Nel settore della ricerca economica non si registrano particolari differenze di genere fino al conseguimento del dottorato e all'entrata di ruolo come docenti, ma, analogamente a quanto avviene in altri ambiti disciplinari, uno sbilanciamento è più marcato nelle fasi successive dei percorsi di carriera, quando sono gli uomini ad avere maggiore accesso alle posizioni apicali. A confermarlo è il nuovo rapporto della commissione di genere della Società Italiana Economisti (SIE), che ogni due anni dedica uno sguardo di genere ai propri soci e alle proprie socie. L’effetto "soffitto di cristallo", specifica il rapporto, è particolarmente evidente nel minor coinvolgimento delle donne in ruoli direttivi e valutativi all'interno degli atenei italiani.
L'indagine, spiega Marcella Corsi, coordinatrice della commissione di genere SIE, "ci ha permesso di indagare aree in nessun modo esplorabili attraverso il ricorso a dati ufficiali".
Secondo il rapporto della commissione, le donne sono pienamente coinvolte nell’attività di mentoring, vale a dire di supporto alle scelte dei/delle più giovani, e nei network internazionali, anche con il ruolo di coordinatrici principali dei network di ricerca.
Ad avere un impatto forte sulle scelte e sulle prestazioni è soprattutto il doppio ruolo, familiare e lavorativo, che risulta ancora gravare in maniera più consistente sulle donne: "ben il 59% delle donne dichiara che gli impegni familiari hanno avuto un effetto negativo per la propria progressione di carriera. Non stupisce quindi che una quota significativa di donne scelga di non vivere in coppia, e di non avere figli, forse come effetto di vincoli legati alla professione oltre che al contesto socio-economico comune a tutte le lavoratrici italiane" spiega il rapporto.
Diffusa, poi, si riscontra soprattutto tra le giovani una "percezione di difficoltà nella progressione di carriera", che nonostante le rinunce personali e gli investimenti in istruzione, risulta unicamente legata al genere, in particolare per le ricercatrici che intraprendono la carriera accademica.
C'è poi un dato che l'indagine riporta come trasversale a tutte le fasce d'età: le donne dichiarano di avere minor tempo da dedicare alla ricerca rispetto ai colleghi di pari livello gerarchico. Questo aspetto, sottolinea la coordinatrice Marcella Corsi, "richiede un successivo approfondimento da parte della commissione di genere, alla luce anche dei nuovi indirizzi dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) per la valutazione dei candidati ai fini dell’avanzamento di carriera (Asn)".