Da Lampedusa a Montecitorio. La terza donna alla presidenza della camera dei deputati ha una biografia non convenzionale. La racconta qui una giornalista che a lungo si è occupata di migrazioni e diritti umani

La presidente venuta da altrove: ritratto di Laura Boldrini

4 min lettura

Per chi non l'aveva mai conosciuta, la presentazione migliore sono le parole che lei stessa ha pronunciato alla camera dei deputati, sabato, appena eletta alla responsabilità di presidente dell'assemblea. Parole calde, con cui Laura Boldrini, neoeletta deputata nelle liste di Sel, chiede che la camera diventi “la casa della buona politica”, poi elenca ciò che nutre la “buona politica”: parla di dignità e di diritti, di giovani prigionieri della precarietà, di coloro che hanno perso il lavoro, pensionati, esodati, vittime del terremoto,  migranti e richiedenti asilo in fuga da fame e guerre. Parla di una Europa  crocevia di popoli e dei troppi morti senza nome nelle profondità del Mediterraneo.

Parole che allargano il cuore, ma non stupiscono affatto chi invece l'aveva già incontrata. Ad esempio a Lampedusa in occasione dell'ennesimo sbarco di migranti dopo una terribile traversata dalle sponde africane del Mediterraneo, o davanti a uno dei vergognosi centri di detenzione per migranti variamente chiamati (centri di prima accoglienza, cpt...), o mentre protesta per l'ennesimo caso di respingimento in mare. Dal 1998 al 2012 Laura Boldrini è stata la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur, o Unhcr nell'acronimo in inglese): e in tutti quegli anni ha interagito non solo con le istituzioni di uno stato (l'Italia) poco attento ai diritti dei migranti ma anche con enti locali, volontari, organizzazioni per i diritti umani, comunità immigrate, e ovviamente giornalisti. Già: non c'è giornalista che si sia occupato di notizie relative ai migranti che non abbia avuto occasione di parlarle. Capitava di chiamarla in merito all'ultima crisi, perfino a ore impossibili, e di trovare una voce sempre disponibile, piena di passione, scrupolosa nel dare informazioni precise, tassativa nel condannare le violazioni, feroce nel denunciare i respingimenti in mare dei migranti. Capace di incalzare le istituzioni italiane attenendosi in modo scrupoloso ai limiti del ruolo di un'agenzia dell'Onu (mai una parola fuori posto), ma riuscendo sempre a fare arrivare il messaggio - che poi è un messaggio di grande umanità e attenzione alle persone (“la capacità di guardare il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano”, diceva nel suo discorso di investitura).

Una passione conservata attraverso una intera carriera nelle organizzazioni internazionali. Nata a Macerata nelle Marche, 52 anni non compiuti, laureata in giurisprudenza, pubblicista, Laura Boldrini ha cominciato la sua carriera all'Onu nel 1989 lavorando alla Fao (dove si occupava di produzione video e radio) e poi al Programma Alimentare Mondiale, prima di passare come portavoce all'Acnur, dove ha anche coordinato le attività di informazione per il sud-Europa occupandosi di flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Per la sua attività – anzi, per la capacità di unire professionalità e impegno – ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui la medaglia della Commissione nazionale per le pari opportunità (1999) e il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana (2004, stesso anno del premio Elsa Morante per l'impegno a favore dei diritti).

Ultimo in ordine di tempo quello di Famiglia Cristiana, che nel 2010 l'ha nominata “italiana dell'anno” per il suo «costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo», e della «dignità e (...) fermezza mostrate nel condannare (...) i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo effettuati» nell'estate del 2009. In quell'occasione, intervistata dal settimanale cattolico, Laura Boldrini faceva notare tra l'altro che i mass media spesso non hanno aiutato, per quanto riguarda la percezione dello straniero: «Quando si parla di migranti, l’Italia ritratta dai mezzi di comunicazione è soprattutto quella che ha paura, che guarda allo straniero con diffidenza. Eppure c’è un’altra Italia: quella più silenziosa e meno visibile, che è andata avanti da sola, che prosegue la tradizione di accoglienza e solidarietà radicata nello spirito del paese. L'Italia degli insegnanti che realizzano progetti educativi nelle scuole, dei medici che si dedicano all’impegno umanitario, delle famiglie che danno una mano al volontariato». È quell'Italia che l'ha eletta deputata e ora applaude al suo incarico di presidente della Camera dei deputati.

Chi l'ha conosciuta in questi anni dunque non si è meravigliato: abbiamo riconosciuto Laura Boldrini in quel discorso pronunciato alla camera dei deputati. Casomai, ha stupito (in modo positivo) la decisione dei dirigenti del Pd che per una volta hanno fiutato giusto, afferrato il messaggio venuto dal voto, e deciso di puntare su una persona di grande professionalità ma al suo esordio in parlamento, che non viene dalla carriera politica, non rappresenta apparati di partito e non parla il loro linguaggio. Ora, come ha detto Boldrini, «abbiamo la facoltà di invertire la rotta».