Le assistenti familiari sono ancora in attesa di essere incluse nelle misure che il governo ha attivato per attutire gli effetti della crisi. Il commento di Giamaica Puntillo, segretaria nazionale di Acli Colf, associazione di categoria del lavoro domestico e familiare
Cosa pensa delle misure che il governo ha scelto per attutire il colpo della crisi economica – il decreto cura Italia, che ha lasciato fuori le lavoratrici domestiche, e l'annunciato decreto di aprile?
L’emergenza Coronavirus, che in questi giorni sta flagellando il paese, ha numerose ripercussioni socio-economiche, le cui conseguenze producono, oramai da settimane, gravi disagi. Tra le categorie più colpite bisogna ricordare quella dei lavoratori domestici, un esercito di oltre 850mila persone le quali sembrano essere state dimenticate dalle recenti disposizioni emanate dal Governo contenute nel decreto “CuraItalia”. Se da un lato dobbiamo registrare un aumento delle regolarizzazioni, soprattutto al Sud, – per la paura di possibili controlli –, l’estensione agli iscritti Cassa Colf di una copertura sanitaria per il Covid19 e la sospensione dei pagamenti dei contributi fino al 10 giugno 2020, dall’altra dobbiamo ricordare l’interruzione di numerosi rapporti di lavoro e persino il rientro in patria di molte lavoratrici straniere. Un segnale, questo, che testimonia la difficile situazione delle persone impiegate nel comparto domestico e di cura, ma anche delle famiglie sempre più in difficoltà. Da tempo, come Acli Colf, chiediamo la deducibilità delle spese per colf e badanti, la quale, se attuata, consentirebbe di contrastare il lavoro nero, recuperando un gettito stimato intorno ai 3 miliardi di euro. Ma non solo. Vorremmo che il voucher di 600 euro, previsto per le sole baby-sitter, fosse esteso anche alle collaboratrici domestiche, per quanto sembrerebbe che l’esecutivo stia muovendosi in questa direzione
Vede una concreta possibilità di sanare la situazione che ha descritto, a livello politico?
Nonostante un iniziale disinteresse dell'esecutivo verso il comparto domestico e di cura, sembrerebbe – il condizionale però è d'obbligo – che lentamente ci si stia accorgendo di quanto non sia possibile trascurare questo settore dove operano migliaia di lavoratrici e lavoratori. Certo permangono ancora numerose criticità che ci auguriamo vengano affrontate e superate. Ad esempio chiediamo che scatti anche per le colf e le badanti il blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo garantito per 60 giorni e la possibilità della cassa integrazione in deroga. Siamo oltretutto critiche verso la decisione di non prevedere la rimessa diretta del premio di 100 euro da parte dell’Inps per i lavoratori alle dipendenze di soggetti che non siano sostituti di imposta (le famiglie, ad esempio), come appunto i datori di lavoro domestici.
Come Acli Colf avete proposte per il governo, e suggerimenti nell’immediato per le lavoratrici e i lavoratori che si trovano in questa condizione tra la sospensione del lavoro e la sovraesposizione al contagio a seconda dei casi?
In questa fase emergenziale, riteniamo che nessuno debba essere lasciato indietro e privato delle adeguate tutele. Per questo come Acli Colf sollecitiamo il governo a ragionare su un’apposita sanatoria che permetta a tutti gli irregolari di poter accedere ai servizi sanitari, soprattutto in questa fase delicata dovuta all’effetto Covid19. È giunto infatti il momento di fare un censimento, con l’aiuto delle regioni e dei comuni, di tutto l’esercito di colf e badanti irregolari nel nostro paese e di aiutarli, anche con delle misure di sostegno alle famiglie, a entrare nel mercato regolare. Per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori domestici, consigliamo loro di attenersi scrupolosamente a tutte le indicazioni in tema di prevenzione del contagio. I nostri sportelli, che funzionano anche da remoto, sono comunque sempre operativi per dispensare consigli e informativi. In attesa che alcuni aspetti vengano chiariti e normati, invitiamo comunque, laddove ci siano dei problemi con il datore di lavoro, a perseguire la strada del dialogo e del buon senso, per addivenire a soluzioni rispettose delle esigenze, tanto del datore di lavoro, quanto del lavoratore.
Che ne pensa delle proposte contenute nell'appello Verso una democrazia della cura lanciato da un gruppo di ricercatrici su inGenere?
Non posso che esprimere la mia più piena solidarietà all'appello cui va il merito di aver messo in luce le incongruenze delle disposizioni emanate, che ancora una volta manifestano la scarsa attenzione verso coloro che a buon diritto si possono considerare il vero pilastro del welfare, coloro che proprio in queste drammatiche ore sono oltretutto chiamati ad assistere le persone più esposte al Covid19, senza neppure le dovute precauzioni.