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Circa duecento tra scrittrici, insegnanti, giornaliste, studiose, lettrici appassionate: sono le donne, assai diverse per età e formazione, che hanno reso la Società italiana delle letterate "una festosa casa delle differenze". Ne parliamo con Alessandra Pigliaru

Scrittrici, lettrici,
letterate in Italia

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Foto: Unsplash/ Jessica Castro

“Una bella contaminazione, una festosa casa delle differenze”. Così Alessandra Pigliaru, giornalista delle pagine culturali de il manifesto, descrive la Società italiana delle letterate (Sil) di cui è stata presidente. Un'associazione molto vitale di donne, fondata nel 1995, e animata dalla passione di circa duecento scrittrici, insegnanti, giornaliste, studiose, lettrici appassionate. “Tutte donne di generazione e formazione diversa dice Pigliaru perché diversi sono i campi delle scritture di cui la Sil si occupa, dalla letteratura alla poesia, dal teatro al cinema e all’arte contemporanea”. Con Alessandra abbiamo parlato del suo percorso dentro la Sil, di letteratura e femminismo.

La Società italiana delle letterate è nata ormai più di vent'anni fa per “produrre, diffondere e trasmettere i saperi femminili dei quali la letteratura è strumento privilegiato ma non unico”. Che cosa rappresenta oggi la letteratura per una donna, secondo lei?

La Società italiana delle letterate si muove da più di vent'anni su un terreno critico preciso che è quello delle scritture delle donne, delle scrittrici, dei loro saperi preziosi e inaggirabili. Temo non si possa rispondere alla domanda su cosa rappresenti la letteratura per una donna, posso rispondere forse che cosa rappresenta per me e in che modo la mia percezione è cambiata dopo l’iscrizione alla Sil: prima era una grande passione, lo è ancora, ma è diventata un’esplorazione relazionale del mondo, a partire da me. Che sono una donna e una femminista.

Quello della Sil è stato un percorso che negli anni ha radunato intorno a sé scrittrici, insegnanti, studiose, giornaliste e operatrici culturali di diverse generazioni. Come è cambiata nel tempo? È cambiato in questi vent’anni il modo in cui le donne “prendono parola sul mondo”?

Nella mia esperienza, la Sil è stata fonte di grande crescita, di un confronto acceso e vitale con i saperi e le pratiche di donne che sono sì le scrittrici ma tutte quelle che nella mia giovane adesione all’associazione ho conosciuto. Anche qui, si è trattato di una esperienza che non posso staccare dalla relazione che ho costruito; per prima con colei che mi ha portato a iscrivermi e che è Laura Fortini, a cui sono grata. Un’associazione che è attiva da così tanti anni è abbastanza plausibile si sia trasformata nel corso degli anni perché è il presente a essersi trasformato e le scritture delle donne prendono parola sul mondo, appunto, e sulle sue mutazioni. Prendere parola sul mondo è stato uno dei grandi portati del femminismo. Attraverso la letteratura, nella sua officina che è quella della creazione, della critica e anche della lettura. Ci sono dentro la Sil tutte le figure che hai citato ma quella a cui sono più affezionata è appunto quella delle lettrici. Hanno una ostinazione amorosa che sempre mi colpisce. Nella Sil ho avuto la fortuna di trovare quelle più determinate e attente.

Con l’Osservatorio su donne e uomini nell’editoria, inGenere ha raccolto alcuni dati che ci dicono che l’industria culturale italiana si regge su un mercato sempre più inclusivo ma che continua a riprodurre delle forti asimmetrie nella distribuzione dei ruoli della filiera del libro così come nei percorsi di riconoscimento e carriera delle scrittrici. Cosa ne pensa?

Penso a Feminism, la prima fiera dell’editoria delle donne che ha avuto luogo a Roma a marzo di quest’anno alla Casa internazionale delle donne. C’erano più di 70 stand che evidenziavano e davano una rappresentazione davvero interessante della filiera del libro. Dalle scrittrici alle case editrici, da chi si occupa dell’editing a chi si occupa di critica letteraria. Se incrocio questa esperienza con i recenti romanzi che ho letto mi rendo conto che, nella semplicità del mio piccolo osservatorio, le scrittrici contemporanee sono ancora una volta le più convincenti e originali da consultare e leggere. Sembra incredibile ma invece dell’esclusione e della fatica ho pensato che è proprio vero: le donne sono ovunque. 

L’esperienza portata avanti dalla Sil resta unica nel panorama italiano, qual è stato il seguito che ha trovato al livello di ricezione culturale?

Questa domanda dovresti rivolgerla a chi ha una memoria più lunga dell'associazione. Io invece, che sono iscritta da pochi anni e che non posso certo parlare a nome della Sil, posso rispondere che per quanto mi risulta la Società italiana delle letterate fa parte da anni di progetti interuniversitari, sia nazionali che internazionali, che ha al proprio interno una pratica di relazione con l’esterno e dunque con altre associazioni che l’hanno portata a collaborare con tantissime realtà sul territorio italiano e non; che, grazie al lavoro di tessitura, è entrata con i propri volumi nelle fonti bibliografiche e scientifiche; che ha il LetterateMagazine, un periodico on-line fondato da Bia Sarasini con migliaia di accessi e una redazione eccellente e intergenerazionale. Come del resto è l’attuale direttivo in carica, con Luisa Ricaldone – la presidente – insieme a Cristina Giudice, Francesca Maffioli, Loredana Magazzeni, Laura Marzi, Sarah Perruccio e Giulia Simi. Sono tutte donne di generazione e formazione diversa perché diversi sono i campi delle scritture di cui la Sil si occupa, dalla letteratura alla poesia, dal teatro al cinema e all’arte contemporanea. Una bella contaminazione, una festosa casa delle differenze, sotto tanti punti di vista e per citare solo alcune delle molte cose fatte.

Leggi il dossier dell'Osservatorio su donne e uomini nell'editoria