Tenere al centro del dibattito elettorale la piena partecipazione delle donne all'economia è la proposta dell'appello "Mai più senza", lanciato da tre economiste in vista delle elezioni. Ne parliamo con Paola Profeta, docente dell'Università Bocconi, tra le ideatrici della petizione

La petizione "Mai più senza" che avete lanciato con Alessia Mosca e Paola Subacchi, non è solo un appello agli amministratori ma include una proposta programmatica. Come è nata l’idea e perché avete deciso di lanciare questo documento?
Da anni a vario titolo ci interessiamo e studiamo il tema della parità di genere, in particolare sul mercato del lavoro. Si tratta di un problema di grandi dimensioni in Italia, che è mal posizionata in tutte le statistiche internazionali. Meno di una donna su due lavora nel nostro Paese, meno di una su tre al Sud, mentre le raccomandazioni europee sono di avere almeno 3 su 4 occupate entro il 2020. Un fenomeno di questa dimensione ha attirato anche l’attenzione delle organizzazioni internazionali: il Fondo Monetario Internazionale già anni fa parlava di circa il 15% di Pil perso in Italia a causa della bassa occupazione femminile. Eppure questo tema è sempre stato ai margini del dibattito e del processo decisionale nel nostro Paese. Se ne parla in modo spesso superficiale, le azioni concrete sono poche, le risorse limitate. L’attenzione si focalizza per lo più sul tema della violenza di genere, senza riuscire ad includere anche il lavoro, che pure è una parte fondamentale del fenomeno.
In che senso la campagna elettorale può essere un'occasione per rilanciare il tema?
Perché tutti i partiti potrebbero metterlo al centro dei programmi politici, in modo trasversale, e promuovendo l’attenzione alla parità di genere in modo incisivo, come necessario, perché si tratta di un tema che riguarda tutti. Abbiamo sentito la responsabilità di sollecitare attraverso una petizione l’attenzione verso la parità di genere. #Maipiusenza chiede ai candidati a qualunque livello di amministrazione di aderire a un piano organico per l'inclusione delle donne nella società.
Di che si tratta, nello specifico.
Un piano d’azione di 12 punti, linee guida che affidiamo all’attenzione della politica e di chiunque sarà eletto alle prossime elezioni. Il piano include misure per favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in particolare delle madri, e favorire il rientro delle madri al lavoro dopo la nascita dei figli; misure che promuovano la condivisione dei carichi di cura tra padri e madri attraverso un mese di congedo di paternità obbligatorio; sgravi fiscali totali rispetto alle spese di cura sia per i figli che per gli anziani ed i disabili a carico di uno o entrambi i coniugi quando lavorano entrambi; investimenti negli asili nido e nelle scuole. Sulla base dei nostri studi e della nostra esperienza decennale nel campo, siamo arrivate a un messaggio semplice e chiaro, che riguarda tutti i cittadini: #MaiPiùSenza una piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro, #MaiPiùSenza la parità salariale, #MaiPiùSenza un'organizzazione del lavoro di cura basata sulla condivisione tra uomini e donne, #MaiPiùSenza il talento di tutti, che non possiamo più permetterci di vedere soffocato da stereotipi di genere.
Che tipo di risposta avete ottenuto?
Abbiamo avuto appoggio da alcune associazioni femminili, da persone esperte nel campo, da alcuni media e anche da alcuni rappresentanti politici, e siamo arrivate a circa 2500 firme. In piena campagna elettorale, con tutta l’attenzione volta altrove, lo riteniamo un buon risultato. La vera sfida inizierà dopo, quando vedremo quale sarà lo scenario politico e capiremo quanto spazio hanno le nostre proposte per essere portate avanti.
Perché le donne dovrebbero firmare questo appello?
Non solo le donne, tutti dovrebbero firmare l’appello. Perché le pari opportunità riguardano tutti, non solo dal punto di vista dell’equità. I benefici della parità di genere non sono solo per le donne. Le donne sono ormai più istruite degli uomini, valorizzare il capitale umano femminile sul lavoro conviene. In tempi di crescita modesta e di risorse scarse, il mancato pieno utilizzo del valore delle donne è uno spreco che il Paese non può permettersi.
Se dovesse scegliere tre priorità per le donne oggi in Italia?
Incentivi al rientro al lavoro dopo la maternità: rimuovere gli attuali disincentivi e costruire incentivi corretti. Congedi di paternità per una maggiore simmetria di ruoli tra uomini e donne. Un Ministero delle Pari Opportunità con portafoglio per attuare politiche per il lavoro femminile.