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Nel suo Donna con libro. Autoritratto delle mie letture da poco in libreria per Salani, Bianca Pitzorno, amatissima scrittrice per ragazzi ma non solo, ci fa dono della sua appassionata testimonianza di lettrice, un'esperienza lunga quasi ottant'anni

Donna con libro. Autoritratto
di Bianca Pitzorno

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Parlare di sé attraverso i libri amati o quelli odiati; intrecciare i propri aneddoti di vita con le letture che ci hanno appassionato o, viceversa, con quelle che ci hanno fatto arrabbiare o che hanno destato la nostra indifferenza; ricordare figure familiari o amicali ripercorrendo la comune attrazione, o il disincanto condiviso per un volume o per un altro. Insomma, svelarsi, più o meno intimamente, attraverso il nostro essere lettori e lettrici che cambiano con gli anni, affinando gusti e mutando sensibilità. Perché un libro vive quando incontra chi lo legge e da questo dialogo nasce qualcosa che necessariamente è destinato a trasformarsi con il passare del tempo.

Nel suo Donna con libro. Autoritratto delle mie letture da poco pubblicato da Salani nella collana dedicata alla saggistica, la scrittrice per ragazzi, e non solo, Bianca Pitzorno ci regala la sua appassionata testimonianza di lettrice, lunga dai sette agli ottanta anni circa, attraverso quello che lei stessa chiama una “sorta di memoir”, una “serie di riflessioni a ruota libera sui libri che in epoche diverse sono entrati nella mia vita e l’hanno influenzata”.

Non un elenco in ordine cronologico di titoli, dunque, ma una sequenza di ricordi senza scaletta, raccolti con la disinvoltura della chiacchierata tra amiche, intrecciati al vissuto di ragazza della scrittrice e al suo essere donna curiosa e sempre in viaggio da un punto di vista intellettuale.

Chi conosce Pitzorno sa quanto i temi della libertà e della diversità attraversino la sua narrazione: dal libro divenuto un cult, Extraterrestre alla pari, critica puntuta agli stereotipi sessuali della società occidentale (che scopriamo essere ispirato al Piovuta dal cielo di Henry Winterfeld), a titoli come Ascolta il mio cuore, La vita sessuale dei nostri antenati, La bambola dell’alchimista, La casa sull’albero, L’amazzone di Alessandro Magno e molti altri che accanto a molti altri hanno saputo restituirci narrazioni piene di caratteri femminili forti e riflessioni intelligenti sui condizionamenti sociali, l’identità, le aspettative esterne.

Leggere, dunque, la Pitzorno attraverso la sua formazione sempre in divenire intriga e stimola a sua volta alle letture, sia a quelle che sembra consigliare, sia quelle da cui invece pare prendere le distanze.

E che sia un antidoto scaccia solitudine, uno straordinario artificio per vivere vite altrimenti impossibili o un furbo escamotage per scorribande attraverso lo spazio e il tempo, certo è che la lettura raccontata dalla scrittrice sarda appare ancora di più come un’attività irresistibile, con cui rieducarsi a coltivare emozioni e pensieri anche fuori dai sentieri consueti.

Opportunamente, cita lo scrittore e filosofo spagnolo Fernando Savater, che scrive: “L’atto di leggere, lungi dall’essere meccanico, è un’operazione che coinvolge tutta la persona: intelligenza e volontà, fantasia e sentimenti, passato e presente. (…). Su un altro piano di analisi, la lettura richiede anche concentrazione, relazione, riflessione, comparazione e previsione; tutte queste abitudini intellettuali stimolano la strutturazione del pensiero”.

Se a leggere, va da sé, si impara a pensare e a sentire meglio, è pur vero che, almeno le prime letture che possiamo incontrare nel corso della nostra vita, sono anche il frutto di un determinato contesto familiare o sociale.

E qui Pitzorno, che è nata all’inizio degli anni ’40, ci svela quanto in realtà certi tipi di letture siano state appannaggio per molto tempo degli uomini: “maschi adulti che avevano fatto tutti studi universitari, tranne poche eccezioni scrive, preferivano i libri considerati ‘utili’, da studio, legati alla loro professione. Le donne, nessuna delle quali aveva frequentato la scuola oltre i sedici anni, e che, tutte sposate, stavano a casa a occuparsi dei figli (aiutate però da numerose domestiche) erano le lettrici più accanite, ma si dedicavano esclusivamente a quel genere considerato ‘inutile’ che era la narrativa”.

Oppure, a proposito di Salgari, rivela che i maschi di casa mescolavano “la loro vita quotidiana con l’epopea di Mompracem, e questo non solo nell’infanzia e adolescenza, ma anche quando ormai erano uomini adulti, con lavori di responsabilità” mentre “le donne di casa non partecipavano con uguale entusiasmo a questa passione. La consideravano con sufficienza una debolezza da bambini mai abbastanza cresciuti. Loro leggevano da piccole i libri francesi de La Biblioteca dei miei ragazzi e da grandi, i romanzi d’amore ungheresi”.

La mentalità aperta e ribelle porta ovviamente l'autrice ad andare oltre le convenzioni del tempo, e a leggere Salgari e le avventure di Sandokan, in cui l’amicizia maschile prende la forma di un “sentimento fortissimo, indistruttibile, interclassista e interraziale”. Mentre “I Romanzi della Palma”, collana di scrittori per l’edicola (a basso presso e alta tiratura) inaugurata da Arnoldo Mondadori nel 1932, erano sì diretti soprattutto a un pubblico femminile, ma lasciavano però spazio pure a storie più “spregiudicate”, in cui ci si poteva anche imbattere in un divorzio o in un amante.

Fra le cose da tenere a mente: la prima bambina letteraria “femminista”, ci ricorda Pitzorno, non è, come molti credono, Pippi Calzelunghe, ma “Bibi”, personaggio inventato dalla scrittrice danese Karin Michaëlis, romanzo per ragazzi in Italia uscito in sei volumi pubblicati da Vallardi. “Bibi era diversa da tutte le altre protagoniste femminili dei romanzi per ragazzi perché era libera, anticonformista e, soprattutto, democratica. Qualità che non avevamo mai incontrato descritta e rivendicata così apertamente”, dice la scrittrice, parlando della piccola viaggiatrice che vagabonda per la Danimarca. “Il personaggio di Bibi è stato un modello per almeno due generazioni di bambine e poi donne italiane: quelle nate nei primi anni Trenta e noi figlie della seconda guerra mondiale”.

Le scrittrici che si occupano di argomenti legati alla condizione delle donne sono naturalmente tante, alcune ricordate da Pitzorno: grazie alla BUR incontra infatti presto tutti i romanzi di Jane Austen e i due più famosi delle sorelle Brontë (Jane Eyre di Charlotte e Cime Tempestose di Emily). “Ma che non tutte le donne godessero dei nostri privilegi lo scoprivamo leggendo i libri di Alba de Céspedes – Quaderno proibito, Nessuno torna indietro, La bambolona, Dalla parte di lei – che ci riempivano di tristezza e di smania di ribellione”, scrive. Un'altra cosa da segnarsi.

A sorpresa, come riferimento giovanile, spunta nei ricordi degli ultimi anni di liceo la giornalista milanese Brunella Gasperini, romanziera e firma di Annabella: “Nei suoi articoli Gasperini invitava le donne, e specialmente le ragazze, a conquistare la propria indipendenza economica, a difendere la propria dignità, la parità all’interno del matrimonio. Lo faceva con disinvoltura, umorismo e leggerezza e raggiungeva un pubblico molto vasto di ‘casalinghe’ non particolarmente istruite”.

Bianca Pitzorno, che confessa candidamente di non essere mai risuscita a leggere l’Ulisse di Joyce, nonostante i ripetuti tentativi, è una scrittrice e un’intellettuale colta, che ci apre la biblioteca della sua vita risvegliando in chi legge la gioia incontrata in momenti molto delicati della propria formazione. Trovando nei libri, a seconda dei casi, un conforto, una fuga, uno strumento di emancipazione, una palestra per coltivare un sano dubitare. E tenendo conto che leggere Anna Karenina a venti, quaranta, settanta, persino sulla soglia degli ottanta anni è una esperienza ogni volta diversa, che può mettere in gioco sfumature affettive e cognitive differenti.

Fra costume, storia editoriale, biografia e società, Donna con libro resta un percorso stimolante grazie a una voce non conformista, che ci stimola a sua volta anche a ripercorrere il sentiero delle letture della nostra vita, per capire magari come siamo cambiati, e come possiamo ancora cambiare.

Bianca Pitzorno, Donna con libro. Autoritratto delle mie letture, Salani, 2022

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