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L'Europa chiede parità retributiva

Politiche
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Buone notizie dall'Europa. Il Consiglio dell'Unione europea ha da poco pubblicato un documento in cui sollecita gli stati membri a colmare il gender pay gap, dando priorità alla parità retributiva tra uomini e donne, affinché al lavoro di donne e uomini sia riconosciuto lo stesso valore sul mercato. Il documento è già stato approvato dal Consiglio dei ministri del lavoro e degli affari sociali ed è ora al vaglio del Consiglio dei primi ministri europei.

Per superare il divario retributivo, spiega il documento, c'è bisogno di rinforzare le misure già esistenti o introdurne di nuove ove necessario. Quindi di favorire ad esempio la trasparenza nelle retribuzioni, sostenere gli organismi per la parità, e prendere in considerazione i bisogni specifici di lavoratrici e lavoratori.

Il documento fornisce agli stati una lunga lista di politiche che riguardano l'educazione, il welfare pubblico e aziendale, e richiama il Pilastro europeo sui diritti sociali come riferimento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi inclusi nella strategia 2020, oltre che gli obiettivi fissati dal Consiglio già nel 2002 di fornire assistenza all'infanzia entro il 2010 ad almeno il 90% dei bambini tra i 3 anni e l'età scolare obbligatoria e ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni - obiettivo da cui, in Italia, siamo ancora ben lontani.

In questo percorso è fondamentale, spiega il Consiglio dell'Ue, "sensibilizzare i cittadini europei sul divario retributivo di genere e sulle sue cause e le sue conseguenze, compreso il divario di genere nelle pensioni e il più alto rischio di povertà tra le donne nella vecchiaia" oltre che incoraggiare il dialogo tra i diversi soggetti interessati per promuovere un apprendimento reciproco nel contrasto agli stereotipi e alle discriminazioni di genere, e sostenere la cooperazione tra Commissione europea e Eurostat nella produzione di dati disaggregati per genere sulle retribuzioni.

Per superare il divario retributivo tra uomini e donne, il Consiglio chiede alla Commissione europea di iniziare a definire una strategia post-2019, che passi anche per l'impatto della digitalizzazione del lavoro sulle donne.

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