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La sfida per la ripresa si chiama Stem

Politiche
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Nel nostro paese più che in altri, fin dall'inizio del percorso di studi, bambine e ragazze acquisiscono molte meno competenze in ambito scientifico, numerico e tecnologico. Non è un caso se solo il 15,4% delle studentesse di seconda superiore raggiunge il livello più alto nei test Invalsi di matematica, tra i ragazzi la percentuale sale al 23,6%.

Sono i numeri diffusi dal rapporto Stem, una sfida per l'Italia realizzato dall'Osservatorio povertà educativa 'Con i bambini' in collaborazione con Openpolis. ll rischio concreto, spiega il rapporto, considerando la direzione in cui sta andando il mercato del lavoro, è di avere processi di digitalizzazione non pienamente inclusivi e di lasciare fuori dal futuro una parte consistente della società.

"L'insistenza europea sulle STEM nella scuola di base e nelle superiori ci sta aiutando a consolidare la consapevolezza dei nessi profondi tra le diverse parti del sapere che richiede conoscenza e integrazione tra discipline umanistiche e scientifiche. Al contempo ci sta portando, finalmente, ad affrontare un tema decisivo: ad affrancare le scienze dal genere e a superare l’idea che siano una prerogativa maschile dando spazio alla crescente diffusione tra le ragazze dell’amore per le scienze” commenta Marco Rossi-Doria, Presidente dell'Osservatorio Con i Bambini.

I numeri in Italia e in Europa

In tutta l’Unione europea le donne restano ancora sottorappresentate nei percorsi educativi scientifici. A fronte di una media europea di circa 21 laureati Stem ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni, le laureate infatti sono solo il 14,9%, dice il rapporto. I maschi sono quasi il doppio: 27,9%. Nel nostro paese, il dato medio dei laureati (di entrambi i sessi) è più basso: 16,4 laureati in discipline scientifiche ogni mille giovani residenti. Con la quota di laureati Stem tra i maschi del 19,4%, e quella delle laureate del 13,3%, circa 6 punti di distacco. 

In Italia, spiega il rapporto, nonostante in media le donne si laureino molto più degli uomini, le donne sono in minoranza nelle lauree economico-statistiche e - di poco - in quelle di agraria e veterinaria. Nel campo scientifico, la quota di donne laureate prevale negli ambiti chimico-farmaceutico (63,5% dei laureati complessivi) e geo-biologico (66,3%), ed è sottorappresentata in tutti gli altri.

Quanto pesano gli stereotipi sull'economia

In questo andamento, molto pesano ancora gli stereotipi. Non stupisce se anche le ragazze con ottimi risultati in matematica tendono a "vedersi" meno dei maschi nel ricoprire professioni come quelle di scienziato o ingegnere. 

Ma la sottorappresentazione delle donne nei percorsi educativi affini alle Stem ha conseguenze importanti in termini di disparità di salari e impatta quindi fortemente sulle disuguaglianze. Le discipline Stem solitamente sono infatti quelle che offrono i percorsi di carriera più retribuiti e con maggiore stabilità. Una tendenza che è destinata a rafforzarsi in un mondo sempre più dipendente dalle tecnologie, conferma il rapporto.

È partendo da questo presupposto che il Pnrr individua proprio nel potenziamento dell'insegnamento Stem uno degli assi principali del percorso per la parità, ed è per questo motivo che è necessaria, fin dai primi anni di istruzione, una alfabetizzazione di massa agli strumenti digitali e in particolare nelle competenze relative alle Stem, ricorda il rapporto.

La vera sfida per la ripresa è innovare la didattica

"Innovare la didattica per migliorare gli apprendimenti nelle materie Stem non è una questione che riguarda solo le competenze individuali di ragazze e ragazzi" commentano Openpolis e Osservatorio Con i Bambini. "Molte delle prove che il nostro paese sta già affrontando, e affronterà in futuro, dipendono da quanto questo obiettivo avrà successo. Le sfide dei prossimi anni su digitale e transizione ecologica chiamano in causa le competenze Stem" ricordano.

"Nei prossimi anni l'Italia, come tutti gli altri stati dell'Unione europea, sarà impegnata nella transizione digitale, per ridurre i tanti gap tecnologici interni al paese. In quella ambientale, per rendere più sostenibile - economicamente e ecologicamente - il sistema produttivo, verso la frontiera della neutralità climatica. In termini più generali, si tratterà di far ripartire il paese dopo l'emergenza Covid". Una sfida che, per essere raggiunta, avrà bisogno proprio di competenze.

"Per formare profili professionali specialistici, sempre più richiesti dal mondo del lavoro. E per aumentare la diffusione di alcune competenze di base, in modo che diventino patrimonio di tutti, a prescindere dalla condizione di origine. Come l'abitudine al pensiero logico e computazionale, oppure una conoscenza minima dei linguaggi di programmazione e anche della robotica. Propositi che non possono prescindere da una valorizzazione delle Stem e da un nuovo approccio didattico nell'insegnamento di queste materie".