Politiche

Le tecnologie cambieranno il welfare. Il futuro dell'assistenza agli anziani spiegato da due studiose finlandesi a partire dagli ultimi risultati della robotica

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Foto: Unsplash/ Franck V.

L’invecchiamento della popolazione rappresenta una realtà comune a tutti paesi europei. Allo stesso tempo, si assiste a una riduzione dell’assistenza informale fornita dalle famiglie poiché anche le donne partecipano al mercato del lavoro, i membri della famiglia spesso vivono lontano e i nuclei familiari tendono a essere più piccoli. È quindi necessario trovare nuove modalità di sostegno per quelle persone anziane che possono e desiderano vivere a casa propria il più a lungo possibile, nonché per le loro famiglie; inoltre, è necessario individuare nuove modalità per offrire supporto – relativamente all’organizzazione del lavoro di cura – a coloro che prestano assistenza informale. Le nuove tecnologie robotiche dovrebbero contribuire a soddisfare questo bisogno nel prossimo futuro. Si prevede che la robotica assistenziale aumenterà l’autonomia delle persone anziane e fornirà sostegno agli operatori e alle operatrici del settore. Si prevede inoltre che i robot renderanno possibili nuove modalità di erogazione dell’assistenza, nonché innovazioni significative nella prestazione dei servizi.

Per definizione, un robot assistenziale è una macchina in grado di svolgere – in modo autonomo o semiautonomo – mansioni relative all’assistenza di natura fisica o emozionale. Tali robot sono stati progettati per fornire assistenza nella vita di tutti i giorni, nonché supporto cognitivo e formazione, assistenza e sostegno agli operatori e alle operatrici, forme di collaborazione all’interno di ambienti domestici cosiddetti “intelligenti”, interazione a livello sociale e, infine, attività di assistenza sanitaria da remoto.

Uno degli interrogativi principali connessi all’introduzione delle tecnologie assistenziali è se esse abbiano un impatto positivo o negativo sulle persone assistite e sulle loro famiglie. Le nuove tecnologie dovrebbero sempre basarsi su bisogni, volontà e desideri dell’utenza, e dovrebbero essere plasmate a partire dalle condizioni di ciascuna persona interessata, prestando debita attenzione anche al contesto sociale nel quale tali tecnologie verranno impiegate. 

Robot per l'assistenza

I robot afferenti al settore dell’assistenza possono essere suddivisi in tre categorie: i robot con funzioni di monitoraggio; i robot cosiddetti “assistivi”; e i robot cosiddetti “sociali”. La prima categoria include i robot progettati per osservare il comportamento e le condizioni di salute: monitorano e registrano i fattori connessi allo stato di salute di una persona, nonché gli aspetti legati alla sicurezza; tra le altre cose, inviano una richiesta di soccorso in caso di necessità. Questi robot ricordano alle persone anziane di mangiare, assumere farmaci, ecc. e facilitano, ad esempio, l’interazione con il personale sanitario. Vengono inoltre progettati per rilevare la sintomatologia degli ictus o le cadute.

I robot rientranti nella seconda categoria forniscono sostegno nella quotidianità, come fossero persone di servizio o assistenti che aiutano le persone a mangiare, vestirsi, recarsi in bagno o spostarsi dalla camera alla stanza da bagno.

I robot appartenenti alla terza categoria offrono invece compagnia e possono essere impiegati come strumenti terapeutici, per lo svolgimento di attività fisiche o sociali e per le attività di svago. Ad esempio, questi robot sono in grado di ricordare alla persona assistita di svolgere esercizi di tipo fisico o cognitivo, nonché di fornire istruzioni al riguardo.

Molte sono le aspettative nutrite nei confronti della robotica assistenziale e di altre tecnologie con funzioni analoghe: ci si aspetta che esse contribuiscano a risolvere le questioni relative ai crescenti bisogni assistenziali e alla diminuzione del numero di persone in età lavorativa che pagano e forniscono l’assistenza. Tuttavia, ad oggi, queste aspettative non si sono realizzate e i robot domestici attualmente a disposizione sono dei “manufatti” con un contenuto tecnologico piuttosto basso.

La ricerca, il dibattito e le discussioni sulla robotica assistenziale sono estremamente attuali nelle società occidentali. Le tecnologie sono in rapido sviluppo e gli scenari futuri del lavoro di cura robot-assistito trovano ampio spazio nei mezzi di comunicazione di massa.[1] Ciononostante, non sono al momento disponibili sul mercato robot assistenziali molto sofisticati. Sebbene la ricerca su tali robot non abbia condotto alla loro produzione su scala industriale, il mercato dei robot di servizio è in costante espansione e si prevede una crescita significativa nei prossimi anni. Tuttavia, la robotica assistenziale rappresenta solo una piccola quota del mercato odierno. Attualmente, il robot aspirapolvere è forse il dispositivo robotico per famiglie più diffuso. In Finlandia, paese scandinavo con un livello piuttosto alto di utilizzo della tecnologia, circa il 3% del personale che fornisce assistenza alle persone anziane ha utilizzato la robotica assistenziale nel proprio lavoro.

Riassumendo, le aspettative nei confronti della robotica assistenziale non si sono concretizzate. Piuttosto, chi si occupa dello sviluppo delle tecnologie e il personale ingegneristico sono costantemente alla ricerca degli sbocchi più vantaggiosi per il loro lavoro. Pertanto, è tempo di partecipare alle discussioni e di porre sul tavolo i quesiti fondamentali relativi alla progettazione e alle condizioni dell’eventuale utilizzo dei robot assistenziali. 

Un'insieme di attività

Alcuni robot vengono progettati per automatizzare le attività umane cosicché possano essere svolte con una supervisione minima o nulla da parte degli esseri umani. Da questo punto di vista, l’assistenza viene vista come un insieme di attività, alcune delle quali possono essere svolte da un dispositivo tecnologico; ciò con l’obiettivo di contenere i costi, aumentare l’efficacia, ottimizzare i tempi e ridurre la fatica. Tra gli esempi di robotica assistiva troviamo Obi, un robot impiegato nell’ambito dell’assistenza domiciliare per la somministrazione dei pasti, e Tug e Awabot, dispositivi robotici mobili e autonomi, impiegati nel settore della logistica ospedaliera per lo svolgimento di attività di distribuzione (ad esempio, medicinali, pasti, documentazione).

Un robot deputato alla somministrazione dei pasti fornisce assistenza pratica nel momento in cui il cibo viene consumato: porta il cibo dal piatto alla bocca. L’idea sottesa a tale soluzione è che una persona in condizioni di fragilità o con disabilità non ha bisogno di assistenza umana se riesce ad alimentarsi con l’aiuto del robot. Obi, robot di fabbricazione statunitense, può essere noleggiato dietro pagamento di un canone mensile di 300 dollari. 

Figura 1. Obi, robot per la somministrazione dei pasti

(Fonte: www.meetobi.com)

I robot impiegati nel settore della logistica vengono sviluppati in modo da svolgere mansioni legate alla distribuzione e al trasporto, precedentemente svolte dalle persone all’interno degli ospedali o di altre istituzioni. Questi robot trasportano, ad esempio, biancheria, dispositivi medici o corrispondenza. L’idea alla base è che queste tipologie di robot inizino a svolgere efficacemente mansioni che sono essenziali per il lavoro di cura ma non sono connesse direttamente all’assistenza in sé. Queste tipologie di mansioni non richiedono, ad esempio, la capacità di svolgere più azioni contemporaneamente, che si basa sul connubio di competenze sociali e pratiche, prerogative – queste – degli esseri umani. 

Soddisfare i bisogni sociali

I robot sociali sono robot interattivi in grado di instaurare legami affettivi. Sono progettati per soddisfare i bisogni – intrinseci negli esseri umani – di dare vita a tali legami. Tra gli esempi di robot sociali progettati per assistere le persone anziane troviamo Paro, robot a forma di animale, e Zora, umanoide di piccole dimensioni.

La foca interattiva chiamata Paro è dotata di sensori che rilevano la presenza o assenza di luce, se il robot riceve carezze o colpi, e se viene tenuto in mano. Viene programmato per apprendere a livello basilare il comportamento dell’utenza. Paro interagisce con le persone come fosse un animale in carne e ossa e riconosce alcune parole. L’azienda produttrice lo descrive come un “robot interattivo a scopo terapeutico, progettato per fornire stimoli alle persone affette da demenza, morbo di Alzheimer e altri disturbi cognitivi”.

Zora è invece un robot umanoide interattivo alto circa 60 centimetri, le cui capacità di comunicazione consistono nell’essere in grado di ripetere frasi e mansioni preimpostate. Questo robot è capace di fornire istruzioni su come svolgere semplici esercizi, nonché di partecipare ad attività ludiche. È stato progettato per essere utilizzato sia con bambini e bambine sia con le persone anziane.

Figura 2. Il robot Zora (a sinistra) è in grado di ballare, il robot Paro è un animale interattivo

I robot sociali vengono progettati in funzione dei legami affettivi, delle attività fisiche e cognitive, e dei momenti di intrattenimento e socializzazione. Non svolgono mansioni assistenziali fisiche e concrete ma possono essere utilizzati, ad esempio, come strumenti interattivi o in sostituzione degli animali domestici. Molti robot sociali, compreso Zora, sono – parzialmente o totalmente – controllati da remoto con lo scopo di simulare funzionalità avanzate.

Cosa resta dell'empatia

I robot assistenziali, in quanto dispositivi assistivi, possono potenziare l’autonomia di quelle persone che lo desiderano. Tuttavia, l’assistenza è diversa dagli altri servizi. I contatti a livello personale, sociale e affettivo formano parte integrante dell’assistenza. Ad esempio, il momento dei pasti può rappresentare un evento importante a livello sociale. Inoltre, una persona che si occupa della logistica e si muove nel labirinto dei corridoi di un ospedale per distribuire documentazione o strumentazione pulita potrebbe avere un ruolo sociale più significativo all’interno del contesto assistenziale rispetto al caso in cui svolgesse esclusivamente mansioni di assistenza. Si teme che, qualora gli ospedali o le residenze dovessero essere dotati di tecnologie di monitoraggio o assistive, il contatto umano diverrebbe minimo, e i bisogni sociali e affettivi in termini di assistenza verrebbero dimenticati. 

Considerata esclusivamente dal punto di vista dell’etica dell’assistenza, la concezione dei robot in quanto personale di assistenza non è appropriata dal momento che gli aspetti fondamentali dell’assistenza – la premura, l’empatia, il contatto a livello personale e il soddisfacimento delle mutate esigenze sulla base di considerazioni relazionali – richiedono la presenza umana. Tuttavia, dispositivi assistivi più sofisticati e sviluppati rispetto a quelli che abbiamo a disposizione oggi verrebbero accolti con favore in molti contesti. Le persone che hanno bisogno di cure e assistenza dovrebbero avere il controllo della propria vita quanto più a lungo possibile. Le tecnologie robotiche possono introdurre possibilità interessanti e significative, in termini di maggiore autonomia, per le persone assistite che lo desiderano.

Secondo le attuali teorie riguardanti l’etica e la buona qualità dell’assistenza gli aspetti più importanti dell’assistenza concernono le caratteristiche umane e le abilità affettive. Da questo punto di vista, un robot che fornisce assistenza appare essere qualcosa di inumano, ingannevole e inappropriato. Tuttavia, visto dalla prospettiva di una persona che necessita di assistenza ma che ha il pieno controllo della situazione e una capacità di scelta intatta, un robot potrebbe venire accolto positivamente in quanto strumento volto al mantenimento dell’autonomia. Non tutte le persone che necessitano di assistenza vogliono dipendere da altre persone, preferendo invece dispositivi assistivi.

Il presente lavoro di ricerca è parte di un progetto multidisciplinare denominato “La robotica e il futuro dei servizi di welfare (ROSE) 2015-2020”, finanziato dall’Accademia di Finlandia. 

Riferimenti

Baer, M. et al (2014) Assisting older people: From robots to drones. Gerontechnology 13(1), 57-58

Borenstein, J. e Pearson, Y. (2012) "Robot caregivers: Ethical issues across the human lifespan". In: Lin, P, Abney, K e Bekey, GA (eds.) Robot ethics. The ethical and social implications of robotics. Cambridge: MIT Press, 251-265

Frennert, S. e Östlund, E. (2014) Review: Seven matters of concern of social robotics and older people. International Journal of Social Robotics 6(2), 299-310

Goeldner, M. et al (2015) The emergence of care robotics – A patent and publication analysis. Technological Forecasting and Social Change 92, 115-131

Sharkey, A. e Sharkey, N. (2012) Granny and the robots: Ethical issues in robot care for the elderly, Ethics and Information Technology 14(1): 27-40

Shaw-Garlock, G. (2009) Looking forward to sociable robots. International Journal of Social Robotics 1(3): 249-260,

Sparrow, R. e Sparrow, L. (2006) In the hands of machines? The future of aged care, Minds and Machines 16: 141-161

Tronto, J. (1993) Moral boundaries. A political argument for and ethic of care. New York: Routledge

Van Aerschot, L., Turja, T. e Särkikoski, T. (2017) Roboteista tehokkuutta ja helpotusta hoitotyöhön? Työntekijät empivät, mutta teknologia ei pelota. Yhteiskuntapolitiikka 6

Note

Si vedano, ad esempio, gli articoli Robots  could  help  solve  social  care  crisis,  say  academics (BBC  News,  gennaio 2017) e How  a  robot  could  be  grandma’s  new  carer (The  Guardian,  novembre  2016).   

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