
In Italia per le imprenditrici la crisi sta avendo un prezzo più alto. Secondo un'indagine condotta da Unioncamere nel mese di ottobre su un campione di 2.000 imprese manifatturiere e dei servizi, infatti, se il calo della domanda ha riguardato tutte le imprese, sono state le imprese guidate da donne ad avere maggiori problemi di liquidità. A dichiararlo è il 38% delle imprenditrici a fronte del 33% degli imprenditori.
Le donne d'impresa hanno inoltre avuto più problemi di approvvigionamento delle forniture (30% contro 23% dei colleghi). Le imprenditrici lamentano poi maggiori difficoltà legate al calo dell’occupazione (23% contro 17%), più vincoli nell’accesso al credito (18% contro 15%) e problematiche di carattere tecnologico (16% a fronte del 12%).
“Il non semplice rapporto con il credito e i problemi di liquidità generati dall’emergenza sanitaria si riflettono sul maggior utilizzo, da parte delle imprenditrici, di tutte le misure di sostegno messe a disposizione in questi mesi" spiega Unioncamere in una nota. "Se oltre la metà delle imprese lamenta una riduzione del fatturato 2020, le donne si mostrano più caute degli uomini riguardo a un rapido ritorno ai livelli produttivi precedenti all’emergenza sanitaria”.
Stando all'indagine, la quota di imprese femminili che dichiara che ritornerà ai livelli pre-covid nel 2021 è pari al 29% contro il 34% dei imprese maschili, mentre è più alta quella che ritiene che occorra attendere il 2022 (25% contro 19%) o addirittura il 2023 (10% contro 7%).
“Di fronte alle criticità e ai cali produttivi, le misure di ristoro destinate a fronteggiare la carenza di liquidità e il pagamento dei costi fissi sono richieste in maggiore misura dalle imprese femminili” aggiunge Unioncamere, segnalando come queste siano il 28% contro il 20% delle imprese maschili. Più degli uomini, le donne d’impresa chiedono inoltre misure di accesso al credito (9% a fronte 7%) e supporto per la digitalizzazione (5% contro 3%).
“La ripresa passa soprattutto dalle donne”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Si tratta di una componente fondamentale della nostra economia. Anzi, le imprese guidate da donne sono più socialmente responsabili, più attente alla sostenibilità ambientale e hanno grandi margini di crescita del loro ruolo. Un ruolo su cui il sistema camerale, attraverso la rete dei comitati per l’imprenditoria femminile, continuerà a investire. Sicuramente i fondi europei del recovery fund contribuiranno al loro ulteriore sviluppo”.