Io concilio

Io concilio. Stefano

Politiche
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Ho trentotto anni e sono un programmatore, un marito ed un papà di una bambina di 4 anni di nome Gaia. Fino a qualche anno fa lavoravo per un'azienda informatica piuttosto importante; nove ore di ufficio, due di macchina per andare e tornare e le mie giornate volavano via per uno stipendio neanche troppo alto. Tutto questo è andato avanti per sei anni, fino al giorno in cui mi sono reso conto che stavo perdendo l'unica cosa che con il mio stipendio non potevo comprare, il tempo con la mia famiglia. Non vedevo crescere mia figlia, i primi mesi di vita uscivo di casa che dormiva e arrivavo che stava andando a dormire. Oppure mi dedicavo al bagnetto e alla sua nanna, ma ero stanco e mi godevo poco quei momenti. Ho scelto così di abbandonare la "stabilità" di un contratto a tempo indeterminato per uno a progetto che però mi permette di lavorare da casa. Non è stata una scelta difficile da prendere: non sono un "workaholic", non ho mai dato peso alla carriera e ho sempre vissuto il lavoro in ufficio come una gabbia. Questa mia visione, così come questa scelta, non ha mai creato  frustrazione o risentimento verso mia moglie, anzi. Ci completiamo e sosteniamo le scelte l’uno dell’altra. Non ci sono ruoli fissi, oggi è così, domani potrebbe essere diversamente, non mi precludo una possibilità soltanto perché dovrebbe essere l’uomo a portare a casa "la pagnotta". Posso sembrare strano o comunque non aderente agli stereotipi di ciò che dovrebbe essere un uomo, di come è generalmente un padre, ma in realtà, a me sembrano assurde le vite e le priorità degli altri. Non riesco a capire tutte quelle persone che scelgono il lavoro prima di tutto, che credono basti portare lo stipendio per essere parte di una famiglia. E intanto il tempo passa, impegnati e troppo coinvoliti nella carriera, e i figli diventano grandi e della loro crescita hanno vissuto solo quelle due ore al giorno.

No, io non sono così. Io ho scelto di coltivare una relazione con mia figlia, di vivere la genitorialità al 100%, di essere un punto di riferimento nella sua vita e non un bancomat o un sorvegliante. Mia moglie è stata quasi due anni a casa dopo la nascita di mia figlia e oggi è lei a essere più impegnata e sono io che sostengo i suoi progetti lavorativi. La mia vita, grazie al telelavoro, è cambiata radicalmente; adesso ho molto più tempo da dedicare alla famiglia ed a me stesso, non devo più svegliarmi all'alba per andare in ufficio e la sera non sono più un cadavere che cammina. Ho anche ricominciato a uscire con gli amici perchè non ho più l'ansia di dedicare alla famiglia sempre troppo poco tempo.

Le mie giornate si svolgono in maniera meno frenetica. Mia moglie esce di casa per andare al lavoro molto prima di noi, quindi sono io che mi occupo della preparazione della bambina. Le mattine sono tutte nostre: sveglia, colazione, vestirsi e poi via all'asilo. Una volta a casa inizia la mia giornata lavorativa, otto ore intervallate dal pranzo, riesco a rimanere molto concentrato, mi permetto qualche pausa caffè, a volte mi rilasso 15 minuti sistemando i fiori nel balcone e, se posso, mi concedo anche un piccolo sonnellino pomeridiano.

Il pomeriggio è mia moglie che va a prendere Gaia a scuola, e quando arriva la sera, prepararo la cena per tutti. L'ho sempre fatto ed è una cosa che mi piace molto fare.