Il volume "Le migrazioni femminili in Italia" è la prima monografia socio-statistica sulla situazione delle donne arrivate in Italia dall'estero e sottolinea il loro protagonismo e la loro vulnerabilità

Donne migranti

Quest'anno le ricercatrici Ginevra Demaio e Maria Paola Nanni hanno curato la prima monografia socio-statistica interamente dedicata alle migrazioni femminili in Italia. Il volume, intitolato Le migrazioni femminili in Italia - Percorsi di affermazione oltre la vulnerabilità, è stato pubblicato a marzo dal Centro Studi Ricerche Idos e dall'Istituto di studi politici S. Pio V, e rappresenta il primo studio che analizza in maniera organica il fenomeno dell'immigrazione femminile in Italia. 

Le prime donne arrivate in Italia dall'estero, spiega Ginevra Demaio "di fatto hanno costruito un pezzo di storia del paese. Siamo ormai alla seconda generazione di donne immigrate, eppure dopo oltre 50 anni, dobbiamo rilevare dai numeri che, dal punto di vista sociale, economico e delle competenze, continuiamo a non assicurare degli spazi di espressione alle donne migranti, che continuano perlopiù a sostituire il nostro welfare che non c'è: lavorano nel settore domestico, nella cura degli anziani, garantendo dei servizi essenziali, senza i quali non ci rendiamo conto che il funzionamento del meccanismo sociale probabilmente si bloccherebbe".

"Il titolo del volume" aggiunge Maria Paola Nanni "vuole sottolineare prima di tutto il protagonismo delle donne nella migrazione in Italia, ma, allo stesso tempo, evidenziare quella condizione di vulnerabilità che ne condiziona i percorsi. Tendiamo a considerare la vulnerabilità come una caratteristica intrinseca delle donne, in particolare delle donne migranti, e a legarla alle loro culture di origine. In realtà, le condizioni di vulnerabilità delle donne migranti dipendono da quelle che trovano nei contesti di inserimento. Le strutture sociali ed economiche che le donne migranti incontrano nel nostro Paese sono quindi determinanti nello schiacciarle in posizioni, ancora oggi, subalterne".

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