ben Mohamed, che attraverso i fumetti esprime la sincerità della sua anima e disegna ciò che le accade nel cuore sdoganando ogni apparenza, andando oltre quotidiani pregiudizi e comuni stereotipi sul velo, sui musulmani e sull’Islam.
Takoua Ben Mohamed, fumettista e graphic journalist nasce a Douz città del sud della Tunisia, 23 anni fa. Oggi vive a Roma e studia a Firenze. Ma il suo viaggio inizia dalla porta del Sahara e dal silenzioso deserto, è da lì che ha scelto di raccontare il mondo.
Dopo otto anni di vita a Douz si trasferisce in Italia per raggiungere il padre, ex rifugiato politico. Dalla Tunisia porta con sé la sua matita e con i suoi disegni comincia a comunicare con i compagni e le maestre. Oggi studentessa dell’Accademia di cinema d’animazione e arti digitali a Firenze, si dedica inoltre all’attività di volontariato nelle associazioni umanitarie.
Ideatrice del fumetto intercultura, attraverso il quale racconta storie vere di discriminazione e pregiudizio, cattura i lettori con la sua carica emotiva a tratti tenera, spesso ironica e a volte eversiva. I suoi fumetti insegnano il valore del rispetto e della libertà, fatta di facce e personaggi, religioni e culture diverse, tradizioni e storie di persone che subiscono discriminazioni quotidianamente.
La primavera araba, la dittatura, i diritti dell’infanzia in paesi in guerra come la Palestina e la Siria, il velo e i pregiudizi sull’Islam, questo racconta Takoua con la sua matita. Una matita che cerca di decostruire gli stereotipi e i pregiudizi creati dai media. Storie vere, realmente accadute, tra cui anche la sua esperienza personale, i pregiudizi, il razzismo di ogni genere e forma, la libertà d’espressione e di pensiero, la violazione dei diritti umani. Per Takoua non sono solamente argomenti di cui parlare, l’ importante è cercare storie e raccontarle al mondo, in modo innovativo, attraverso il fumetto.
Takoua ha scelto di indossare il velo all’età di 11 anni, esattamente un anno dopo l’11 settembre 2001. Fu un anno molto difficile, i pregiudizi e le offese rivolte alla comunità musulmana si moltiplicarono. Un giorno decise di provare a indossare il velo, come le due sorelle maggiori. Fu un coetaneo ad accusarla di essere una “terrorista”. Lei non sapeva cosa significasse la parola, ma conosceva benissimo la sua religione, la sua cultura e la libertà che avrebbe difeso a denti stretti. Sapeva che indossare il velo sarebbe stato frutto di una scelta e non di un’imposizione. Da quel giorno lo ha sempre indossato, e da giovane musulmana, vive il pregiudizio tutti i giorni. A suo parere, ci troviamo in un momento storico pericoloso e difficile, che veicola un immaginario islamofobo capace di incidere sui singoli, nonostante la maggior parte dei musulmani si dissocino e rifiutino di essere rappresentate da un presunto stato che si dichiara “islamico” ma che con l’Islam non ha nulla a che fare.
Islamofobia e paura del diverso, contrastarle per Takoua è una battaglia quotidiana, e in questo senso la sua matita è più potente delle discriminazioni, degli stereotipi e dei pregiudizi. Takoua non si tiene fuori dai suoi fumetti e dalla realtà che disegna. Lei è Fatima, una ragazza velata che affronta i pregiudizi dei suoi compagni di classe con il coraggio, la forza e il suo Hijab. È Ali Barbalunga, che viene scambiato per un terrorista ma non è altro che un semplice musulmano. È una comune ragazza che racconta come l’adolescenza con i suoi problemi, venga vissuta in modo simile dappertutto. È Aisha, ragazza somala che non capisce la differenza tra un bianco e un nero, perché vede il mondo come un arcobaleno di colori e pensa fortemente che i diritti dovrebbero unire e non dividere. Takoua non si separa dai suoi personaggi, vuole stare in mezzo a loro, cancellando così ogni distanza.