Politiche

7,7 milioni di donne escluse dal mercato del lavoro europeo per assistere figli e parenti. L'Europa lancia una strategia della cura e due proposte di raccomandazioni su assistenza a infanzia e long term care per arginare le disuguaglianze

L'Europa ha un
piano per la cura

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Foto: Unsplash/Neil Bates

Come è noto, la crisi innescata dal Covid-19, svelando profonde falle dei nostri sistemi sanitari e di welfare sociale, ha portato alla luce l’importanza di avere robusti servizi di assistenza e ha posto l’idea della cura al centro dei dibattiti pubblici, benché le politiche rimangano ancora lontane dal trarne tutte le conseguenze. Seppur tardivamente, anche la Commissione europea lancia una proposta innovativa di strategia della cura, prendendo atto dei dati allarmanti provenienti dalle società europee in cui i bisogni di assistenza sono in crescita esponenziale, come esito dei cambiamenti demografici e dell’invecchiamento della popolazione.

I dati sulla cura in Europa

Si stima che nel 2019 nell’Unione europea il 26,6% di persone ultra65enni e il 39,4% di ultra75enni avevano bisogno di assistenza domiciliare, e si prevede che il numero di persone che avranno bisogno di assistenza a lungo termine crescerà dai 30,8 milioni nel 2019 a 33,7 milioni nel 2030 ai 38,1 milioni nel 2050 con una crescita complessiva del 23,5%.[1] La disponibilità e gli standard qualitativi dei servizi di assistenza a lungo termine sono insufficienti e anche quando sono disponibili i loro costi eccessivi rappresentano barriere per una grande parte delle persone anziane e con disabilità. Sappiamo che un terzo delle famiglie europee che hanno bisogno di assistenza a lungo termine non hanno le possibilità economiche per permettersela e che in media quasi la metà degli anziani bisognosi di assistenza si trova al di sotto della soglia di povertà dopo aver sostenuto i costi dell'assistenza domiciliare.[2] La maggior parte dell’assistenza è quindi fornita dal lavoro informale di familiari o amici: 52 milioni di persone tra i 18 e i 74 anni che forniscono assistenza in modo informale a membri della famiglia su base settimanale rappresentando circa l’80% dei long term carers, a stragrande maggioranza donne.[3]

Per quanto riguarda i servizi per la prima l’infanzia, secondo le European Union statistics on income and living conditions, nel 2016 il 13% dei genitori non li utilizzava a causa del loro costo e l’11% aveva grandi difficoltà nell’affrontare questi costi, percentuali più che raddoppiate (28% e 27%) nelle household a rischio povertà, mentre la metà dei minori con disabilità era assistita solo dai genitori. 

L'impatto della cura sulle donne

Secondo l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (Eige), nel 2020 le responsabilità di assistenza escludono dal mercato del lavoro 7,7 milioni di donne in Europa e costringono molte a lavorare part-time: il 29% delle donne che lavora a tempo parziale ha menzionato doveri di assistenza come motivo principale della loro scelta, rispetto al 6% soltanto degli uomini.[4]

Nel 2021 l'indagine sulle forze di lavoro condotta per l'UE-27 ha rivelato che il 27,9% delle donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni non appartenenti alla popolazione attiva dichiarava che il principale motivo per cui non cercava lavoro era la necessità di accudire bambini o adulti bisognosi di assistenza, rispetto all'8% soltanto di uomini.[5] Il tasso di occupazione delle donne di quella fascia di età con figli al di sotto dei 6 anni era quindi del 67,2% contro il 90,1% degli uomini con figli della stessa età.

Come è noto, il gender gap nell’occupazione, che nel 2021 era di 11 punti percentuali, il gender pay gap e il gap pensionistico, che in quello stesso anno erano rispettivamente del 13% del 29%, sono in larga parte una conseguenza del care gap di genere, ulteriormente aumentato dalla chiusura dei servizi durante la pandemia.

Una strategia europea per l'assistenza

Nella consapevolezza che fare principalmente affidamento sul lavoro di cura informale non è e, men che mai, sarà sostenibile in futuro e che la riduzione del care gap di genere è condizione necessaria per raggiungere gli obiettivi che le istituzioni europee hanno fissato per il 2030 di un’occupazione del 78% della popolazione di 20-64 anni e del dimezzamento del gap occupazionale di genere rispetto a quello del 2019, la Commissione europea ha recentemente approvato una Strategia europea per l'assistenza[6] che delinea l’agenda politica e il sostegno agli Stati membri per garantire servizi di cura e assistenza di qualità e accessibili in tutta l'Unione europea e migliorare la situazione di chi la cura la fornisce a livello professionale o informale.

Al centro della Strategia c’è la proposta di due raccomandazioni da sottoporre alla approvazione del Consiglio sulla revisione degli obiettivi di Barcellona rispetto ai servizi di educazione e cura per la prima infanzia e sull’accesso all’assistenza a lungo termine che forniscono il quadro di riferimento per riforme a livello nazionale.

Le due proposte, che contribuiscono a promuovere diritti riconosciuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, rientrano nell’ambito delle politiche di implementazione di quanto stabilito nel Pilastro europeo di diritti sociali rispetto al diritto all’assistenza di lunga durata, al diritto dei disabili all’inclusione sociale, e ai diritti dei bambini all’istruzione e alla protezione dalla povertà (principi 18, 17 e 11).         

La Commissione incoraggia gli stati a promuovere, in aggiunta a quanto già programmato nel Fondo Sociale Europeo e nel Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2021-2027, investimenti privati e adeguati investimenti pubblici finanziariamente sostenibili per lo sviluppo di questi servizi, sottolineandone i potenziali vantaggi e guadagni, non solo per gli individui e la società ma anche per l’economia. Infatti, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) investire ogni anno l’1,1% del Pil nell’educazione e cura della prima infanzia e l’1,8% del Pil nell’assistenza a lungo termine creerebbe 26,7 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa per il 2035, cosa che permetterebbe di supplire alla carenza di personale che oggi si registra in entrambi gli ambiti.[7]

In particolare, le politiche di prevenzione delle malattie e di promozione di sistemi sanitari e di cura di buona qualità avrebbero la potenzialità di ridurre le spese per l’assistenza di lungo periodo permettendo alle persone di invecchiare a casa loro il più a lungo possibile. Ai fini di un funzionamento efficace e di un rapporto sostenibile costi-rendimenti nell’assistenza a lungo termine, la strategia raccomanda di promuovere sistemi integrati a livello territoriale e anche di incentivare, valorizzare e ottimizzare il contributo dell’insieme delle organizzazioni della società civile e dell’economia sociale, particolarmente prezioso per un approccio che metta al centro la persona e le comunità locali. 

SCHEDA. Cosa dicono le due proposte di raccomandazione 

Note

[1]European Commission and Economic Policy Committee, 2021, The 2021 Ageing Report – Economic and Budgetary Projections for the EU Member States (2019-2070), Publications Office of the European Union, Luxembourg 

[2]Commissione europea e comitato per la protezione sociale, Relazione sull'assistenza a lungo termine: tendenze, sfide e opportunità in una società che invecchia, volume I, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2021 (solo in EN).  

[3]Van der Ende, M. et al. Studio sull'analisi dell'incidenza e dei costi dell'assistenza informale a lungo termine nell'Ue, 2021. 

[4] Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), Disparità di genere nell'assistenza e conseguenze per il mercato del lavoro (2020) - Gender inequalities in care and consequences for the labour market

[5] Banca dati Eurostat, tabella LFSA_IGAR, Care of adults with disabilities or children and other family or personal reasons, percentuale della popolazione esclusa dalla forza lavoro e che desidera lavorare, fascia di età 15-64 anni. 

[6] Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions on the European care strategy, Brussels, 7.9.2022 COM(2022) 440 final

[7] International Labour Organisation, Care at work: Investing in care leave and services for a more gender equal world of work, 7 March 2022  

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