Dati

L’Italia è stata tra i primi paesi a chiudere le scuole e sarà probabilmente tra gli ultimi a riaprirle. Un'indagine racconta com'è cambiata la gestione del tempo di bambini e genitori durante il lockdown

Come la pandemia ha cambiato
il tempo dei bambini

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Foto: Unsplash/ Johnny McClung

Il lockdown ha avuto un radicale impatto sul processo di apprendimento dei bambini e sulla capacità dei genitori di conciliare l’attività lavorativa con le responsabilità familiari. I bambini di tutte le età hanno dovuto adattarsi rapidamente a una nuova vita, improvvisamente confinati nelle loro case con i genitori che sono diventati insegnanti di emergenza, e con una organizzazione di vita familiare marcata dall'orario professionale di genitori convertiti, per la maggior parte, al telelavoro.

L’Italia è stata fra i primi paesi a chiudere le scuole e sarà probabilmente fra gli ultimi a riaprirle. Gli studenti rimarranno a casa complessivamente per almeno sei mesi, e stando a quello che sappiamo dagli studi precedenti, ci saranno delle ricadute di lungo periodo sul loro processo di apprendimento. L’entità di queste ricadute dipendono ovviamente dalle caratteristiche individuali del bambino, dall’andamento della didattica a distanza, dalle capacità di compensazione delle famiglie durante il lockdown e della scuola durante il prossimo anno scolastico.

L’accudimento dei figli piccoli e l’aiuto ai compiti dei grandi è ricaduto interamente sulle famiglie e in particolare sulle madri, alle quali si continua a delegare la responsabilità educativa delle generazioni future. È quindi prevedibile un aumento della disuguaglianza e della povertà educativa, una riduzione della mobilità intergenerazionale, e un incremento del divario di genere. Che questo incremento sia temporaneo o persistente dipenderà dalle priorità stabilite dalla politica economica e sociale.

Con l’obiettivo di avere una prima valutazione di questo potenziale impatto, dal 7 Aprile al 5 Maggio abbiamo condotto un’indagine su un campione di 5.133 bambini italiani minori di 16 anni e sui loro genitori attraverso un questionario online.[1]

Scuola e tempo libero durante il lockdown

L’impatto del lockdown sui bambini e ragazzi dipende da diversi fattori: l’età del bambino, i suoi risultati scolastici prima del lockdown, come è stata gestita la didattica a distanza da parte della scuola, e come è stato riorganizzato il tempo libero dei bambini. Con i dati raccolti riusciamo a ricostruire una giornata tipo dei bambini del nostro campione e a osservarne il cambiamento durante il confinamento (figura 1). Le attività che favoriscono lo sviluppo cognitivo del bambino (scuola, studio, attività extrascolastiche e la lettura) sono complessivamente diminuite per tutte le fasce di età passando dal 60% al 30% delle attività giornaliere. Gran parte della differenza è stata colmata con un aumento del tempo passato guardando la televisione o con altre attività di schermo passivo (3 ore al giorno in media per tutte le fasce di età, anche per i bambini più piccoli). 

Figura 1. Giornata tipo di bambini e ragazzi prima e durante il lockdown

Analizzando la differenza fra il tempo trascorso a scuola o facendo i compiti prima del confinamento e le ore di didattica a distanza o di svolgimento dei compiti assegnati durante il lockdown, si nota che c’è stata una riduzione media di 2 ore e 50 minuti al giorno: una cifra ragguardevole se pensiamo al gap accumulato durante i tre mesi di chiusura delle scuole. La riduzione delle ore complessive di attività educative (scuola, compiti, lettura e attività extrascolastiche) raggiunge un picco di 5 ore per i bambini della scuola dell’infanzia, che hanno potuto usufruire di lezioni online solo nel 18% dei casi e hanno ricevuto materiale didattico da parte dalle maestre solo nel 37% dei casi (figura 2).   

Figura 2. Tipologia di didattica a distanza in base al ciclo scolastico

L’incidenza delle diverse tipologie di didattica a distanza varia considerevolmente secondo i livelli di istruzione: quasi tutti i ragazzi delle scuole medie e superiori hanno potuto seguire lezioni online, mentre solo il 60% dei bambini della scuola primaria ha svolto lezioni con i propri insegnanti. Il 45% dei bambini fra i 3 e i 5 anni non è stato coinvolto in alcun tipo di attività. Questa fascia di età sarebbe, secondo i nostri dati, quella che potrebbe avere sofferto un maggiore rallentamento dovuto alla mancanza di stimoli da parte delle maestre e dal venire meno della socializzazione con gli altri bambini, particolarmente importante in età prescolare. I genitori dei bambini della scuola dell’infanzia sono stati infatti i più preoccupati del processo di apprendimento dei loro figli durante il lockdown. 

Figura 3. Valutazione del processo di apprendimento durante il lockdown 

Analizzando le risposte dei genitori alla richiesta di valutare i progressi dei figli durante la chiusura delle scuole usando una scala da 0 a 10, emerge una valutazione crescente con l’età del bambino e sempre inferiore quando non sono state svolte lezioni online. Il 70% dei genitori dei bambini della scuola dell’infanzia giudicano insufficiente (minore di 5) l’apprendimento dei loro figli durante il lockdown. Per i bambini della scuola primaria questa percentuale è intorno al 48%, mentre è meno rilevante (20%) per i ragazzi delle medie e delle superiori. In Francia, dove sono stati fatti importanti investimenti sulla qualità della scuola dell’infanzia, la situazione dei bambini fra i 3 e i 5 anni sembra essere stata molto diversa durante il lockdown. Il 90% ha potuto svolgere attività proposte dalle maestre e, di conseguenza il tempo medio trascorso davanti alla televisione è stato in media di 1 ora e 40 minuti al giorno, contro le 3 ore dei bambini italiani. Inoltre, solo il 33% delle famiglie giudica i loro progressi educativi insufficienti.

Tabella 1. Differenza media nel tempo dedicato alla lettura prima e durante il lockdown (minuti)


La qualità dell’uso del tempo dei bambini varia in base alle caratteristiche dei genitori. Ad esempio il tempo impiegato leggendo o ascoltando storie aumenta con il livello di istruzione. I bambini hanno letto o ascoltato storie per una media giornaliera di 1 ora e 10 minuti (un valore simile ai bambini francesi). Nella tabella mostriamo l’aumento (in minuti) del tempo dedicato alla lettura secondo alcune caratteristiche familiari. Nelle famiglie dove almeno uno dei genitori ha un titolo universitario, il tempo dedicato alla lettura è aumentato di 19 minuti  al giorno, mentre solo di 8 minuti per le altre famiglie. L’incremento del tempo dedicato alla lettura è stato maggiore fra le bambine, per i bambini residenti al centro-nord e nelle famiglie dove il padre si è dovuto assumere la responsabilità della cura dei figli. L’attuale crisi sanitaria rischia, quindi, di accrescere alcune debolezze note del nostro sistema scolastico. In primo luogo, in Italia esiste una elevata correlazione dei risultati scolastici con il livello di istruzione e la condizione socio-economica dei genitori: questa caratteristica del sistema italiano si accentua con l’homeschooling dove l’apprendimento dipende in modo ancora maggiore dalla mediazione dei genitori. In secondo luogo, l’eterogeneità dell’offerta educativa prescolare (asili nido e scuole dell’infanzia) si è riflettuta anche nella gestione della didattica a distanza per i più piccoli, privando in molti casi le famiglie della vicinanza della scuola. 

Nota

[1] L'indagine è stata condotta in Spagna, Francia, Italia, Germania e Austria dalle Universitat Pompeu Fabra, Universitá di Perugia, Université Clermont Auvergne  e  University of Heidelbergma ma solo in Italia e Francia è stato introdotto un modulo sull'uso del tempo dei bambini e sull'andamento della didattica a distanza. La partecipazione all’indagine è stata volontaria e la diffusione è avvenuta attraverso i social network, diretta alle famiglie con bambini e cercando di assicurare eterogeneità nelle caratteristiche familiari e nell’area di residenza. All’indagine hanno risposto sia madri che padri. Sebbene il campione non sia rappresentativo dell’intera popolazione di famiglie con bambini in Italia, l’elevata numerosità delle risposte ha assicurato una buona approssimazione della distribuzione regionale e delle tipologie familiari rispetto ad altre inchieste condotte con un campionamento statistico.